Lo psichiatra Cantelmi e don Olivieri Pennesi intervengono sulla vicenda del ferimento del parroco da parte di un venticinquenne, trovato in possesso di materiale che rimanda a culti esoterici di Federica Cifelli
«Questo è solo l’inizio 666». C’era scritto così in uno dei biglietti trovati nelle tasche del giovane venticinquenne che nella mattinata di martedì 23 settembre ha accoltellato il parroco di Santa Marcella all’Aventino, monsignor Canio Calitri, ferendo anche altre tre persone. Un chiaro riferimento a un «magma satanico presente in maniera significativa nella nostra cultura, ma che spesso si salda con una psicopatologia già presente». A precisarlo è lo psichiatra e psicoterapeuta Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici, autore con Cristina Cacace de “Il libro nero del satanismo. Abusi, rituali e crimini”, pubblicato l’anno scorso dalle Edizioni San Paolo. «Il satanismo infatti – precisa – attira soprattutto giovani, a volte adolescenti, incerti, con problematiche di natura psicologia o sociologica, alle quali offre una chiave interpretativa totalmente negativa. È in qualche modo la valvola di sfogo di un disagio che pre-esiste». Quello che gli esperti chiamano “satanismo ateo”: una sorta di involucro entro cui contenere «problemi, psicopatologie, incertezze o desideri di ribellione».
Nel nostro Paese, osserva lo psichiatra, esiste un certo numero – circa 3 o 4mila – di “satanisti cultuali”, dediti ai rituali o legati a sette ben precise. Gli altri «sono per lo più casi di persone che si avvicinano a questo universo in termini culturali, razionali. Un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più. E allora il satanismo diventa il pretesto per consumo di droghe, comportamenti sessuali deviati, ribellioni esasperate o quant’altro». Questo, per Cantelmi, l’elemento davvero preoccupante: la diffusione sempre crescente di «film, libri, musiche e anche fumetti o cartoni animati che in qualche modo “saldano” una cultura satanica, con riferimenti molto forti, più o meno evidenti, a satanismo, magia e occultismo».
È d’accordo anche don Alessandro Olivieri Pennesi, dal settembre scorso alla guida del settore Sette e nuovi culti dell’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti. «Da quando sono qui – afferma – ho incontrato soprattutto familiari e conoscenti di persone coinvolte in vari gruppi esoterici, magici o legati a rivelazioni di varia natura. Ma ho conosciuto anche una ragazza che attraverso una sua compagna si è avvicinata a questo mondo del satanismo “giovanile”, se così si può dire. Un fenomeno in crescita un po’ in tutta l’Italia, legato a doppio filo con una pseudo cultura che influenza i ragazzi in senso negativo, giocando molto con il loro disagio esistenziale, con la crisi delle famiglie, con un certo relativismo che si diffonde sempre più anche sul piano religioso». Nel caso accaduto nella chiesa dell’Aventino infatti, gli fa eco Cantelmi, «è interessante il fatto che questo giovane abbia cercato come referente proprio il parroco: una figura che è ancora legata alla sfera educativa, che esprime autorevolezza. È una dimensione che forse andrebbe esplorata, e che sottolinea comunque una latitanza grave da parte del mondo degli adulti. Sicuramente questo ragazzo non è stato male solo adesso, ma nessuno fino ad ora ha mai intercettato il suo dramma». Si tratta, per lo psichiatra, di una «responsabilità educativa» che chiama in causa «ogni adulto, non solo i genitori».
Proprio in questa chiave, cercare di dare una risposta a questa emergenza educativa, si muove anche il lavoro dell’Ufficio di don Pennesi. «Informare e formare: questo è il nostro obiettivo – spiega il sacerdote -. Per recuperare una capacità di ascolto, di attenzione ai bisogni delle persone, che in questo campo è l’unica via possibile di prevenzione». Soprattutto oggi che «i media, e internet in particolare, offrono infinite possibilità di accesso al mondo satanico. Sul web ad esempio ci sono molti siti strutturati proprio per contattare potenziali utenti da inserire nelle organizzazioni. Tutto questo a fronte del vuoto legislativo che si è venuto a creare quando è stato abrogato il reato di plagio». Prevenire, dunque, è la parola d’ordine per l’Ufficio diocesano, impegnato quest’anno in varie iniziative di sensibilizzazione e formazione sulla sfida rappresentata da queste «religiosità alternative». Primi destinatari: parroci, operatori di pastorale degli adulti e insegnanti di religione. Al centro, infatti, c’è proprio il senso religioso dell’uomo di oggi. «È opportuno – afferma don Pennesi - che gli operatori pastorali, così come i sacerdoti, conoscano queste derive religiose o settarie, la cui forma estrema è il satanismo, che ha anch’esso vari livelli di espressione». Proprio per questo l’Ufficio al terzo piano del Vicariato è a disposizione come centro di documentazione, di informazione, ma anche come centro di ascolto, « grazie alla collaborazione di diversi volontari che collaborano con noi». Per informazioni: tel. 06.69886525.
Fonte - RomaSette, 24 settembre 2008
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