lunedì 20 ottobre 2008

Interventi al Sinodo nel pomeriggio del 10 ottobre, si parla di N.M.R.


CITTA' DEL VATICANO, domenica, 12 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo i riassunti degli interventi pronunciati al Sinodo sulla Parola di Dio nel pomeriggio del 10 ottobre, quando è iniziata la nona Congregazione generale.


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- S.E.R. Mons. Cornelius Fontem ESUA, Arcivescovo di Bamenda (CAMERUN)

La Chiesa in Camerun, come tante altre giovani Chiese africane, ha un alto tasso di crescita. È urgente approfondire la fede dei neofiti, soprattutto dei giovani, che stanno diventando vittime del materialismo, della secolarizzazione e del relativismo. Un certo numero è tornato alla pratica della Religione Tradizionale Africana, in quanto il cristianesimo non sembra dare una risposta a tutti i loro quesiti, soprattutto in tempi di crisi. Inoltre la Religione Tradizionale Africana e le strutture familiari tradizionali su cui questa religione si fonda, stanno crollando. Alcuni cristiani si rifugiano nelle società segrete, nelle sette e in nuovi movimenti religiosi, con la speranza di trovarvi sicurezza e risposte agli interrogativi più profondi della vita.
Per fortuna esiste una crescente sete e fame per la Parola di Dio. È necessario e urgente mettere le Sacre Scritture nelle mani dei fedeli, affinché diventino vive nelle loro professioni, nelle loro famiglie e nelle diverse situazioni della vita, come pure fonte di ispirazione per la vitalità e le attività delle Piccole Comunità Cristiane. È inoltre urgente l’inculturazione della fede cristiana e il dialogo con la Religione Tradizionale Africana. Per un’inculturazione efficace, la Parola di Dio deve radicarsi profondamente nei cuori delle persone e diventare carne.

Suggeriamo quindi che:

1. Le Conferenze Episcopali e le Diocesi diano priorità al Ministero Biblico Pastorale e nominino persone che lo promuovano e coordinino ai vari livelli, di modo che la Parola di Dio sia alla base di tutte le nostre attività pastorali.
2. Sacerdoti, religiosi e laici ricevano un’adeguata formazione per diventare operatori dell’apostolato biblico. Un corso sul ministero della Pastorale biblica dovrebbe essere introdotto nel curriculum dei seminari e delle case di formazione per preparare i futuri sacerdoti e religiosi a questo ministero.
3. Venga messa a punto una formazione biblica generale di tutti i fedeli, soprattutto dei giovani, non solo negli istituti specializzati, ma anche con regolari conferenze e congressi biblici al fine di renderli maggiormente consapevoli dell’importanza della Parola di Dio nelle loro vite.
4. Poiché la famiglia cristiana è una Chiesa domestica e il luogo in cui ha inizio tutta l’istruzione e la formazione nella fede, la Bibbia dovrebbe regnare in tutte le case cristiane per la lettura, la preghiera, lo studio e la venerazione. Le donne dovrebbero ricevere una formazione biblica adeguata al fine di promuovere l’ascolto della Parola di Dio in famiglia.

5. La Bibbia dovrebbe essere tradotta nella lingua locale come primo passo verso l’inculturazione e al fine di rendere la Parola di Dio più accessibile ai fedeli. Ogni cristiano dovrebbe possedere una Bibbia, leggerla e far sì che essa diventi un documento di riferimento o “vademecum”.

6. Come dice l’Apostolo Paolo: “la fede viene dalla predicazione” (Rm 10, 17). I popoli dell’Africa credono fortemente al potere della parola, soprattutto di quella parlata. Molti di loro non hanno accesso agli scritti, vuoi perché troppo costosi, vuoi perché la maggior parte di loro non sa né leggere né scrivere. Occorre presentar loro le Scritture in forma audiovisiva.
7. Grande rilievo dovrebbe essere dato alla Parola di Dio nella celebrazione dei Sacramenti, soprattutto nell’Eucaristia, e dei Sacramentali.
8. Sull’esempio dei padri della Chiesa delle origini, la formazione cristiana dovrebbe incentrarsi sulla Parola di Dio e le omelie dovrebbero avere un contesto soprattutto biblico per nutrire i fedeli con la Parola di Dio.
9. In Africa dovrebbe esistere un Istituto Biblico al fine di promuovere la ricerca biblica nel contesto della Chiesa in Africa.
10. Infine dovrebbe essere istituito un Consiglio Pontificio per la promozione della Dei Verbum, soprattutto del suo paragrafo sei.




- S.E.R. Mons. Francis DENIAU, Vescovo di Nevers (FRANCIA)

Scrutando il proprio mistero, la Chiesa fa riferimento al popolo ebraico (Nostra aetate 4). Non si tratta di una realtà esterna, il dialogo tra ebrei e cristiani non è una categoria del dialogo interreligioso. Esso riguarda il cuore della Chiesa e del mistero della fede. La Nostra aetate ci invita a un dialogo biblico. I cristiani hanno sempre la tentazione di parlare degli ebrei al passato. Definendo il popolo ebraico il nostro fratello maggiore, Giovanni Paolo II ci considera fratelli, appartenenti alla stessa generazione. Siamo “coeredi” (Jean-Marie Lustiger) di una stessa eredità, l’Antico Testamento. Lo leggiamo in modo diverso: per gli ebrei, attraverso la Torah orale (messa per iscritto nel Talmud, ma che continua a prestarsi a molteplici interpretazioni); per noi attraverso il Nuovo Testamento e la Tradizione cristiana (senza dimenticare che la tradizione orale, anche per noi, ne precede la stesura), insistendo sull’unità dei due Testamenti, attorno alla figura di Gesù Cristo. La lettura del Giudaismo farisaico e la lettura cristiana si sono sviluppati contemporaneamente. Per noi cristiani, la lettura ebraica, profondamente diversa dalla nostra, è comunque possibile e legittima e può insegnarci molto (PCB, Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana ). Punti focali: la nostra lettura dell’AT lasci posto alla lettura ebraica; la nostra lettura del NT non generi antisemitismo; parlare degli ebrei non al passato ma al presente; rivedere la nozione di compimento (PCB 21); sottolineare la dimensione di attesa escatologica comune agli ebrei e ai cristiani, anche se diversa; essere attenti alla missione universale presente nella tradizione ebraica; anche se il “no” degli ebrei a Gesù ci ferisce, cercare di capire la loro fedeltà a Dio e alla propria vocazione; approfondire lo studio dei Romani 9-11; favorire il dialogo al di là degli esperti, nelle parrocchie e nei movimenti.



