giovedì 17 marzo 2011

Io e Scientology, la storia di Marion

Questa è la storia vera di una giovane pubblicitaria francese in crisi, e del suo percorso in Scientology. Marion mostra dall’interno il graduale processo di seduzione degli adepti. E lo fa senza nessun pregiudizio e nessuna retorica, ma soprattutto senza nessuna indulgenza, neanche per se stessa.

Linkiesta - 13 marzo 2011

Per approfondire: un breve saggio che riepiloga il contenuto del graphic novel, a cura dell’Unadfi. © Coniglio editore

Louis Alloing (Rabat, Marocco, 1955) è illustratore, grafico e autore di fumetti. Autore di numerosi libri per l’infanzia (tra i quali la serie Plume le Pirate scritta da Paul Thiès), ha disegnato la serie a fumetti Les aventures des Moineaux, su testi di Rodolphe e gli ultimi volumi della serieMarion Duval, creata da Yvan Pommaux. Dentro la setta è basato sull’esperienza vissuta da una sua amica.

Pierre Henri (pseudonimo di Patrice Guillon) è sceneggiatore, colorista e disegnatore. È autore di due strisce umoristiche e di diversi graphic novel, tra i quali il più recente Mes Copains d’autrefois (la Boîte à Bulles, 2008).

La casa editrice Coniglio Editore è stata fondata a Roma nel 2001 dai fratelli Francesco e Diego Coniglio, provenienti dall’esperienza di Mare Nero, Blue Press e della Castelvecchi Editore. Si occupa principalmente di pubblicare volumi riguardanti il fumetto e la musica leggera, pur non tralasciando la narrativa e la saggistica.

Sotto l’ala di Scientology

a cura dell’Unadfi*

*Union Nationale des Associations de Défense des Familles et de l’Individu, victimes de sectes(Unione Nazionale francese delle Associazioni in difesa delle famiglie e dell’individuo, vittime delle sette).

Prima parte: l’incontro fortuito. All’inizio Marion si confida con una persona non sapendo della sua appartenenza a Scientology. Benché avvenga casualmente, questa conversazione si colloca in un contesto personale ma tutto sommato ordinario: quello della fiducia. Marion si fida ciecamente del suo amico e questo è un tipico tratto degli adepti propagandisti di qualsiasi setta, ossia guadagnarsi la fiducia delle persone al fine di far crollare le loro difese. Se il contatto con la setta non avesse questa fiducia alla base, il potenziale adepto probabilmente non accetterebbe il contenuto dottrinale e le pratiche specifiche del gruppo settario. Prima idea sbagliata confutata in poche vignette: l’adepto entra volontariamente nella setta. In realtà questo non avviene con il libero consenso dell’adepto, il quale ignora ciò che lo attende ed è lusingato dall’aspetto seducente e ingannevole della setta che gli viene presentato dal reclutatore, vero e proprio piazzista di professione. Su tutta altra scala, al livello della propaganda mondiale, sono le celebrità dello show business che ricoprono questo ruolo obbedendo così a uno degli innumerevoli precetti di Ron Hubbard (fondatore di Scientology e teorico della pseudo-filosofia che ne sta alla base, la Dianetica), quello cioè di saper persuadere la maggior quantità di clienti alla verità della setta. Come ci viene mostrato dall’esperienza di Marion, l’incontro di un futuro adepto con una setta poggia sulla corrispondenza tra le aspettative comuni che questa persona nutre e le risposte fornite da uno degli adepti. È importante, inoltre, che questo incontro si verifichi in un momento propizio. Se una di queste tre componenti viene meno – un’aspettativa, delle risposte o un momento particolare – è quasi certo che l’incontro non avrà alcun seguito. Per adesso Marion non ha ancora conosciuto la setta; quella con Raphaël potrebbe essere stata una conversazione banale, ordinaria, di nessuna importanza. Ma se questa prima parte, cioè l’incontro, si svolge in modo adeguato, può portare a un contatto con il gruppo.

