In paese una folla di secuaci: «E' lui il nuovo Padre Pio»
RAFFAELLO MASCI - INVIATO A MONTECORVINO (Salerno)
Tutto dice che potrebbe essere il padre Pio del XXI secolo: da sei anni ha le stimmate che emanano odore di viola, va in estasi e parla in aramaico, in Quaresima soffre la passione di Gesù sul suo corpo, in casa ha immagini sacre che lacrimano, e al suo seguito comincia a formarsi una piccola folla di fedeli. Eppure Giulio Massa, lo «stimmatizzato di Montecorvino» è l’opposto di ciò che si può immaginare: un uomo giovane (38 anni), struttura da rugbista, jeans e camicia a quadretti, un bel viso sereno con un velo di barba, stretta di mano decisa, un sorriso solare, una passione per la cucina che coltiva preparando manicaretti di cui tutto il paese parla. Non è un religioso, non ha incarichi parrocchiali né appartiene a gruppi ecclesiali. Ha, invece, un grande negozio di alimentari e frutta nella frazione Macchia di Montecorvino, in provincia di Salerno, e lo gestisce insieme con la moglie Lucia, bellezza mediterranea, bruna e con gli occhi azzurri. La coppia ha due bambini: una femmina di sei anni e un maschietto di otto mesi.
Non c’è nulla in lui, insomma, che faccia pensare a qualcosa di particolare. Tuttavia Giulio, a iniziare dalla Quaresima del 2002, è una persona toccata da una eccezionalità forte, addirittura sovvertitrice: «Dio lo ha scelto come segno», o almeno così dicono quelli che gli stanno vicino e che conoscono la sua vicenda. Lui non parla, in quanto vincolato al silenzio dalle autorità ecclesiastiche a cui esprime rispetto e obbedienza. In paese, però, la storia la sanno tutti, lui è una persona riservata ma trasparente: indossa dei guantini ginnici per nascondere ferite di cui tutti conoscono la natura. E’ così nota la sua condizione a Montecorvino che lui stesso ci scherza su: «E’ lei la mia vescova» dice, presentando la ragazza del bar vicino al suo negozio, e che gli versa un’acqua tonica.
La sua storia, che ricostruiamo attraverso testimoni oculari e dirette, inizia la Quaresima di sei anni fa. Sul suo corpo, nell’arco di qualche settimana, cominciano ad apparire quei segni evidenti che siamo soliti chiamare stimmate: le «cinque piaghe del Signore», più una forte ecchimosi sulla spalla destra (ipoteticamente il segno della Croce trascinata fino al Calvario). L’approccio di Giulio e della moglie - persone allora religiose ma senza particolare zelo - è il più razionale: vanno da un dermatologo. Ma dopo qualche giorno inizia un nuovo fenomeno: Giulio ha delle estasi che durano in genere una decina di minuti, durante le quali parla prima in una lingua ignota e, poi in italiano. Gli psichiatri, che nel frattempo si sono associati al consulto medico, non riscontrano in lui patologie note. Ma dato che durante le estasi gli parla (o gli parlerebbe) nientemeno che Gesù, la cosa prende subito un’altra piega. A questo punto nella vita di Giulio entra don Luigi Maione, parroco di Ogliastro Cilento, e prete esperto della materia che ormai si appalesa come soprannaturale. Don Luigi inizia a seguire Giulio e anche a registrare le sue estasi con una telecamera (a oggi sono circa 150 quelle documentate). Gli esperti vaticani cui il sacerdote sottopone le registrazioni non hanno dubbi: durante le estasi Giulio parla in aramaico, la lingua di Gesù, e poi traduce in italiano lo stesso testo.
Dal 2005 a questi fenomeni si associano anche le lacrimazioni: di una statua della Madonna di Medjugorje, di una immagine di padre Pio, di una stampa che rappresenta il Cuore misericordioso di Gesù. Infine c’è un crocifisso da tavolo che trasuda olio e sale in continuazione. «Durante la settimana santa - raccontano in paese - è stato un vero massacro: Giulio ha vissuto nella sua carne la passione del Signore».
Gerardo Pierro, arcivescovo metropolita di Salerno, frena: «Questo ragazzo - dice - forse mi è stato presentato una volta, in un contesto pubblico, ma non l’ho mai voluto incontrare personalmente. Ho preferito affidare l’indagine a un mio collaboratore che sta raccogliendo un dossier. Ho solo consigliato di fare riferimento agli esperti della congregazione per le cause dei santi, in Vaticano, che sono esperti nel discernere fenomeni di questo genere. So bene - aggiunge il prelato - che il confine tra la patologia psichiatrica e il soprannaturale è spesso labile. Quindi io non voglio dire nulla, finché questa indagine non sarà conclusa».
Secondo una fonte molto attendibile, l’incaricato che l’arcivescovo ha investito dell’indagine sarebbe il vicario generale della diocesi, Marcello De Majo, il quale poco prima di Pasqua avrebbe prodotto una relazione e ne avrebbe messo a parte non solo la sua diocesi ma anche «altre diocesi campane», in quanto il «fenomeno Giulio» travalica i confini della sua parrocchia. Anche se lo «stimmatizzato» è vincolato al silenzio può tenere una sorta di catechesi «e così - racconta - faccio dei cenacoli in alcune chiese, qui e a Cava de’ Tirreni. Il giovedì ci riuniamo per l’adorazione del Santissimo, recitiamo la corona alla Madonna e io faccio un breve commento a ogni mistero del Rosario. E poi vivo sereno, mi occupo della mia famiglia, del mio lavoro. Il giovedì pomeriggio e la domenica, quando il negozio è chiuso, mi dedico al Signore. Quanto a tutto il resto, io mi rimetto all’autorità del vescovo, e faccio quello che lui mi dice».