- S.E.R. Mons. Antonio MENEGAZZO, M.C.C.J., Vescovo titolare di Mesarfelta, El Obeid (SUDAN)

In Sudan c'è un grande desiderio e fame della Parola di Dio e ne è dimostrazione il grande numero di Cristiani che chiedono la Bibbia.
I nostri Cristiani si aspettano, da questa Assemblea, un aiuto per raggiungere più facilmente la Parola di Dio: rendere, cioè, più accessibile la Bibbia a tutte le classi della popolazione, soprattutto con la traduzione nelle lingue delle varie tribù.
Sacerdoti, Religiosi e Religiose son impegnati nel diffondere, nel pregare la Bibbia con gruppi di fedeli e nel guidare questi gruppi a comprendere nel giusto modo la Parola di Dio, ma si chiede loro un maggior impegno e sforzo.
La Parola di Dio non è penetrata profondamente nel cuore e nella mente di molti dei nostri Cristiani: non sono ancora riusciti a cambiare completamente la loro mentalità: la loro cultura non è stata completamente purificata dalla Parola di Dio. Tante volte sono incapaci di trovare una soluzione ai loro problemi e ricorrono ancora, con una certa facilità, alle loro antiche usanze.
L'ignoranza è piuttosto alta, e tante volte Dio parla loro in una lingua non comprensibile. Inoltre la Bibbia è stata tradotta solo in poche lingue delle molte tribù esistenti. Noi aspettiamo un maggior sforzo da parte della Chiesa e delle Organizzazioni Cattoliche per aiutare le traduzioni e preparare esperti per queste traduzioni.
La Parola di Dio è il centro della vita cristiana e perciò dovrebbe essere anche il centro nella preparazione dei catecumeni al Battesimo. In Sudan la maggioranza dei catecumeni non sa né leggere né scrivere: ne consegue che per prepararli bene al Battesimo, i Catechisti dovrebbero essere capaci di spiegare la Parola con posters, disegni e con la loro propria parola.
E qui c'è un grande dilemma: Catechisti poco preparati, perché poco istruiti, e catecumeni che vogliono diventare discepoli di Cristo: imparano il catechismo e le verità della santa fede a memoria, con una povera conoscenza delle Sacre Scritture. Che fare? Possono essere battezzati? Non dobbiamo dimenticare che la Grazia di Dio lavora in questi nuovi umili Cristiani. Abbiamo un'altra grande sfida per la Giustizia e la Pace, e il perdono e la riconciliazione, dopo 21 anni di guerra civile tra Nord e Sud del paese, dopo tanto odio e ingiustizie e sofferenze. Anche dopo l'accordo di pace tra Nord e Sud, la situazione non è per nulla chiara e incoraggiante. E non dimentichiamo la guerra nel Darfur che continua senza nessun segno di miglioramento della situazione. Siamo convinti che la soluzione per un futuro di pace si può trovare solo nella fedeltà a Dio e alla sua Parola. Eucaristia e Parola di Dio, il binomio che può portare pace e serenità in tutti i cuori: ma come fare quando le distanze sono enormi e l'insicurezza per guerre e banditismo rende molto difficile e pericoloso il contatto dei sacerdoti con i fedeli? E la scarsità dei sacerdoti è un altro fattore negativo. Molti cristiani possono ricevere la Parola di Dio e l'Eucaristia solo raramente, forse qualche volta all'anno. Ci vorrebbe più spirito missionario in tutto il clero e più generosità nei paesi ricchi di clero nell'aiutare coloro che si trovano in seria necessità.



- S.E.R. Mons. Raymondo DAMASCENO ASSIS, Arcivescovo di Aparecida, Presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.) (BRASILE)

Il Concilio Vaticano II fece un’affermazione ovvia in apparenza, ma in pratica non tanto, e in questo modo aprì un grande orizzonte. Affermò che la Sacra Scrittura, Parola di Dio scritta “per ispirazione dello Spirito Santo” (DV 11) è “come l’anima della sacra teologia” (DV 24), nonché “sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell'anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale” (DV 21). Quest’ultima affermazione ha preso corpo durante la V Conferenza Generale dei Vescovi dell’America Latina e dei Caraibi, tenutasi l’anno scorso ad Aparecida, quando si è proposto esplicitamente un cambiamento di prospettiva che consiste nel passare da una pastorale biblica a “un’animazione biblica di tutta la pastorale” (DA 248). Dunque, tali indicazioni hanno una ripercussione diretta sulla formazione dei futuri presbiteri. La formazione presbiterale nel mondo di oggi deve porre al centro la Parola di Dio, come ben ci ha ricordato S.S. Benedetto XVI nel suo discorso inaugurale ad Aparecida: “All’inizio della nuova tappa che la Chiesa missionaria dell’America Latina si dispone a intraprendere [...] è condizione indispensabile la conoscenza profonda della Parola di Dio”. In quell’occasione, il Pontefice parlò anche dell’urgente necessità di “basare il nostro impegno missionario e tutta la nostra vita sulla roccia della Parola di Dio”(DA 247). Nell’attuale contesto dell’America Latina e dei Caraibi è necessario e urgente che il progetto formativo e la programmazione dei seminari, oltre a privilegiare la formazione accademica alle Sacre Scritture, si curi maggiormente di formare i giovani a una spiritualità biblica solida, facendo un uso creativo di tutti i mezzi a disposizione e dando particolare rilievo alla Lectio Divina. La sfida è far sì che i futuri presbiteri, sin dalla loro formazione iniziale, imparino a confrontare le proprie vite nello specchio della Parola di Dio e raggiungano la conoscenza di Dio alla sorgente viva della sua Parola. A questo scopo è necessario che imparino a essere sempre e profondamente in contatto con la Parola di Dio non solo per motivi funzionali, ovvero per ragioni accademiche o pastorali, ma affinché tale elemento costitutivo e strutturale forgi il loro progetto di vita durante la formazione iniziale e continui a farlo anche quando saranno diventati presbiteri.
D’altro canto, pur senza mai rinunciare all’elevato livello di studi biblici che si richiede a un futuro pastore, non possiamo dimenticare che il suo lavoro si svolgerà innanzitutto nella comunità ecclesiale. Ciò rende altresì necessaria e urgente una preparazione scrupolosa per poter realizzare un’adeguata “animazione biblica della pastorale”, senza perdere di vista che il dono della Parola profetica richiede, per sua natura, ministri che siano pedagogisti della fede e che sappiano porre “all’inizio” di ogni attività della Chiesa il seme vivente e vivificante della Parola Sacra. Infine, è necessario che i futuri presbiteri imparino a cibarsi ogni giorno del Pane della Parola e a incontrare Cristo nelle Sacre Scritture. Solo in questo modo potranno forgiare una spiritualità solida e vigorosa, alimentata dal Vangelo, e saranno capaci di far sì che la Parola di Dio sia veramente “l’anima dell’evangelizzazione e dell’annuncio di Gesù a tutti” (DA 248).



- S.E.R. Mons. Lucio Andrice MUANDULA, Vescovo di Xai-Xai (MOZAMBICO)

Riprendendo l'accurato richiamo di GIOVANNI PAOLO II all’umanità :”Popoli tutti, aprite le porte a Cristo! Il suo vangelo nulla toglie alla libertà dell'uomo, al dovuto rispetto delle culture, a quanto c'è di buono in ogni religione” (RM 3) e considerando che lo “scopo primario di questo Sinodo è di dedicarsi al tema della Parola con la quale ‘Dio invisibile (cf. Col1, 15; 1 Tim 1, 17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cf. Es 33, 11; Gv 15, 14-15) e si intrattiene con essi (cf. Bar 3, 38), per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé’ (DV 2)”, ci sembra che il più grande contributo che questa Assemblea Sinodole potrebbe offrire alla Chiesa sia quello di ricuperare la rilevanza della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Non tutti i fedeli conoscono la Parola di Dio ed è urgente che vengano iniziati ed incoraggiati alla lettura e meditazione più frequente della Bibbia. L'ascolto della Parola di Dio nell'ambito delle celebrazioni eucaristiche, non riesce infatti a soddisfare ciò che la Dei Verbum vivamente raccomanda: “È necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla sacra Scrittura” (DV 22). Bisogna quindi che tutta la Chiesa s'impegni in una pastorale biblica d'insieme, svolta a far sì che ogni singola famiglia cristiana, oltre ad aver la Parola di Dio tradotta nella propria lingua, possa accedere al suo più elementare significato, in modo da poter trasmettere ai propri figli, di generazione in generazione, il vero contenuto della Parola Salvifica di Dio, Gesù Cristo il Verbo incarnato.