Seconda parte: il contatto. Marion si ritrova circondata da affetto e giovialità, e questa volta non da parte di una sola persona ma di un gruppo. Si sente “riconosciuta”, valorizzata come raramente le era successo prima. È a questo punto che le viene svelato da cosa è tenuto unito il gruppo, da cosa viene alimentato il senso di appartenenza: gli scientologhi incaricati di istruirla le illustrano un primo aspetto del progetto utopico del quale Marion potrebbe entrare a far parte. Per di più scopre una verità che è in grado di proteggerla dagli attacchi della società e dai fallimenti della sua vita. E la sua soddisfazione è ancora più grande per via delle spiegazioni scientifiche date a questa dottrina, che mettono a tacere qualsiasi domanda che il dubbio possa far emergere: trasformare se stessi per trasformare il mondo! In uno stato di totale fiducia nei confronti dei suoi nuovi amici e di quel metodo apparentemente scientifico, Marion si sottopone senza riserve alla serie di test di Scientology. Lo stesso tipo di test viene usato dalla setta per avvicinare gli studenti all’uscita della scuola. Niente è più efficace del parlare a qualcuno di lui stesso. Grazie a tale questionario, Scientology lusinga il narcisismo di coloro che, senza saperlo, sono già divenuti un bersaglio. L’approccio è essenzialmente commerciale, ma la persona presa di mira ancora non sa che le si vuole vendere qualcosa, non immagina neanche lontanamente l’esistenza di un “mercato della psiche” del quale sarà presto cliente abituale. Il test svolge una doppia funzione: sotto l’apparenza scientifica, lusinga il narcisismo del potenziale cliente consentendo così di abbassare le sue difese; ma soprattutto serve all’auditor per raccogliere informazioni private sul futuro adepto (informazioni rilasciate “spontaneamente” da lui stesso), che potranno essere in seguito utilizzate per fare pressione su di lui o per ricattarlo. Inizialmente, l’indottrinamento avviene con discrezione. Prese singolarmente, tutte le pratiche messe in atto dalla setta con il pretesto di una “purificazione” fisica e psicologica possono sembrare inoffensive o addirittura benefiche: jogging quotidiano, sauna, lavoro manuale, pseudo-autoanalisi attraverso auditing ed elettrometro… Nell’insieme, tuttavia, esse hanno il solo scopo di portare l’adepto a uno stato di prostrazione, all’isolamento, a una rottura completa con un mondo esteriore demonizzato, a una formattazione psicologica, a un impoverimento degli affetti – tanto più se accompagnato da una scarsa alimentazione e dallo studio costante della dottrina che esclude qualsiasi altro tipo di lettura… Tale indottrinamento è considerato capace di risolvere qualsiasi angoscia esistenziale e la certezza di aver innestato un processo di evoluzione personale fa nascere nell’adepto il desiderio di saperne di più, il desiderio dell’iniziazione, l’emulazione.

Terza parte: il reclutamento. All’adepto si profilano nuovi obblighi e pesanti divieti che possono creargli problemi familiari e finanziari. Più l’adepto perde il senso della realtà, si abitua a vivere nell’illusorietà della setta, sprofonda a sua insaputa in un indebolimento psichico e fisico, e più il reclutamento può diventare incisivo e irreversibile fino ad arrivare a uno stadio di manipolazione mentale, di reclusione psichica e fisica. L’adepto, che aveva assaporato il piacere dell’emulazione e della competizione, precipita nell’universo settario fatto di rivalità tra adepti e di pericoli derivanti dall’eccesso di zelo; sente la nascita del senso del dovere e del senso di colpa, lo schiacciamento della personalità, la perdita d’identità. Marion ha vissuto questa discesa, questa debilitazione. Nel suo racconto, ci mostra alcune tecniche di assoggettamento usate da Scientology: la conquista della fiducia grazie alla prassi dell’auditing, la confessione di alcuni errori legati alla morale utilizzati successivamente contro l’adepto, la gratificazione, la considerazione, la voglia di cambiare vita, le critiche nei confronti dell’ambito familiare che involontariamente rafforzano il processo di adesione, la fatica fisica che genera irascibilità verso l’esterno e malessere, la promessa di acquisire potere sugli altri, l’apprendimento di un linguaggio specifico e di azioni riflesse, la rottura con la società, la promozione e l’emulazione nella setta, il lavoro non remunerato e non dichiarato che genera fatica fisica e che è accompagnato da un impegno intellettuale basato sull’inculcamento continuo del pensiero unico del gruppo…