Fonte - La Stampa, 21 Aprile 2007
Tutto dice che potrebbe essere il padre Pio del XXI secolo: da sei anni ha le stimmate che emanano odore di viola, va in estasi e parla in aramaico, in Quaresima soffre la passione di Gesù sul suo corpo, in casa ha immagini sacre che lacrimano, e al suo seguito comincia a formarsi una piccola folla di fedeli. Eppure Giulio Massa, lo «stimmatizzato di Montecorvino» è l’opposto di ciò che si può immaginare: un uomo giovane (38 anni), struttura da rugbista, jeans e camicia a quadretti, un bel viso sereno con un velo di barba, stretta di mano decisa, un sorriso solare, una passione per la cucina che coltiva preparando manicaretti di cui tutto il paese parla. Non è un religioso, non ha incarichi parrocchiali né appartiene a gruppi ecclesiali. Ha, invece, un grande negozio di alimentari e frutta nella frazione Macchia di Montecorvino, in provincia di Salerno, e lo gestisce insieme con la moglie Lucia, bellezza mediterranea, bruna e con gli occhi azzurri. La coppia ha due bambini: una femmina di sei anni e un maschietto di otto mesi.
Non c’è nulla in lui, insomma, che faccia pensare a qualcosa di particolare. Tuttavia Giulio, a iniziare dalla Quaresima del 2002, è una persona toccata da una eccezionalità forte, addirittura sovvertitrice: «Dio lo ha scelto come segno», o almeno così dicono quelli che gli stanno vicino e che conoscono la sua vicenda. Lui non parla, in quanto vincolato al silenzio dalle autorità ecclesiastiche a cui esprime rispetto e obbedienza. In paese, però, la storia la sanno tutti, lui è una persona riservata ma trasparente: indossa dei guantini ginnici per nascondere ferite di cui tutti conoscono la natura. E’ così nota la sua condizione a Montecorvino che lui stesso ci scherza su: «E’ lei la mia vescova» dice, presentando la ragazza del bar vicino al suo negozio, e che gli versa un’acqua tonica.
La sua storia, che ricostruiamo attraverso testimoni oculari e dirette, inizia la Quaresima di sei anni fa. Sul suo corpo, nell’arco di qualche settimana, cominciano ad apparire quei segni evidenti che siamo soliti chiamare stimmate: le «cinque piaghe del Signore», più una forte ecchimosi sulla spalla destra (ipoteticamente il segno della Croce trascinata fino al Calvario). L’approccio di Giulio e della moglie - persone allora religiose ma senza particolare zelo - è il più razionale: vanno da un dermatologo. Ma dopo qualche giorno inizia un nuovo fenomeno: Giulio ha delle estasi che durano in genere una decina di minuti, durante le quali parla prima in una lingua ignota e, poi in italiano. Gli psichiatri, che nel frattempo si sono associati al consulto medico, non riscontrano in lui patologie note. Ma dato che durante le estasi gli parla (o gli parlerebbe) nientemeno che Gesù, la cosa prende subito un’altra piega. A questo punto nella vita di Giulio entra don Luigi Maione, parroco di Ogliastro Cilento, e prete esperto della materia che ormai si appalesa come soprannaturale. Don Luigi inizia a seguire Giulio e anche a registrare le sue estasi con una telecamera (a oggi sono circa 150 quelle documentate). Gli esperti vaticani cui il sacerdote sottopone le registrazioni non hanno dubbi: durante le estasi Giulio parla in aramaico, la lingua di Gesù, e poi traduce in italiano lo stesso testo.
Dal 2005 a questi fenomeni si associano anche le lacrimazioni: di una statua della Madonna di Medjugorje, di una immagine di padre Pio, di una stampa che rappresenta il Cuore misericordioso di Gesù. Infine c’è un crocifisso da tavolo che trasuda olio e sale in continuazione. «Durante la settimana santa - raccontano in paese - è stato un vero massacro: Giulio ha vissuto nella sua carne la passione del Signore».
Gerardo Pierro, arcivescovo metropolita di Salerno, frena: «Questo ragazzo - dice - forse mi è stato presentato una volta, in un contesto pubblico, ma non l’ho mai voluto incontrare personalmente. Ho preferito affidare l’indagine a un mio collaboratore che sta raccogliendo un dossier. Ho solo consigliato di fare riferimento agli esperti della congregazione per le cause dei santi, in Vaticano, che sono esperti nel discernere fenomeni di questo genere. So bene - aggiunge il prelato - che il confine tra la patologia psichiatrica e il soprannaturale è spesso labile. Quindi io non voglio dire nulla, finché questa indagine non sarà conclusa».
Secondo una fonte molto attendibile, l’incaricato che l’arcivescovo ha investito dell’indagine sarebbe il vicario generale della diocesi, Marcello De Majo, il quale poco prima di Pasqua avrebbe prodotto una relazione e ne avrebbe messo a parte non solo la sua diocesi ma anche «altre diocesi campane», in quanto il «fenomeno Giulio» travalica i confini della sua parrocchia. Anche se lo «stimmatizzato» è vincolato al silenzio può tenere una sorta di catechesi «e così - racconta - faccio dei cenacoli in alcune chiese, qui e a Cava de’ Tirreni. Il giovedì ci riuniamo per l’adorazione del Santissimo, recitiamo la corona alla Madonna e io faccio un breve commento a ogni mistero del Rosario. E poi vivo sereno, mi occupo della mia famiglia, del mio lavoro. Il giovedì pomeriggio e la domenica, quando il negozio è chiuso, mi dedico al Signore. Quanto a tutto il resto, io mi rimetto all’autorità del vescovo, e faccio quello che lui mi dice».
Fonte - La Stampa, 21 Aprile 2007
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