- S.E.R. Mons. Ramzi GARMOU, Arcivescovo di Teheran dei Caldei, Presidente della Conferenza Episcopale Amministratore Patriarcale di Ahwaz dei Caldei (IRAN)

Tutta la Bibbia, dal libro della Genesi fino all’Apocalisse, ci dice che la fedeltà alla Parola di Dio conduce alla persecuzione. Il primo perseguitato per eccellenza è Gesù stesso, il quale ha conosciuto la persecuzione sin dai primi giorni della sua nascita fino alla morte sulla croce. Secondo il Vangelo, la persecuzione è considerata il segno più eloquente della fedeltà alla Parola di Dio. La crescita della Chiesa e il suo progresso nel cammino dell’evangelizzazione dei popoli sono frutto della persecuzione che essa ha subito in ogni luogo e in ogni tempo. Gesù, nel Vangelo, ci parla con molta chiarezza della persecuzione (Lc 21, 12-19). Preghiamo lo Spirito Santo affinché, in questo Anno Paolino, doni alla Chiesa del terzo millennio la grazia e la gioia di fare una esperienza autentica della persecuzione a causa della sua fedeltà alla Parola di Dio.


- S.E.R. Mons. Fidèle AGBATCHI, Arcivescovo di Parakou (BENIN)

È bello che il Santo Sinodo mantenga salda la stretta identificazione della Parola di Dio con la Persona di Gesù Cristo, di modo che ciò che viene detto del divenire della Parola viene affermato anche del ciclo del Verbo Incarnato. Su questa base, il ciclo del Verbo, nelle diverse fasi che conosce il suo incontro con la cultura umana, potrebbe essere così riassunto:
- Quando il Verbo si fa carne, entra nella cultura umana, s’incultura. Così facendo, agisce per libera decisione, fondata sull’Amore che ci varrà la salvezza di Dio. L’inculturazione non parte dunque soltanto da una certa pratica legata all’apostolato o alla liturgia, ma soprattutto da un’iniziativa d’amore di Dio per salvare l’uomo caduto nel peccato. Il primo a compiere l’inculturazione nella sua forma più perfetta è quindi Gesù Cristo, inculturazione fatta persona.
- Inculturandosi, il Verbo si accultura; Lui, che è non-cultura accetta di sposarne una - che del resto è macchiata dal peccato - e di subirne l’influenza.
- Inculturandosi, il Verbo accultura. La cultura umana non può non subire l’influenza del Verbo
che viene a lei. Il Verbo propone e imprime la sua influenza divina, il che presuppone che la cultura si apra per accogliere tale influenza e acquisire qualcosa della divinità.
In tutto questo processo, il Verbo decultura. Come il vignaiolo pota la vigna, il Verbo intende sradicare dalla cultura gli elementi non conformi alla sua immagine. È ciò che fa Jahvé quando intima a Israele di non dire più nella sua terra: “I padri han mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati!”. È la stessa lotta che conduce Gesù Cristo cercando di sradicare dalla cultura il peccato e le sue conseguenze. Ora, Gesù porta avanti questa lotta fino alla distruzione di quel Tempio che si propone di ricostruire in tre giorni. E come il Tempio del suo Corpo risorge dal sepolcro, così la cultura deculturata acquisisce la promessa di vita attraverso la risurrezione di Cristo.
È a questa complessa avventura pasquale che si trova invitato il processo dell’inculturazione, del quale occorre discernere in modo simultaneo e adeguato tutte le fasi, per non rischiare deplorevoli derive nella pratica.
Come l’Incarnazione è il futuro del mondo, così l’inculturazione è il futuro di ogni forma di apostolato, sia esso biblico, kerigmatico o sacramentale. In tal senso, mi permetto di proporre alcuni suggerimenti:
- Che il kerigma si rivesta oggi dello stesso tono escatologico che aveva ai primordi della Chiesa. Il futuro della fede è in cielo, ma il cielo è già in terra con la salvezza in Gesù Cristo. Che ciò sia insegnato e vissuto!
- Che il metodo dell’inculturazione si inscriva sul drittofilo dell’impulso innescato dal Verbo nell’Incarnazione, da colui che abbiamo definito l’Inculturazione fatta persona.



- S.E.R. Mons. Dionisio LACHOVICZ, O.S.B.M., Vescovo titolare di Egnazia, Vescovo di curia Kyiv-Halyč (UCRAINA)

La prima osservazione riguarda l'unità fra Parola e Battesimo, e queste con l'Eucaristia:
Si dice nell' Instrumentum laboris, che "sono due le realtà che uniscono i cristiani: la Parola di Dio e il Battesimo". Ci vorebbe un approfondimento, perché così come stà somiglia a una mezza-unità. giacchè, nel numero 35, viene scritto che esiste anche un'intima unità fra Parola e Eucaristia, con l'appoggio delle citazioni della Tradizione della Chiesa: "Corpus Christi intelligitur etiam Scriptura Dei ", oppure le parole di San Girolamo: "È infatti vero cibo e vera bevanda la parola di Dio che si attinge dalla conoscenza delle Scritture". Anche il Concilio Vaticano II afferma che Parola e Eucaristia è un "solo atto di culto" (SC 56).
In sintesi, si afferma l'intima unità fra Parola e Battesimo come anche fra Parola ed Eucaristia.
Posti così i termini, diventa difficile capire dal punto di vista dell' ecumenismo, perché non si può concelebrare il sacramento della Eucaristia con gli Ortodossi (per esempio), quando si può celebrare con loro il sacramento della Parola di Dio ed avere in comune il Battesimo. Se c'è questa unità fra Parola, Battesimo e Eucaristia, perché negare la comunione Eucaristica?
Dall'altra parte, con la stessa logica di unità, però all'inverso, come ha detto un arcivescovo Ortodosso (Agostino di Lviv, della Commissione teologica del Patriarcato di Mosca), quando non esiste la comunione Eucaristica, non si può neanche celebrare la Parola insieme, nè pregare il "Padre Nostro" insieme ai cattolici. Così con questa logica, da parte degli Ortodossi, non si ammetterà come valido il Battesimo dei cattolici, come si è affermato qualche volta negli incontri ecumenici. E non è possibile neanche chiamarsi "fratelli" a vicenda.
Una seconda osservazione relativa al "Ecumenismo e Parola di Dio":
Come possiamo leggere e commentare la Parola di Dio con le altre Confessioni, per esempio, il brano "perché tutti siano una sola cosa" (Gio 17, 20), quando non possiamo incarnare questa Parola? La Parola diventa sterile. Quando non sei capace o non vuoi incarnare questa Parola, allora perché leggerla? Papa Benedetto XVI dice appunto che il mondo attende una "risposta all'ascolto della Parola" (Inst. 54).
Abbiamo una certa impressione, che tutto quello che è detto sull'ecumenismo, viene detto per altri, per un "terzo", nel momento del dire assente. Come se questa Parola potesse fare un miracolo, ma noi, restiamo gli stessi.
Un esempio, in Ucraina abbiamo fatto una traduzione ecumenica della Bibbia, con la collaborazione degli Ortodossi e Protestanti, ma non possiamo pregare nè celebrare insieme con loro.
E la terza osservazione:
Altrettanto, mi pare che si corra anche il pericolo di strumentalizzare la Parola di Dio. Questa può divenire uno "strumento" di discussione, di studio, di dialogo, di incontro, anche di preghiera comune, ma resta superficiale, non ha forza per cambiare, non porta al comune mistero della celebrazione della Parola, non diventa carne-sarx, cioè non si incarna nella vita della persona e della propria Chiesa. Si può sapere a memoria tutta la Bibbia, discuterla con competenza, ma restare fuori di essa, non nutrirsi di essa, non essere incorporato in Cristo, non essere battezzato in Cristo.Forse questo distacco tra la Parola e la vita è il vero impedimento per la unità dei cristiani. Le Chiese proferiscono le parole, ma non danno alla Parola di Dio la testimonianza di queste parole. La Parola forse è troppo "canonizzata", sterilizzata, che impedisce la diaconia, la koinonia, e anche la martiria. Pertanto, ci vuole una responsabilità davanti alla Parola di Dio. Senza dubbio, si parla molto della responsabilità di portare la Parola agli altri, della predicazione della Parola, ma forse si parla meno della responsabilità della persona che la predica, della propria Chiesa e delle Chiese davanti alla Parola di Dio. Come si può capire allora il detto che la Parola di Dio si legge nella Chiesa, con la Chiesa, per la Chiesa? Forse si deve prendere con più serietà il monito di San Paolo: "Chi viene istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce. Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio" (Gal 6, 6s).