Quarta parte: l’abbandono. Marion avrebbe potuto rimanere con Scientology accontentandosi del suo stato di assoggettamento e di sottomissione, rassicurata dal susseguirsi delle situazioni descritte da Hubbard e dalla sua dottrina: vivendo, in un certo senso, “per procura”, privata di qualsiasi vera libertà. Avrebbe potuto continuare a percorrere tutte le tappe, ricostruendosi così una vita artificiale in quel mondo di fantascienza povero di valori e identificandosi nel modello del guru al punto da impegnarsi a tramandarlo ai nuovi futuri adepti. Nella setta, Marion sarebbe anche potuta deperire e morire come Raphaël e molte altre persone di cui non conosceremo mai l’identità, sfinite ma convinte di aver raggiunto lo stato di “thetan” promesso da Scientology. Marion è uscita dalla setta perché è sprofondata in uno stato patologico depressivo causato dal conflitto interiore che nasce in lei da un’imprevedibile situazione di empatia esterna al gruppo, grazie all’atteggiamento aperto e attento di JP. Questa casuale relazione di vera amicizia, che Marion inevitabilmente paragona alla relazione disumanizzante e destrutturante instauratasi con gli altri adepti di Scientology, sarà l’imprevisto grazie al quale si renderà conto della sua alienazione e che innescherà in lei il dubbio che la condurrà alla liberazione. Marion esce dalla setta ma, come dice lei stessa, la setta impiegherà molto tempo a uscire da lei. Dulcis in fundo, Scientology toglierà a Marion il tanto atteso processo di riconoscimento sociale comprando il suo silenzio. Una doppia vittoria per la setta: mettere a tacere un ex adepto (e in un certo senso continuare ad avere la meglio su di lui) e sottrarsi a uno dei criteri stabiliti dal rapporto parlamentare francese riguardo la qualificazione di un’organizzazione settaria per determinarne la pericolosità, ossia la quantità di guai giudiziari.

L’American Psychologist promuove l’attività religiosa per curare disurbi mentali



I disturbi mentali, compresa la depressione e l’ansia, possono essere curati e trattati anche con cambiamenti dello stile di vita, determinati anche per la guarigione di malattie come il diabete e l’obesità. Lo stabilisce Roger Walsh, psicologo della University of California e dell’Irvine’s College of Medicine. Walsh ha studiato gli effetti di quella che è chiamato il “Therapeutic Lifestyle Changes” o TLC (cioè il “cambiamento di vita terapeutico”). Il suo lavoro è stato pubblicato sull’American Psychologist, prestigiosa rivista dell’American Psychological Association (APA). «Cambiare lo stile di vita può offrire notevoli vantaggi terapeutici», afferma il ricercatore. Gli stili di vita presi in considerazione, associati a una maggior sanità psicofisica e alleati alla guerra verso la depressione e l’ansia, sono: l’esercizio fisico, una dieta ricche di verdure, frutta e pesce, il contatto con la natura, buone relazioni interpersonali e il coinvolgimento religioso e spirituale. Rispetto a quest’ultimo, lo psicologo afferma che «aiuta a ridurre l’ansia, la depressione e l’abuso di sostanze stupefacenti, promuovendo uno stato di benessere». Sopratutto se ci si concentra sull’amore, sul perdono e sull’altruismo, cioè un’estrema sintesi del messaggio cristiano. La raccomandazione che l’American Psychologist fa ai terapeuti, in seguito a questo studio, è di«imparare sempre più i benefici del TLC e dedicare più tempo a promuoverlo tra i pazienti». Questo studio conferma un’infinità di precedenti ricerche (le stiamo raccogliendo in un’unica sezione) che dimostrano come la fede religiosa sia determinante per un sano sviluppo psicofisico. La notizia è apparsa oggi su ScienceDaily.

Fonte - UCCR, 7 marzo 2011

Institute for Psychological Sciences: «non frequentare la chiesa rende infelici»




L’appartenenza alla Chiesa porta l’uomo a vivere una vita migliore, anche dal punto di vista fisico. Questi i risultati di una nuova ricerca, apparsa recentemente sull’Interdisciplinary Journal of Research on Religion, la quale affronta l’impatto che la riduzione della frequenza di partecipazione alla chiesa provoca sulla felicità nel mondo femmine degli Stati Uniti. E’ realizzata da G. Alexander Ross, docente dell’Institute for the Psychological Sciences in Virginia. Analizzando i dati raccolti dal General Social Survey durante gli anni 1972-2008, si è scoperto che buona parte della diminuzione di felicità tra le donne (maggiore rispetto agli uomini) in questo periodo è attribuibile al calo della frequenza alla chiesa. La ricerca -un estratto è apparso sul sito della Baylor University- ha anche dimostrato che le donne americane sono più propense degli uomini a partecipare regolarmente alle funzioni religiose. Diversi studi precendenti hanno osservato che frequentare la chiesa offre anche una protezione contro le tendenze anomiche ed egoistiche offerte dalla società moderna e permette un maggior contesto di benessere psico-fisico. E’ evidente che il cammino cristiano permetta all’uomo di acquisire un adeguato significato e scopo da dare alla vita, e questo non può che giovare alla persona nella sua interezza, aiutandola a valorizzare la vita e perfino a valutare positivamente anche gli stess che si incontrano (Stark and Smith, 2010). La vita della chiesa, l’amicizia tra i cristiani, permette anche di costruire forti e sopratutto sane relazioni sociali, inibendo l’isolamento sociale (Baumeister and Leary, 1995). Sicuramente -continua lo psicologo- ciò è amplificato proprio nel cristianesimo, dove il rapporto tra Dio e l’uomo è basato sull’amore e sul perdono. La direzione causale -ci tiene a suggerire- può però essere invertita. Per esempio, l’infelicità di un individuo o la depressione possono inibire il suo desiderio di impegnarsi socialmente o scoraggiare la presenza in chiesa. Sicuramente è un influenza bidirezionale.

