lunedì 7 aprile 2008

IL DIAVOLO


Charum, Humbaba, Nergal, Pazuzu, Apophis, Seth, Iblis, Shaytan, Ahriman, Bhuta, Prta, Pisana, Abadon, Beelzebub, Beliar, ecc…sono nomi diversi fra loro, appartenenti a culture e religioni diverse che però indicano un’unica entità : il diavolo.

La concezione visiva di un diavolo con le corna e unghie spartite, orrendo a guardarsi, proviene dalla mitologia pagana e non dalla Bibbia. Non è un insegnamento cristiano ma una credenza popolare; infatti per la religione il diavolo è un’entità spirituale, che non ha forma né consistenza. Il diavolo ed il male sono considerati sinonimi e come il male ha molte facce così il diavolo ha molti volti. Le caratteristiche fisiche del diavolo derivano dall’incontro di fonti diverse e soprattutto dall’unione delle varie figure che rappresentano il male nelle diverse religioni pagane. Già i graffiti nelle caverne mostrano l’umanità in conflitto con animali dotati di corna. L’aspetto del demone Puzuzu ( grandi ali, zampe ed artigli) particolarmente temuto nella Mesopotamia antica ha profondamente condizionato l’iconografia del diavolo. Alla molteplicità delle fattezze fisiche con le quali viene rappresentato si aggiunge anche la creatività degli artisti, che fin dal Medioevo ha sentito la necessità di rappresentare il diavolo; in principio per rispondere all’esigenza della Chiesa di illustrare il “vero” volto del male ai fedeli ( fedeli per la maggioranza analfabeti e più facilmente predisposti ad essere impressionati e colpiti da rappresentazioni visive). In seguito però quell’immagine è entrata a far parte dell’arte divenendo soprattutto un simbolo;e se nella letteratura e nella musica il diavolo è una creatura sibillina ed ambivalente ( si pensi alla figura letteraria di Faust, Dorian Gray cc..), nell’arte figurativa costituisce un soggetto più definito dal punto di vista simbolico poiché le sue rappresentazioni sono dominate dalla mostruosità e da tutti gli attributi che pongono in evidenza la sua malvagità ( si pensi ai Gargoiles di Notre-Dame). Inoltre nell’aspetto esteriore del diavolo si sommano anche tutte le paure ancestrali dell’uomo ( i peli quale simbolo di bestialità, le zanne simbolo del cannibalismo ecc..).

La cultura popolare ha usato spesso la figura demoniaca in racconti e favole con notevoli risvolti pedagogico-moralistici, che le leggende hanno assorbito sotto forma di segnali mitici ad uso propriamente educativo. La rappresentazione figurativa del diavolo è il misto delle paure ataviche che hanno sempre attanagliato l’uomo.

Dopo l’Editto di Costantino del 313 d.C. ed il concilio di Nicea del 325, il diavolo venne volutamente identificato con le fattezze del satiro Pan che già come figura mitologica aveva valenza negativa poiché rappresentava gli aspetti temibili della natura. Si cercava infatti di eliminare i riti pagani più comuni e le credenze pastorali molto diffuse sulla pastorizia e sui raccolti. Così il pentacolo, simbolo di Venere, pianeta indicato dalla natura pagana come l’astro di maggiore influenza per la fertilità della donna e delle messi venne demonizzato divenendo il simbolo del male. L’iconografia demoniaca, mantenne le sembianze del satiro per molti anni aggiungendo man mano che passava il tempo particolari come le ali, varie corna, artigli ecc.. Le zampe con zoccolo spaccato furono sostituite da quelle di “uccello” quando sulle Alpi francesi furono trovate impronte fossili impresse sulla roccia che si inerpicavano in barba alle leggi naturali perpendicolarmente sulle asperità delle montagne. Oggi sappiamo che le impronte erano di piccoli dinosauri saurisci del periodo giurassico ( circa 200 milioni di anni fa). Nella tradizione popolare alcuni luoghi caratterizzati da aspetti aspri o particolarmente inquietanti ( grotte profonde, rupi o montagne ardue da scalare) vengono messi in relazione con il diavolo.

Fonte - Mito e Leggende


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