- S.E.R. Mons. Berhaneyesus Demerew SOURAPHIEL, C.M., Arcivescovo Metropolita di Addis Abeba, Presidente della Conferenza Episcopale, Presidente del Consiglio della Chiesa Etiopica (ETIOPIA)

1) La Parola di Dio è stata la fonte della letteratura etiopica. La Bibbia è stata tradotta in etiopico tra il IV e il VI secolo.
2) Alcuni libri sono conservati nella loro interezza solo in etiopico classico e alcune parti del canone biblico etiopico sono preziose per gli studi biblici.
Il Libro di Enoch e il Libro dei Giubilei sono opere importanti per comprendere il contesto del giudaismo del secondo tempio, Qumran e le origini del cristianesimo. Sono importanti anche per lo studio della letteratura apocalittica.
3) La Società Biblica etiopica sta facendo molto per la traduzione della Bibbia nelle lingue locali e regionali (compresi cassette, CD, un apparecchio chiamato “Proclaimer”, che addirittura funziona a energia solare).
I membri della commissione della Società Biblica sono24: 8 della Chiesa ortodossa etiopica Tewahedo, 8 della Chiesa cattolica e 8 della Chiesa evangelica. Questo è un buon esempio di cooperazione ecumenica. Attualmente la commissione è presieduta da un cattolico.
4) Esiste il progetto di un’edizione cattolica della Bibbia in amarico, la lingua ufficiale dell’Etiopia (vicina alla New Revised Standard Version e alla Bibbia di Gerusalemme), che ha urgente bisogno di finanziamenti.
5) Corso biblico a distanza: organizzato dall’arcidiocesi di Addis Abeba. Circa 3500 fedeli di Addis Abeba e dintorni partecipano a questo corso. L’arcidiocesi propone anche un corso biblico annuale, che si svolge tutti i sabati presso la cattedrale della Natività di Nostra Signora ad Addis Abeba.


Fonte - ZENIT, 12 ottobre 2008

Dal Rotary un'ammonizione: attenti alla New Age


di Pier Paolo Flammini

Venerdì 10 ottobre il club di San Benedetto ha ospitato Francois-Marie Demme, esorcista e docente di Teologia Morale, che ha messo in guardia rispetto alle nuove credenze religiose.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Un approfondimento sulla contrapposizione tra il Cristianesimo e le la New Age: è stato questo il tema dell'incontro organizzato dal Rotary Club di San Benedetto venerdì sera, all'hotel Calabresi, alla presenza di padre Francois-Marie Dermine, esorcista e docente di Teologia Morale, presidente del Gris (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa).

Dermine ha spiegato come la New Age, che si è andata sviluppando soprattutto a partire dagli anni '80, sia diventata una forma religiosa pervasiva nella modernità occidentale: spesso si confonde con le superstizioni o con una astratta ricerca di benessere intellettuale. L'intervento di Dermine ha interessato molto i presenti che hanno rivolto al sacerdote francese, che da anni vive in Italia, molte domande di approfondimento sul tema.

La presidente del Rotary Club Gabriella Ceneri ha donato a Dermine la targa ricordo del club di San Benedetto. Stessa cosa è stata fatta per il parroco di San Filippo Neri, don Gabriele Paoloni.

Fonte - Sambenedetto Oggi, 13 Ottobre 2008

Padre Francois-Marie Dermine è al Rotary Club


San Benedetto del Tronto | Questa sera il grande teologo ed esorcista, ormai trapiantato in Italia, affronterà all'Hotel Calabresi il 'New Age e Cristianesimo'

Questa sera, venerdì 10 ottobre alle 20.30 presso l'hotel Calabresi, il Rotary Club San Benedetto del Tronto presieduto da Gabriella Ceneri ospiterà, nell'ambito di una conviviale, Padre Francois-Marie Dermine, esorcista, docente di Teologia Morale, Presidente del GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio Religiosa) che parlerà sul tema 'New Age e Cristianesimo'. Nato a Saint-Hyacinthe in Canada, vive in Italia dal 1972; ha ottenuto la cittadinanza italiana e ha completa padronanza del francese, dell'italiano e dell'inglese. Conseguito all'università McGill di Montréal un B.A. in storia e scienze politiche, ha ottenuto la licenza in teologia nel 1981 allo STAB di Bologna con la tesi intitolata: Finitezza del conoscente e conoscenza dell'infinito. Dopo un dottorato in sacra Teologia conseguito nel 2000 alla Pontificia Università San Tommaso (Angelicum) di Roma con la tesi intitolata: «La mistica e la medianità nei loro atti rispettivi», ha insegnato etica sociale nel triennio filosofico dal 1986 al 1990 alla facoltà di filosofia-teologia di Bologna e di teologia morale allo STAB (Studio Teologico Accademico Bolognese) divenuto poi la FTER (Facoltà di Teologia dell'Emilia-Romagna). Condirettore della rivista Religioni e sette nel mondo e membro della giunta esecutiva del G.R.I.S. (Gruppo di ricerca e di informazione socio-religiosa), è stato incaricato dalla CEI per le questioni di religiosità alternative. Autore di Vassula Ryden - Indagine critica (Elle di Ci, 1995), di Mistici, veggenti e medium - Esperienze dell'aldilà a confronto (Libreria editrice vaticana, 20022) e co-autore di L'estasi, (Libreria editrice vaticana, 2003), ha in preparazione un libro sulla scrittura automatica e un altro sulla morale fondamentale.