Nonostante quindi frequentare la chiesa sia sorprendentemente anche un antidoto verso gli effetti dannosi dei cambiamenti sociali (come la secolarizzazione)-continua lo psicologo Ross-, il numero di praticanti sembra essere diminuito rispetto a decenni precedenti, anche se potrebbe stabilizzarsi nei prossimi decenni (Miller and Nakamura, 1996; Presser and Chaves 2007). L’ipotesi che questa ricerca conferma, è che il declino della felicità femminile negli ultimi tre decenni e mezzo sia anche dovuto alla conseguenza del calo di una frequenza regolare in chiesa, indebolendo la concezione di un signfiicato e di un fine della propria vita, venendo così a mancare una prospettiva positiva e piena di speranza. Inoltre, i cambiamenti che la nostra società ha vissuto negli ultimi decenni, hanno avuto un impatto negativo sulla felicità delle donne e l’analisi conferma che chi frequenta la chiesa risulta essere meno sensibile a tale impatto. In particolare, le donne che andavano in chiesa meno di una volta all’anno hanno visualizzato un significativo calo di felicità nel corso degli ultimi tre decenni e mezzo.

Fonte - UCCR, 16 marzo 2011

BORGHESI (IDV), SCONGIURARE IL FENOMENO DELLE PSICOSETTE



(AGENPARL) – Roma, 14 marzo 2011 – Dietro l’attivazione di corsi di memoria, lettura veloce e crescita personale si celano vere e proprie psicosette. E’ quanto denuncia in un’interrogazione il deputato Antonio Borghesi (Idv) al Ministro dell’Interno, della Giustizia e al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il deputato dell’Idv richiede un intervento sollecito nella risoluzione del problema, già da tempo segnalato dall’Associazione “Telefono Antiplagio” e European Consumer tramite una massiccia campagna di informazione, è definito come una truffa a scopo esclusivamente economico a danno di persone “fragili”.

Sette politiche - In “Occulto Italia” lobby e complicità attorno ai movimenti esoterici

