mercoledì 1 ottobre 2008

Falso santone nei guai Prima i riti, poi il sesso


Dopo mesi di abusi la denuncia
del padre di una vittima
MASSIMO NUMA
TORINO

Caronte, il traghettatore di anime. Invece Roberto G., 26 anni, che convive con la nonna in un lindo alloggio di Barriera Milano, aveva scelto questo nickname dantesco per soggiogare una ragazza torinese, Giorgia B, sua coetanea. Per il momento è indagato «solo» per sequestro di persona, violenza sessuale e truffa. Ma la sua posizione potrebbe aggravarsi nelle prossime ore, a indagini concluse. Intanto, gli agenti del commissariato San Paolo, coordinato dal vice-questore Giovanni Temporale, hanno ricostruito per intero una storia drammatica, intrisa di elementi satanici ed esoterici.

Già, perchè Roberto che amava auto-riprendersi vestito da «sacerdote del Demonio», in una specie di dissacrante (e di pessimo gusto) parodia di Gesù, era riuscito a distruggere la vita della giovane, conosciuta attraverso un annuncio pubblicato su un giornale di incontri tra persone sole e desiderose di amicizia.

Il resto è facile. Il primo contatto, senza problemi. Trascorre un mese, più o meno normale, considerate le singolari manie di Roberto. All’improvviso, nel rapporto di coppia, compaiono il demonio e i riti satanici. Lui afferma che «deve possederla perchè Satana lo vuole». Che è già un bel programma. Lei tenta di ribellarsi, di questo triangolo proprio non ne vuole sapere, ma invano. Le impone di non confidarsi con nessuno. Lei obbedisce e ogni sera torna a casa, sempre più sconvolta. Sono i genitori, finalmente, ad accorgersi che stava accadendo qualcosa di strano, anzi molto di più.

«Caronte» diventa violento, trasforma la sua casa in una prigione, e ne abusa ripetutamente. Poi il giochetto dell’armadio. Se qualcuno bussa alla porta della nonna, il satanista la chiude a chiave dentro, tra cappotti e vesti sacre, per decine di minuti. Nessuna deve vederlo, spiega convinto. A proposito della nonna. Possibile che non si sia mai accorta di nulla? Anche il suo ruolo, adesso, è al vaglio della squadra di polizia giudiziaria, guidata dall’ispettore capo Massimo Galasso.

Riti satanici e messe nere diventano presto un incubo continuo. A Roberto il sesso non basta più e vuole anche soldi. Le rapina il telefonino, scarica le foto dei genitori sul suo pc, stampa le foto e così inizia la variante dei riti voo-doo. «Se non paghi faccio ammalare mamma e papà». Perfido, concentrava gli spilloni in testa e in altre zone sensibili del corpo. Per fortuna, senza apparenti conseguenze. Eccolo, nelle foto, mentre si fa riprendere quando «infilza» i familiari, uno dopo l’altro. Sguardo spiritato e formule jettatorie contro tutto e tutti i nemici che si oppongono ai suoi piani. Sino a quando il padre di Giorgia, persa la pazienza, non è andato a denunciare la storia alla polizia.

La casa di Roberto, disoccupato, con qualche piccolo ma significativo precedente penale, è stata perquisita. Negli scaffali della libreria decine di testi esoterici, tema dominante il satanismo. Poi gli attrezzi del mestiere. Vesti «sacre», croci e gli antichi simboli della magia nera. Insomma, il solito ciarpame, le cianfrusaglie che servono ai riti propiziatori. Compresi due micro contenitori di plastica, che - riempiti di vernice rossa - servivano a simulare il fluire del sangue dalle (false) ferite.

L’amico di Satana, durante il primo interrogatorio, non s’è affatto perso d’animo. Faceva il duro, quello che non ha nulla da temere.
L’unico momento di tensione, quando ha tentato di fissare con uno sguardo intenso e torvo uno dei poliziotti che stava cercando di ricostruire i molti episodi, tutti gravi, denunciati dalla sua presunta vittima. Invitato, con ferma gentilezza, a lasciar perdere la magia nera e a concentrarsi meglio sulle accuse.

Fonte - La Stampa, 1 Ottobre 2008

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