Fonte - Il Quotidiano ed. Ascoli-Piceno, 10/10/2008

Salerno: bara e ossa bruciate nel Cilento, è satanismo?



Stando ad una prima analisi del contenuto della cassa mortuaria, si tratterebbe di alcune piccole ossa di un bambino o di una donna, per questo non è esclusa nessuna ipotesi neppure quella di possibili riti satanici

Costiera Cilentana. Macabra scoperta stamani nei pressi del cimitero di Rutino, uno dei caratteristici paesi del Cilento. Qui, è stata rinvnuta una bara semicarbonizzata con alcune ossa umane all'interno, anch'esse quasi completamente distrutte dalle fiamme.

Sulla vicenda (la bara è stata ritrovata a pochi metri dall'ingresso del complesso cimiteriale del piccolo comune) indagano i carabinieri della stazione di Rutino coordinati dal sostituto procuratore Renato Martusciello della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania. L'attività d'intelligence si muove in varie direzioni, anche tra eventuali sette sataniche. I carabinieri stanno infatti vagliando gli elementi a disposizione per ricostruire i fatti e risalire ai responsabili.

Stando ad una prima analisi del contenuto della cassa mortuaria, si tratterebbe di alcune piccole ossa di un bambino o di una donna. Per questo non è esclusa nessuna ipotesi neppure quella di possibili riti satanici, come ha sottolineato il procuratore capo della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania Alfredo Greco all'agenzia Ansa.

''Per ora sappiamo solo che quelle all'interno della bara sono effettivamente ossa umane - ha commentato il magistrato all'Ansa - Al momento non possiamo escludere alcuna ipotesi, neppure quella riconducibile a riti satanici''. Contrario all'ipotesi di una pista satanica è, invece, il sindaco di Rutino, Michele Voira, secondo il quale potrebbe trattarsi della riesumazione di un defunto la cui morte è avvenuta decenni addietro.

"Le sue ossa potrebbero essere state sistemate in una cassetta per lasciare libero il loculo - ha detto il sindaco di Rutino sepre all'agenzia Ansa - Potrebbero essere stati gli stessi famigliari del defunto. Del resto, la traslazione, oggi regolamentata dalla legge, in passato era un fatto privato, e le famiglie, anche dalle nostre parti, si preoccupavano di eseguire traslazioni senza chiedere alcuna autorizzazione. Comunque, le forze dell'ordine stanno effettuando le indagini e speriamo di giungere presto alla verità".


Fonte - Il foglio Costa d'Amalfi),17/10/2008

Anti-Scientology contestano Holmes


(ANSA) - NEW YORK, 17 ott - L'attrice Katie Holmes ha debuttato ieri a Broadway ma e' stata contestata da un gruppo di manifestanti anti-Scientology. La giovane Holmes era alla sua prima teatrale, 'All my sons' di Artur Miller. Esponenti del gruppo 'Anonymous' si sono radunati per manifestare contro la Chiesa di Ron Hubbard, di cui fa parte il marito Tom Cruise. Il gruppo, almeno una trentina, ha urlato a gran voce che 'Scientology e' una setta' e ha innalzato cartelli con su scritto 'Katie scappa'.

martedì 7 ottobre 2008

Stefania Caterina rilascia una intervista a CHI


Articolo di Renzo Allegri
sul settimanale "Chi" del 3 ottobre 2008

Gesù mi ha detto di scrivere questo libro. Me lo hanno dettato grandi spiriti dell'aldilà. lo sono solo un mezzo scelto per attirare l'attenzione su realtà spirituali importantissime», dice Stefania Caterina, tenendo tra le mani il volume Oltre la grande barriera. «L'umanità è alla vigilia di grandi eventi, grandi cambiamenti, e i miei amici dell'aldilà si danno un gran daffare per prepararci», aggiunge.
Siamo sul monte Fasce, una collina vicino a Genova, nei pressi di un santuario mariano fondato da padre Bonaventura Raschi, religioso francescano scomparso una ventina di anni fa. Spiega Stefania: «Fu lui il primo sacerdote cui confidai le mie esperienze spirituali. E mi capì. Conservo ancora un biglietto, scritto di suo pugno, nel quale mi incoraggiava a essere aperta al volere di Dio».
Stefania è una donna di 49 anni, con una storia straordinaria e incredibile, che racconta qui per la prima volta. «Per molti anni ho vissuto due esistenze parallele», dice. «Una "visibile", quella di una persona normale, e un'altra costellata di esperienze incredibili: visioni, colloqui, incontri con entità spirituali, con persone trapassate nell'aldilà o appartenenti ad altri mondi. Una realtà che, all'inizio, mi ha spaventato, ma che poi ho imparato a conoscere bene, ad accettare, e con la quale ora convivo serenamente».
Stefania parla con voce sommessa, ma le sue parole pesano come macigni. La scruto per cercare di capire se sia una mitomane, un'abile imbrogliona o una di quelle persone speciali, rarissime, dotate di veri carismi spirituali. Il suo libro ha un contenuto affascinante, scritto con proprietà di linguaggio, chiarezza di concetti e rigore logico. Una mitomane non potrebbe scrivere un libro del genere. L'autrice affronta i temi universali di sempre: Dio, la creazione, l'universo, Gesù, la Chiesa, l'uomo, la morte, l'aldilà, il regno del Male, gli extraterrestri, gli animali, le piante. E svolge ogni argomento riportando testimonianze dirette di entità spirituali: ''A questo proposito, la Madonna mi ha detto ". Oppure: "Gesù mi ha precisato... ". O ancora: "L'arcangelo San Raffaele mi ha spiegato ... ". Stefania apre le virgolette e giù un lungo discorso con le parole ricevute nel corso di una visione. Così per 300 pagine e, sotto ogni testimonianza, la data dell'incontro.
«Nella mia storia non c'è niente che abbia a che fare con "fenomeni paranormali". Quando ho le visioni, i colloqui, non perdo conoscenza, non vado in trance, sono in piena coscienza. Le vivo come se fossero "fisiche"», precisa Stefania. Il volto sereno, i suoi occhi trasparenti e il suo atteggiamento umile suggeriscono rispetto, riflessione. E se fosse veramente una di quelle persone scelte dal mondo soprannaturale per trasmettere messaggi, come ce ne sono state nella storia? Il cronista ha piena consapevolezza di trovarsi di fronte a una vicenda delicata ed enigmatica, ma non trova elementi per giudicare non attendibile la persona che gli sta parlando. Riferisce, quindi, fedelmente la storia così come la protagonista la racconta.
«Sono nata a Genova nel 1959, da una famiglia cattolica e praticante, dalla quale ho ricevuto una solida educazione cristiana. Mio padre era un segretario comunale, mia madre un'insegnante elementare. Ho vissuto in varie città, molto a Rapallo», inizia Stefania Caterina.

Domanda. Che scuole ha fatto?

Risposta. «Ho fatto il liceo classico e mi sono laureata in giurisprudenza. Volevo diventare avvocato, ma nei due anni di pratica mi convinsi che quella professione non era adatta a me. Poi ho vinto un concorso alla Regione Liguria e sono entrata come funzionario amministrativo nella Sanità. Era un lavoro che mi piaceva molto».