Il diavolo, come si dice, è nei dettagli.
Della centralità politica di Domenico Scilipoti l’Italia si è accorta troppo tardi, il 14 dicembre 2010. Troppo tardi siamo arrivati a sapere tutto di lui, dei suoi mutui in banca, del suo lavoro da agopunturista, della sua predilezione per la medicina olistica. Anche il leader del suo ex partito, Antonio Di Pietro, avrebbe dovuto aprire gli occhi molto prima, se si pensa che a settembre decise di affidargli la creazione del Forum nazionale antiplagio e di un Osservatorio sulle sette, un fenomeno allarmante con cui “Mimmo” vantava qualche complicità di troppo.
L’uomo sbagliato al posto giusto. La sottovalutazione di Scilipoti è lo specchio di una sottovalutazione più ampia di cui dà conto Occulto Italia (Bur, 2011, 12,50 euro) di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, uno giornalista di Europa, l’altro storico collaboratore del giornale.
Il libro smentisce una delle nostre convinzioni più radicate, che cioè le sette riguardino fenomeni periferici e persone periferiche. Non è vera né l’una né l’altra cosa.
Anzi, il libro accende un faro su quello che potremmo chiamare il “terzo livello”, e cioè le complicità più o meno ingenue e consapevoli della politica.
La fascinazione per sette e movimenti esoterici è praticamente trasversale e abbraccia quasi tutto l’arco costituzionale, con la sola comprensibile eccezione dell’Udc. Attenzione, non stiamo parlando di una doppia affiliazione – al partito e alla setta – da parte di amministratori e parlamentari, ma di un doppio movimento che porta i movimenti a cercare la sponda istituzionale e alcuni politici a non scansarla, anzi in qualche caso a rincorrerla a fini elettorali. L’effetto è uno strano paradosso per cui l’Italia si trova ad essere uno dei pochi paesi occidentali in cui sia stata abolito il reato di plagio ma che rischia di scivolare nell’estremo opposto, cioè nel riconoscimento giuridico di sette che, attraverso un insistente lavoro di lobby, mirano alla spartizione fiscale dell’8 per mille e all’intesa con lo Stato italiano.
Pochi ricordano, per esempio, che Scientology sfiorò il colpo grosso quando, nel 2005, Letizia Moratti, allora ministro dell’istruzione, accreditò una società collegata con il movimento fondato da Ron Hubbard, Applied Scholastics, tra gli enti di formazione degli insegnanti della scuola pubblica. Un accreditamento che fortunatamente rientrò nel 2008, grazie all’intervento del ministro Fioroni, ma che per tre anni consentì agli affiliati della religione hubbardiana di indottrinare un bel po’ di insegnanti.
La legittimazione delle sette para-religiose spesso è quasi invisibile. Nel 2006 l’allora ministro per le politiche giovanili, Giovanna Melandri, istituì la Consulta giovanile sul pluralismo religioso e culturale e chiamò a rappresentare i buddhisti italiani i membri della Soka Gakkai, una setta “apocrifa” ma in ascesa grazie a testimonial pop come Sabina Guzzanti e Roberto Baggio.
Dal libro emergono le affinità elettive di certi movimenti per certi schieramenti e viceversa. Per esempio Damanhur, una strana comunità spirituale che ha il suo cuore nella Valchiusella, ai piedi delle Alpi, a 50 chilometri da Torino, è molto gettonata nelle file del centrosinistra.
Radicata in loco, è una setta che può vantare di avere dato il nome a un emendamento parlamentare bipartisan nel 1996 che, di fatto, consentì di condonare la costruzione abusiva del tempio interrato del movimento.
Il paradosso è che Damanhur propone un modello di vita eco-compatibile che, non a caso, ha trovato molte sponde nel partito dei Verdi, nel cui Consiglio nazionale i damanhuriani riuscirono a piazzare ben tre esponenti.
Il libro si dilunga sull’imbarazzo dell’ex leader Alfonso Pecoraro Scanio che nel 2006, nel comune di Vidracco, sede del movimento, riuscirà a raccogliere più preferenze del candidato del centrosinistra Romano Prodi: intervistato in tv sulla sua vicinanza a Damanhur, balbetterà una spiegazione poco convincente. Anche il deputato torinese Luciano Violante – considerato un personaggio «molto ambito» ma «difficile da avvicinare» – si recherà in visita al tempio della setta. Qualche tempo dopo, però, aprirà gli occhi sul movimento nel corso di un’audizione proprio presso la “sua” commissione affari istituzionali dell’Osservatorio nazionale abusi psicologici. Appunto, abusi psicologici. Il racconto-inchiesta di Del Vecchio e Pitrelli raccoglie molte testimonianze personali, ovviamente anonime, che raccontano in tutta la loro drammaticità i maltrattamenti subiti e la difficoltà di uscire dal mondo settario. Il che rende il libro un punto di non ritorno su un fenomeno che certa televisione racconta con troppa superficialità.
L’attività di lobby spesso è necessaria: quando il singolo movimento prova a fare da solo, i risultati in termini elettorali sono quasi comici. Il caso forse più inquietante di complicità tra Palazzo e sette è quello dell’ontopsicologia di Antonio Meneghetti, vero e proprio “genio del male”, che attraverso il veejay Andrea Pezzi riuscì a coinvolgere anche finanziariamente il creatore di Publitalia-Forza Italia Marcello Dell’Utri e i suoi circoli del Buongoverno. Il progetto si chiamava Ovopedia e prevedeva la creazione di un’enciclopedia multimediale che avrebbe dovuto riscrivere la storia secondo il credo meneghettiano. Non consola che oggi Pezzi insegua sponde politiche anche a sinistra.
Non consola nemmeno che seguaci di Meneghetti possano insegnare tranquillamente all’università romana della Sapienza.
Consola, per fortuna, che uno degli uomini politici da sempre più sensibili al problema della manipolazione psicologica delle persone più deboli sieda al Quirinale e si chiami Giorgio Napolitano. Per una volta l’uomo giusto al posto giusto.
15 Marzo 2011

Le sette e il sesso: a Nordest nuovi adepti reclutati per strada da ragazze "facili"