D. Quando sono iniziate le sue strane esperienze?

R. «Verso i 5 anni. Avevo una visione ricorrente: Gesù in croce mi invitava ad avvicinarmi a lui, quando gli ero vicino staccava una mano dalla croce e mi stringeva a sé. Ricordo che io vedevo il sangue sui miei vestiti, ma non restavo impressionata. La visione è continuata per alcuni anni. lo non capivo, ma la consideravo una cosa mia e non ho mai sentito il bisogno di raccontare la vicenda alla mamma. In quel periodo sentivo anche una voce interiore. Pensavo che tutti i bambini l'avessero. La chiamai "la voce della coscienza". Non era un'esperienza confusa, indistinta: sentivo veramente una voce, come se fosse quella della mamma, che dava risposte ai miei piccoli interrogativi.

D. Quando capì che non era un fatto normale?

R. «A 25 anni. Al liceo e all'università ero stata una ragazza vivace, molto attiva. Anche carina: in occasione di una gara ciclistica, la Milano-Rapallo, fui scelta come "Miss tappa". Militai in Comunione e liberazione, conobbi compagni straordinari. Ma la mia fede era diversa dalla loro: se io pensavo a Gesù, alla Madonna, ci pensavo "concretamente", li vedevo, avevo con loro una consuetudine quotidiana. Ero certa che tutto provenisse da Gesù, ma, quando capii che gli altri non avevano esperienze del genere, entrai in crisi: interrogativi, dubbi, domande, angosce, timori. E a volte mi chiedevo se i miei colloqui fossero veri o se io fossi una povera pazza. Addirittura pensavo che potesse trattarsi di illusioni del demonio. Dubbio che mi tormentò a lungo».

D. Come riuscì a vincerlo?

R. «Confidandomi, finalmente, con altre persone. Il primo fu un amico di famiglia, un uomo più anziano di me, molto religioso. Lui non mi fece molte domande, ma disse che poteva trattarsi di una vicenda seria, un'esperienza "carismatica". Mi suggerì di pregare, chiedendo al Signore di illuminarmi sul significato di quelle esperienze. Pregavo e chiedevo intensamente a Gesù un segno. Una sera, mentre con un amico camminavamo sul lungomare di Rapallo, vedemmo all'orizzonte una grande luce. Sembrava un incendio molto vasto. L'amico mi disse: "Forse si è incendiata una petroliera". Le persone estranee non si fermavano, come se non vedessero niente. Poi sentii la voce di Gesù dentro di me: "Hai chiesto un segno? Ecco, io sono la luce e voglio che, attraverso te, un poco della mia luce venga data agli altri". Quel segno mi tranquillizzò un po'. Permaneva, però, la paura dì essere vittima del demonio. Finalmente parlai con un sacerdote, padre Bonaventura Raschi, che a Genova godeva fama di essere un santo».

D. Come lo conobbe?

R. «Fu l'amico di famiglia a portarmi qui, il 13 aprile 1984. Padre Raschi era a letto con l'influenza, non potei vederlo. Il mio amico, invece, andò e gli parlò di me. "So già tutto", disse lui. E mi scrisse un biglietto, che iniziava con queste parole:
"Conosco l'iter suo preparato dalla Provvidenza, che è sempre amore. Non tema il nemico che di caratteristico ha quello di essere l'eterno dannato". Quel biglietto lo conservo ancora. Fu per me un balsamo. Padre Raschi divenne una guida sicura e le mie esperienze misteriose si intensificarono. Gesù cominciò a dettarmi messaggi. Padre Raschi li esaminò e disse che tutto era in sintonia con le "Verità rivelate", non poteva venire da Satana. Padre Raschi fu come un vero padre per me. Purtroppo, venne a mancare nel 1987. Soffrii molto. Gesù mi consolava: "Ti manderò un'altra guida giusta". Attesi tre anni. Mi disse, poi, che quello fu il "tempo della fedeltà", perché gli ubbidii, soffrendo perché non potevo confidarmi con qualcuno. Un giorno, mentre ero in chiesa per confessarmi, vidi un sacerdote molto anziano che passeggiava recitando il rosario. "Vai da quello", disse la voce».

D. Chi era?

R. «Era don Valdemaro Boggiano Pico, cappellano dell' ospedale di Rapallo. Fu il mio secondo direttore spirituale. Un sacerdote semplicissimo, pieno di saggezza, di bontà. Mi osservò per mesi. Volle leggere tutti gli appunti sulle mie esperienze e, alla fine, disse:
"Continua, penso che tutto questo provenga da Dio". In seguito, sono entrata in un'associazione religiosa legata a Medjugorje, un'associazione di vita contemplativa, e lì sono rimasta per diversi anni, approfondendo le mie esperienze interiori. Poi Gesù mi ha detto di scrivere in un libro quello che mi era stato rivelato e di dedicarmi a divulgarlo. L'ho scritto in sette mesi. Alcuni miei amici hanno fondato una casa editrice e l'hanno stampato. Ora sto cercando di farlo conoscere. Ecco la ragione per cui sono qui».

lunedì 6 ottobre 2008

Tagikistan, tribunale mette fuori legge Testimoni di Geova

Dushanbe, 2 ott. (Ap) - Un tribunale del Tagikistan ha messo fuori legge il culto dei Testimoni di Geova. L'ha comunicato oggi Nozirdzhon Buriev, portavoce del culto nel paese centro-asiatico. Secondo una corte militare, il gruppo religioso avrebbe violato la legislazione in tema di religioni e avrebbe importato illegalmente pubblicistica sulla propria fede. L'autorità tagike sostengono che il materiale informativo dei Testimoni di Geova sosterrebbe che il gruppo, in quanto affiliato a un'organizzazione internazionale, sarebbe esente dalle leggi nazionali in materia di religione.Le attività dei Testimoni di Geova in Tagikistan sono state sospese per tre mesi a giugno per presunte violazioni.

Fonte - http://notizie.alice.it, 2 ottobre 2008

Scientology "chiama" Amy


ROMA - Secondo quanto ha riportato il "Mirror", una delegazione della Chiesa di Scientology avrebbe invitato Amy Winehouse ad unirsi a loro per trovare un'uscita dalla dipendenza da alcol e droghe. Dalla sede centrale della "setta delle celebrità" sarebbe partita una telefonata di benvenuto indirizzata alla cantante inglese.

Scientology avrebbe proposto alla Winhouse un piano di disintossicazione in tre fasi: per prima cosa la cantante si dovrebbe sottoporre ad una cura vitaminica, poi cominciare una vera e propria dieta disintossicante(accompagnata da un ciclo di saune), infine dovrebbe iniziare un'auto-terapia, con l'ausilio di alcuni manuali di auto-aiuto di Scientology.

Con questa formula il movimento fondato dallo scrittore Ron Hubbard, al quale hanno aderito molte celebrità tra cui Tom Cruise, Katy Holmes, John Travolta e Juliette Lewis, cercerebbe di conquistare anche la Whinehouse che è chiaramente inadatta ai comuni "rehab".

Secondo i rumors, per Amy, infatti, sarebbe più comodo disintossicarsi con una "terapia a domicilio". Soprattutto perchè così potrebbe stare accanto al suo fidanzato, che è stato condannato a diversi mesi di reclusione.

Fonte - http://www.diregiovani.it, 6 ottobre 2008

Amy Winehouse, nuova adepta di Scientology?


L'estremo tentativo della cantante inglese, Amy Winehouse, per cercare di venir fuori dalla sua dipendenza da alcol e droga, sembra essere quello di diventare seguace di Scientology. La chiesa di Los Angeles ha chiamato l'artista e lei ha seriamente preso in considerazione l'idea di unirsi alla schiera dei seguaci che conta star come Tom Cruise, Katie Holmes, John Travolta. I dubbi sono molti, ma il programma contro le dipendenze di Scientology, "Narconon", potrebbe salvare la vita alla cantante ormai entrata in un vortice autodistruttivo.

Secondo quanto raccontato al Sunday Mirror da una persona vicina alla Winehouse: "Amy ha ricevuto una chiamata dal ramo Vip della chiesa di Scientology ed è convinta che abbiano avuto il suo numero da uno dei produttori americani con cui ha lavorato per l'album 'Back to Black'. Questi le hanno detto che vogliono aiutarla a sconfiggere i suoi problemi con la droga e che potrebbero farle un programma su misura, senza che lei sia costretta a rinchiudersi in un centro specializzato per seguirlo. Una possibilità, questa, che Amy gradirebbe molto, visto che il marito Blake uscirà presto di prigione e lei vorrebbe essergli vicino quando finalmente questa cosa succederà".

Il programma di disintossicazione di Scientology si sviluppa in tre fasi. La prima prevede la somministrazione ai pazienti di un cocktail di vitamine; nella seconda, per ripulire il corpo, vengono effettuate una serie di saune e diete disintossicanti; nella terza, infine, la chiesa fornisce dei libri di "auto-aiuto".

Governo/ Valdesi e avventisti: Bene Cdm su modifica intese

"Ma rimangono quelle con Testimoni Geova, Induisti e altri"


Roma, 3 ott. (Apcom) - Soddisfazione è stata espressa dalla pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola Valdese, e da Dora Bognandi, direttore del dipartimento per la libertà religiosa della Chiesa avventista, per la firma avvenuta oggi da parte del Consiglio dei ministri per le modifiche di legge in riferimento alle Intese delle due confessioni con lo Stato italiano. Ora le rispettive revisioni di legge dovranno essere approvate da Camera e Senato.

Le modifiche apportate alle Intese riguardano, per la Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi), la possibilità di accedere anche alle quote non espresse dai contribuenti dell'otto per mille dell'Irpef (modifica alla legge n. 409 del 1993), mentre per l'Unione italiana delle Chiese cristiane avventiste del 7° Giorno (Uicca) si tratta del riconoscimento dei titoli di studio rilasciati dall'Istituto di cultura biblica avventista di Firenze (modifica alla legge n. 516 del 1988).

"Accogliamo con soddisfazione l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del ddl di ratifica", dichiara Bonafede in una nota. "Ci auspichiamo - aggiunge - che in brevissimo tempo il Governo provveda anche alla ratifica delle altre intese già negoziate e firmate, o siglate, dai precedenti governi, compreso quello presieduto dall'on. Berlusconi, relative a comunità di fede che svolgono un ruolo sempre più importante e riconosciuto nella società italiana. Augurandoci che l'iter parlamentare sia il più rapido possibile per tutte le Intese in corso, rinnoviamo il nostro impegno a gestire gli ulteriori fondi otto per mille che ci verranno assegnati in base a questa revisione dell'Intesa nella stessa linea di laicità e trasparenza che ci ha caratterizzato negli anni scorsi, senza destinare neanche un euro a finalità di culto".

"L'approvazione delle due modifiche è senz'altro una buona notizia", afferma da parte sua Dora Bognandi. Significa che si sta superando un'impasse che dura da anni. Ringraziamo il governo per questo primo passo anche se auspichiamo che tra brevissimo lo stesso avvenga per la altre Intese in attesa di approvazione".

La nota delle sue sigle protestanti ricorda che le bozze d'intesa, approvate dal Governo Prodi lo scorso 7 marzo 2007, che oggi - a norma dell'articolo 8 della Costituzione - chiedono di essere riprese in esame dal Governo in carica, riguardano: la Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova e l'Unione buddista italiana (che nel 2000 avevano già ottenuto la firma dal Governo D'Alema), nonché la Chiesa Apostolica in Italia, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (mormoni), la Sacra arcidiocesi ortodossa d'Italia, l'Unione induista italiana.


http://notizie.alice.it/

giovedì 2 ottobre 2008

Falso prete accusato di violenza


In un anno il Gris della Diocesi riminese ha raccolto 16 denunce. Le segnalazioni riguardano aggregazioni di stampo new age, Testimoni di Geova, gruppi para-cristiani, orientali, a probabile sfondo satanico, sensitivi e cartomanti, pseudomedici, occultisti e legati alla teosofia

Rimini, 1 ottobre 2008 - Bacciolino purtroppo non è l’unico caso. E se a Rimini gruppi pseudo-religiosi e sette non dilagano, sono in buona salute. Lo dimostrano - tra i tanti segnali che si possono cogliere - le sedici denunce che il Gris (Gruppo di ricerca ed informazione socio-religiosa) della Diocesi di Rimini ha ricevuto (e verificato) nel corso dell'ultimo anno, grazie soprattutto al servizio Sos Sette.

Tre operatori rispondono al 331/4752968 (dalle 10 alle 13), 333/6676718 (ore 13-15) e 333/6678395 (21-23). Di queste dieci sono pervenute via telefono, quattro attraverso contatti personali e solo due per e-mail. In quattro casi, il Gris ha offerto supporto psicologico, in due occasioni anche consulenza legale. "Continuano a crescere le segnalazioni relative all’attività di sette e movimenti neospiritualisti di diversa estrazione e modus operandi, spiega il direttore del Gris, Adolfo Morganti, fresco di nomina a responsabile nazionale per la formazione. A livello penale, sono due i processi in corso a Rimini, di cui uno vede imputato uno pseudo-prete di una frangia ‘cattolica’ accusato di violenza sessuale su minori".


Quali sette e gruppi riguardano le segnalazioni ricevute dal Gris? Il maggior numero (tre) riguarda aggregazioni di stampo new age, seguono Testimoni di Geova, gruppi para-cristiani, orientali, a probabile sfondo satanico, sensitivi e cartomanti, pseudomedici, occultisti e legati alla teosofia. Un bel calderone, al quale si è aggiunto il gruppo di Bacciolino, nei pressi di Mercato Saraceno, sul quale la Diocesi di Rimini (che vede molti fedeli frequentare la chiesa del peese) ha preso una dura posizione. Oltre all’anziano sacerdote che lo guida, secondo il Gris ci sarebbe un secondo livello.

Morganti invita a prestare attenzione anche all’offerta di negozi che si occupano di alimentazione, cura del corpo e benessere che, dietro la facciata, invitano ad altro. "E’ il caso di un negozio riminese che pubblicizza otto eventi, di cui uno solo riguarda l’alimentazione: il resto è neo-spiritualismo selvaggio e arti orientali. Altri gruppi si mimetizzano in strutture pseudo-culturali che entrano in istituzioni scolastiche con la scusa di corsi di creatività: in realtà propagandano il metodo del guru Steiner".

Fonte - Il Resto del Carlino, 1 Ottobre 2008

mercoledì 1 ottobre 2008

Sette e borderline, il bilancio del GRIS. La Diocesi sul caso Bacciolino

Sette e realtà border line. Fenomeni insidiosi anche perché la loro identità spesso cerca di nascondersi dietro apparenze presentabili.