La diocesi di Treviso lancia l'allarme sulla "pesca amorosa":
uomini agganciati da belle giovani che li circuiscono


di Laura Simeoni

VENEZIA (22 novembre) - Sette a luci rosse tra Padova eVenezia con incursioni nella Marca trevigiana. Il metodo di "arruolamento" fa leva sul sesso: belle ragazze agganciano le prede per strada, nei bar o all'interno dei centri commerciali. E i loro "favori" vengono offerti a chi si dimostra subito ben disposto. Ma l’obiettivo occulto è quello di circuire e portare all'interno del gruppo nuovi adepti. Il fenomeno è stato denunciato ieri a Treviso, durante la giornata di studio promossa nel Seminario vescovile dai Gris, Gruppi di ricerca a informazione socio-religiosa delle diocesi di Treviso e Vittorio Veneto. «La presenza di sette a sfondo sessuale ci è stata segnalato da più persone, in Veneto e in Friuli» spiega il professor Ivo Cerboni che ha relazionato in particolare sul gruppo dei "Bambini di Dio", fondato alla fine degli anni Sessanta in America da David Berg, in epoca hippy di "sesso droga rock and roll". Il gruppo, morto il fondatore, è oggi gestito dalla moglie Karen Zerby ed è conosciuto come "The family" per il modo di vivere in comuni, dove tutto viene condiviso: mogli, mariti, figli, denaro. Pare che questa setta stia vivendo una seconda giovinezza, con adepti nel territorio nordestino. «Il sistema - spiegano gli esperti del Gris - è soprannominato "pesca amorosa" poiché utilizza belle ragazze, vestite in modo discinto, disinibite, disponibili. Fermano in genere gli uomini abbracciandoli» precisa Cerboni.

Ma dove sta l'inghippo, a parte una visione aperta della sessualità? Secondo il Gris preoccupante è l'utilizzo sessuale dei bambini e la costrizione di quelle donne che non vorrebbero spontaneamente «donare il loro corpo in sacrificio per Gesù», come auspicava il fondatore. In passato al setta si è trovata più volte a dover fare i conti con la giustizia. Le deviazioni sessuali accomunano molti gruppi religiosi alternativi e ieri sono emersi fatti inquietanti dalle denunce di due ex testimoni di Geova, fuoriusciti insieme ad una quarantina di confratelli. Toccante la testimonianza di Sara, che ha dovuto combattere contro violenze dentro e fuori casa, trovando la serenità con Andrea Cimel, di Crocetta del Montello, ex anziano (dirigente) del Tdg. In merito a questi episodi - che ciascuna formazione religiosa imputa semmai alla responsabilità del singolo e non del gruppo - il consigliere nazionale del Gris Giuseppe Bisetto ha lanciato un «appello alle forze dell'ordine e ai magistrati affinché non indaghino solo sulla pedofilia all'interno della Chiesa Cattolica - deprecabilissima - ma estendano la minuziosa analisi a 360 gradi».

La giornata di studio (la trentacineuqesima su questo argomento) sulle sette ha puntato quest'anno l'attenzione sui gruppi apocalittici, quelli che lanciano allarmi scomposti sulla presunta vicina fine del mondo. «Oggi si parla tanto di 2012 e di profezie Maya - spiega Bisetto - ma dimentichiamo i millenarismi del passato». Sono almeno venti gli allarmi planetari lanciati dal 999 ad oggi. Tutti puntano a spaventare gli adepti per ottenere obbedienza cieca, donazioni e denaro in vista dell'Armageddon, l'Apocalisse. Tra le sette millenariste a Oderzo, Sacile e Montebelluna si trovamo adepti di Damanhur, formazione new age ispirata ad antichi riti egizi. In val di Susa hanno scavato una città santa nella roccia, nel Veneto starebbero reclutando nuovi seguaci.

Vista la proliferazione delle sette, 118 nel Veneto, il vicario generale della diocesi di Treviso, monsignorGiuseppe Rizzo, ha preannunciato la volontà del vescovo Gianfranco Agostino Gardin di affrontare in modo organico la questione, formando i sacerdoti, attualmente «disarmati», predisponendo corsi di approfondimento specifici.

Lunedì 22 Novembre 2010

Proposta reintroduzione reato sulla "manipolazione mentale"




A volte certe notizie passano inosservate come questa che propone la reintroduzione di un reato nel nostro codice penale. Rientrerebbe nell’ordinamento con il nome di “manipolazione mentale”, ma sarebbe il reato di “plagio”.
A proporlo, attraverso un disegno di legge, e’ un gruppo di senatori del Pdl tra cui Antonino Caruso.
Il provvedimento, ora all’esame della commissione Giustizia del Senato, prevede che chiunque “mediante tecniche di condizionamento della personalita’ e di suggestione”, ponga qualcuno “in uno stato di soggezione continuativa” e’ punito con la reclusione da 2 a 6 anni.
In Parlamento esistono diverse proposte che affrontano il problema. Alla Camera, ad esempio, c’è quella a firma di Pino Pisicchio (Api), ancora indiscussa, assegnata alla Commissione Giustizia della Camera, e che ricalca il testo di una proposta identica che era stata approvata in Commissione Giustizia al Senato nella XIV legislatura, ma che poi non era riuscita ad andare in Aula per lo scadere della legislatura stessa. Tale proposta prevede sostanzialmente di colmare questa lacuna normativa individuando una fattispecie necessaria a punire reati di manipolazione della personalità, il cosiddetto reato di plagio, attraverso l’introduzione dell’art. 613-bis al Codice Penale.
La novità è stralciata, e potete leggere in integrale a questi link “Uno” e “Due” ed ha come protagonista¬†motivante l’argomento¬†delle sette sataniche.
Però prendiamoci una pausa di riflessione come comuni cittadini ed utilizzatori di un normalissimo televisore. Vi siete presi la pausa di riflessione? Bene. Giunti a questo punto vi lascio ad un Video, che potrebbe far approfondire di più e forse far comprendere “Certi perchè di Certi Italiani”.
In attesa di sapere come finirà questa proposta in Parlamento sull’argomento delicatissimo che è la manipolazione mentale, o più comunemente detto “plagio”, e sempre sperando in Libertà, anche senuovi dubbi si sono aggiunti in queste ultime ore, arrivederci al prossimo post dal Vostro sempre affezionato Cartapazio Bortollotti.

19 Febbraio 2011

venerdì 25 febbraio 2011

Una baby gang satanica dietro le profanazioni


Le indagini vicine alla conclusione: tutti gli indizi sembrano concordare


SATANISMO Cosa pensi di questo fenomeno? Può esserci davvero una baby gang dietro ai fatti de La Rotta e Montecastello?

Pontedera, 24 febbraio 2011 - Una banda di giovani, appena maggiorenni o addirittura minorenni: anche per quanto riguarda il giallo — al momento irrisolto — delle tombe profanate che nelle due notti del 4 e del 5 febbraio scorsi, nei cimiteri di Montecastello e La Rotta, i sospetti delle forze dell’ordine si concentrano sull’universo giovanile. A coordinare l’inchiesta c’è un magistrato che non molla facilmente : è il sostituto procuratore Antonio Giaconi, lo stesso pubblico ministero che a Livorno fece riaprire l’inchiesta sulla strage del Moby Prince. E anche in questo caso, c’è da giurarci che non si fermerà fino a quando non avrà individuato i responsabili. Un compito non certo facile, ma neanche impossibile: a Montecastello gli autori della profanazione non hanno lasciato alcun attrezzo vicino al loculo aperto.

A La Rotta invece, dove hanno cercato di entrare in due cappelle prima dientrare nella cappella della famiglia Banti, hanno abbandonato utensili usati per smontare la lapide e aprire la bara, rompendo la lamina di zinco. Non solo: avrebbero lasciato alcune impronte ora all’esame della polizia scientifica. i due episodi, collegati tra loro per il modus operandi e per alcuni indizi lasciati dai profanatori, si inquadrano nell’ambito dei riti di iniziazione di gruppi di giovani che si ispirano al satanismo e che ne scimmiottano i rituali. Gruppi di ragazzi che, sarebbero presenti anche nelle nostre zone. Un’ipotesi che era stata in qualche modo ventilata anche da monsignor Fausto Tardelli, vescovo di San Miniato, nella cui diocesi rientra anche la frazione pontederese di La Rotta.

A Montecastello gli autori della profanazione non hanno lasciato alcun attrezzo vicino al loculo aperto, ma nel camposanto di La Rotta hanno lasciato due paia di forbici e un cacciavite usati per smontare la lapide e aprire la bara, tagliando la lamina di zinco come una scatoletta. Il passo falso lo avrebbero compiuto lasciando alcune impronte nella notte di novilunio: quella di una scarpa numero 47, sulla porta della cappella della famiglia Franceschini, dove hanno provato ad entrare senza riuscirvi, e un’impronta digitale sul marmo della tomba profanata di Elena Banti. Le indagini, stando a fonti vicine agli inquirenti, starebbero per concludersi.