PROVINCIA | 30 settembre 2008 | Se ne è parlato in occasione del bilancio del primo anno del Centro di ascolto del Gris di Rimini, il centro diocesano di ricerca socio-religiosa.
Intanto anche la Diocesi di Rimini interviene su un controverso movimento religioso nato nel cesenate.

Sono 16 le segnalazioni verificate, tra quelle arrivate nel primo anno al Centro d'Ascolto SOS Sette del Gris di Rimini. Realtà e situazioni di diverso tipo, dalle conseguenze però a volte pesanti per chi ci si trova dentro. Quattro persone hanno chiesto supporto psicologico, due legale. Due le inchieste in corso, una legata a una setta satanica e una a una persona che si spacciava per sacerdote, accusato di abusi su minori. Il GRIS diocesano, che ha di recente ricevuto l'incari della formazione a livello nazionale, continua a vigilare sui diversi fronti a cui una realtà aperta e dinamica come Rimini è esposta.
"Sostanzialmente noi abbiamo tre emergenze in questo momento sul territorio - spiega Adolfo Morganti, responsabile del GRIS diocesano - La prima é la scuola, dove é facilissimo che gruppi settari si infiltrino, sotto spoglie neanche tanto velate, sto pensando ad esempio agli steineriani. Un caso c'é stato di recente a San Marino. Il secondo é quello di alcuni gruppi cattolici che perdono la bussola e cominciano a pensare di essere in grado di produrre rivelazioni private e danno vita a strutture sempre più centripete, sempre più chiuse, sempre più settarie, intorno alle quali bisogna mettere in guardia. E infine quelle che vengono definite le "sette liquide", il vecchio new age che ormai non usa neanche più questo nome, non usa più neanche delle denominazioni e cerca di infiltrarsi dovunque si parli di benessere, di cura della persona, di alimentazione biologico-naturale per continuare il solito gioco dei corsi a pagamento".
Di 8 depliant raccolti in negozio di alimentazione naturale riminese, solo uno parlava di alimentazione. Gli altri, di proposte varie tra cui l'arrivo, a ottobre, di due sciamani. Spesso, il riferimento è solo un nome e un cellulare.
Tra i movimenti pseudocattolici, invece, in questi giorni è tornato sulla ribalta il “Movimento eucaristico mariano”, noto come Gruppo di Bacciolino, dal nome della Parrocchia cesenate dove è nato nel '99 per opera di don Francesco Castellani. La Diocesi di Rimini, dove il gruppo ha coinvolto alcune persone, in un documento ricorda che il Movimento, le sue pubblicazioni e le sue attività non hanno nessuna approvazione dalla Diocesi di Cesena né dalla Santa Sede. E avverte della tendenza del gruppo a isolarsi dal resto della Chiesa e condannare quanto è esterno. Tanto che i bambini vengono allontanati dai nonni che non aderiscono.


Le linee del Centro d'Ascolto del GRIS:
331/4752968 dalle 10 alle 13
333/6676618 dalle 13 alle 15
333/6678395 dalle 21 alle 23

www.grisrimini.org

Fonte - Newsrimini, 30 settembre 2008

Falso santone nei guai Prima i riti, poi il sesso


Dopo mesi di abusi la denuncia
del padre di una vittima
MASSIMO NUMA
TORINO

Caronte, il traghettatore di anime. Invece Roberto G., 26 anni, che convive con la nonna in un lindo alloggio di Barriera Milano, aveva scelto questo nickname dantesco per soggiogare una ragazza torinese, Giorgia B, sua coetanea. Per il momento è indagato «solo» per sequestro di persona, violenza sessuale e truffa. Ma la sua posizione potrebbe aggravarsi nelle prossime ore, a indagini concluse. Intanto, gli agenti del commissariato San Paolo, coordinato dal vice-questore Giovanni Temporale, hanno ricostruito per intero una storia drammatica, intrisa di elementi satanici ed esoterici.

Già, perchè Roberto che amava auto-riprendersi vestito da «sacerdote del Demonio», in una specie di dissacrante (e di pessimo gusto) parodia di Gesù, era riuscito a distruggere la vita della giovane, conosciuta attraverso un annuncio pubblicato su un giornale di incontri tra persone sole e desiderose di amicizia.

Il resto è facile. Il primo contatto, senza problemi. Trascorre un mese, più o meno normale, considerate le singolari manie di Roberto. All’improvviso, nel rapporto di coppia, compaiono il demonio e i riti satanici. Lui afferma che «deve possederla perchè Satana lo vuole». Che è già un bel programma. Lei tenta di ribellarsi, di questo triangolo proprio non ne vuole sapere, ma invano. Le impone di non confidarsi con nessuno. Lei obbedisce e ogni sera torna a casa, sempre più sconvolta. Sono i genitori, finalmente, ad accorgersi che stava accadendo qualcosa di strano, anzi molto di più.

«Caronte» diventa violento, trasforma la sua casa in una prigione, e ne abusa ripetutamente. Poi il giochetto dell’armadio. Se qualcuno bussa alla porta della nonna, il satanista la chiude a chiave dentro, tra cappotti e vesti sacre, per decine di minuti. Nessuna deve vederlo, spiega convinto. A proposito della nonna. Possibile che non si sia mai accorta di nulla? Anche il suo ruolo, adesso, è al vaglio della squadra di polizia giudiziaria, guidata dall’ispettore capo Massimo Galasso.

Riti satanici e messe nere diventano presto un incubo continuo. A Roberto il sesso non basta più e vuole anche soldi. Le rapina il telefonino, scarica le foto dei genitori sul suo pc, stampa le foto e così inizia la variante dei riti voo-doo. «Se non paghi faccio ammalare mamma e papà». Perfido, concentrava gli spilloni in testa e in altre zone sensibili del corpo. Per fortuna, senza apparenti conseguenze. Eccolo, nelle foto, mentre si fa riprendere quando «infilza» i familiari, uno dopo l’altro. Sguardo spiritato e formule jettatorie contro tutto e tutti i nemici che si oppongono ai suoi piani. Sino a quando il padre di Giorgia, persa la pazienza, non è andato a denunciare la storia alla polizia.

La casa di Roberto, disoccupato, con qualche piccolo ma significativo precedente penale, è stata perquisita. Negli scaffali della libreria decine di testi esoterici, tema dominante il satanismo. Poi gli attrezzi del mestiere. Vesti «sacre», croci e gli antichi simboli della magia nera. Insomma, il solito ciarpame, le cianfrusaglie che servono ai riti propiziatori. Compresi due micro contenitori di plastica, che - riempiti di vernice rossa - servivano a simulare il fluire del sangue dalle (false) ferite.

L’amico di Satana, durante il primo interrogatorio, non s’è affatto perso d’animo. Faceva il duro, quello che non ha nulla da temere.
L’unico momento di tensione, quando ha tentato di fissare con uno sguardo intenso e torvo uno dei poliziotti che stava cercando di ricostruire i molti episodi, tutti gravi, denunciati dalla sua presunta vittima. Invitato, con ferma gentilezza, a lasciar perdere la magia nera e a concentrarsi meglio sulle accuse.

Fonte - La Stampa, 1 Ottobre 2008