Paola Zerboni per La Nazione


CONFERENZE - Satanismo: analisi storico‐religiosa




La conferenza fa parte del ciclo di incontri sul tema: "Conversione. Il cambiamento di Dio? Esperienze e riflessioni nel dialogo interreligioso", che vedrà , da febbraio a maggio, in dodici incontri, relatori di diverse religioni e discipline impegnati ad illustrare, ciascuno dal proprio punto di vista culturale ed accademico, la complessità del fenomeno della conversione.

Titolo completo:
"Satanismo: analisi storico-religiosa. Evoluzione e diffusione del fenomeno"

Relatore:
P. Nicola Mapelli, P.I.M.E.
Curatore responsabile dei Reparti per le Raccolte Etnologiche dei Musei Vaticani e docente presso la Pontificia Università Gregoriana - Roma


Informazioni sulla manifestazione:

Evento data / ora:
martedì 15 marzo 2011 15:30
Stato / città:
Italy / Rome
Luogo:
Pontificia Universitas Gregoriana, ISIRC - Aula F007

mercoledì 23 febbraio 2011

Sentenza della Magistratura su DAMANHUR


Tratto da “La Stampa” del 15/12/2010 Articolo di Gianpiero Maggio

ANCHE IL DIO HORUS DEVE VERSARE IL TFR
Damanhur condannata a pagare 90 mila euro a un’ex adepta

La sentenza ha un che di rivoluzionario. Il tribunale di Ivrea ha costretto Damanhur a pagare TFR e contributi previdenziali ad un’ex adepta che ha lavorato in comunità per nove anni e che, due anni fa, uscita dal gruppo, ha trascinato davanti al giudice la comunità intentando una causa di lavoro. Chiedendo, ed ottenendo, una liquidazione di circa 90 mila euro.
Una sentenza che potrebbe fare da apripista ad altre cause intentate da altri ex appartenenti alla Federazione nata sulle colline a Baldissero Canavese nel 1976. Al centro della questione c’è la natura del rapporto di lavoro. “Autonomo e legato ad aspetti esclusivamente spirituali” secondo i Damanhuriani. “Subordinato e vincolato a precisi contratti” per il giudice del tribunale di Ivrea, Gian Luca Robaldo. A portare in un’aula di giustizia la Comunità ispirata al dio Horus è stata Jan Turvey, cinquantottenne di origini inglesi, fotografa di professione (assistita dall’avvocato Patrizia D’Onofrio) uscita da Damanhur dopo aver trascorso quasi dieci anni al suo interno. C’era entrata subito dopo una vacanza: era il luglio 1997. Arrivò a Baldissero dopo aver conosciuto i principi ispiratori della Comunità nel corso di un convegno svolto alcuni mesi prima in Inghilterra. E ne era rimasta affascinata. Tanto da trascinare con se il convivente ed il figlio che, all’epoca, era minorenne.
Dal gennaio del 1998 fino al 6 agosto del 2007 Jan Turvey, alias “Orata”, si occupò di tentissime cose: dall’insegnamento della lingua Inglese, alla fotografia per la rivista interna, alle traduzioni quando era necessario. Tutto per la Comunità, certo. Ma sotto un controllo ferreo da parte dei “Re Guida”, ovvero una sorta di supervisori del lavoro. “Attività – scrive il giudice nelle motivazioni della sentenza di condanna – che per quanto fossero rese nel convincimento di fornire un apporto allo sviluppo della Comunità, era certamente di carattere patrimoniale”. Ed è così stata respinta la posizione della Federazione che sosteneva la totale autonomia della signora Turvey.
Non solo. Ci sono due testimoni che parlano delle “terrazzature”, ovvero attività lavorative che vengono svolte grauitamente oltre le 180 ore mensili – regolarmente retribuite – previste nel contratto di lavoro interno. “E chi non le svolgeva – raccontano alcuni testimoni, anch’essi ex adepti – veniva ripreso dal re Guida oppure era costretto a pagare sanzioni” Per il giudice è palese il fatto che la donna “Fosse assoggettata al potere direttivo, organizzativo e disciplinare degli organi della Federazione. E tale rapporto ha connotazioni tipici della subordinazione”. Insomma: secondo il tribunale essere menbri di una comunità non fa venire meno i diritti sanciti dallo statuto dei lavoratori. Per i Damanhuriani si tratta di una sentenza assurda: “Ricorreremo in appello, ciò che sostiene il giudice è inaccettabile” tuona Gian Piero Ragusa, l’avvocato di Damanhur. Più soft, invece, la posizione di Roberto Sparagio, esponente storico di Damanhur: “Mi fa piacere che il giudice riconosca la validità della nostra Federazione. Ne esce un quadro che è tutto il contrario di quello che sostiene chi ci dipinge come schiavisti, maneggiatori di coscienze”.