lunedì 21 aprile 2008

CATTURATI DALLE SETTE - Avvenire 17/4/2008


LE SFIDE DI OGGI
A Bologna le storie di chi è finito in reti dannose ma anche il modo per uscirne. Un telefono raccoglie, 24 ore su 24, le richieste d’aiuto
Catturati dalle sette «Urgenza pastorale»

I vescovi Ambrosio e Negri, con don Aldo Bonaiuto ieri alla giornata di studio sul fascino pericoloso che maghi, stregoni e guru esercitano soprattutto sui giovani e le persone più fragili

Maghi, guru, stregoni stanno in­vadendo l’Italia allontanando le persone da una vita normale e finendo spesso per distruggerle. Questo il grido d’allarme lanciato ieri a Bologna nel corso del convegno "Religioni, filo­sofie, sette» promosso dalla Conferenza episcopale regionale, Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, Gris, Istituto Veri­tatis Splendor, Fondazione «Dignitatis Humanae» e Associazione «Comunità Papa Giovanni XXIII». Al centro dei lavo­ri l’esperienza del telefono verde «anti sette occulte» (800 228866) fondato nel 2002 da don Oreste Benzi. «Da quel momento – racconta il respon­sabile del servizio don Aldo Buonaiuto – il telefono, attivo 24 ore su 24, non ha mai smesso di squillare. Ogni giorno ricevia­mo decine di chiamate da ogni parte d’I­talia. In questi anni abbiamo accompa­gnato 1800 casi. Abbiamo così scoperto un fenomeno dilagante: quello delle set­te occulte che possiamo definire diabo­liche perché tendono ad allontanare l’in­dividuo dalla società, dall’ambiente vi­tale, dagli affetti, da una vita normale». «Da noi – prosegue – arrivano soprattut­to i genitori alla ricerca di soluzioni per i figli che improvvisamente cambiano comportamento nel modo di parlare, di vestire, nelle amicizie. Sono ragazzi che hanno voglia di avventurarsi nella sug­gestione. La scintilla, quasi sempre, scat­ta con l’invito di un adulto che propone il coinvolgimento in mondi che sembra­no caratterizzati dal gioco e dal diverti­mento ma che in realtà si rivelano tun­nel infernali». Don Buonaiuto traccia anche l’identikit delle vittime delle sette. «Sono in genere giovani che hanno grandi problemi di re­lazione e che vivono nella solitudine. Op­pure adulti con problemi economici e di salute, che corrono ovunque cercando le risposte alla propria disperazione».
In questa escalation due fenomeni ap­paiono più preoccupanti di altri. Le psi­cosette che, sotto la maschera del be­nessere fisico e psicologico, rivelano un volto crudele che manipola e schiavizza la persona. O le sette che propongono la cultura dell’orrore e del macabro come i gruppi satanici dediti alla stregoneria e al­la magia nera. «Sono pericolosissime – conclude don Buonaiuto – perché esal­tano il male facendolo passare per un be­ne. Si inizia proponendo ai ragazzi di in­contrarsi nei cimiteri. Si finisce per coin­volgerli nel vilipendio di cadaveri e nei furti di ostie consacrate. Il tutto accom­pagnato dalla somministrazione di stu­pefacenti. Sono realtà animate da un principio anticristiano che abusano del sacro e del suo linguaggio per scopi terribili".
Ma come può porsi la Chiesa di fronte a questi fenomeni? Mons.Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, non ha dubbi. «Le sette – dice – sono la più grande sfida che il cattolicesimo ri­ceve dal contesto della vita sociale, so­prattutto dei giovani. Studiare questo fe­nomeno, che è molto vasto, complesso e a tratti contraddittorio ci serve per ca­pire l’identità dell’avvenimento della fe­de e quindi la necessità di rinnovarne la professione nel mondo. D’altra parte ci rende coscienti del terribile attacco che di generazione in generazione lo spirito del male compie nei confronti della fe­de. Di fronte a questo fenomeno mi sem­bra che negli ultimi anni si sia peccato un po’ di provincialismo. Si è ridotto il feno­meno a un fatto di costume o psicologi­co smarrendo il quadro globale. La Chie­sa può vincere questa sfida: ma occorre che i cristiani prendano coscienza di que­sta realtà e della loro diversità rispetto al­le sette».
Da parte sua il vescovo di Piacenza-Bob­bio, Gianni Ambrosio ricorda che quella delle sette «è una sfida pastorale impor­tante perché esse possono attecchire so­lo se trovano un terreno preparato. A que­sto dobbiamo prestare molta attenzio­ne: e curare gli aspetti culturali, sociali e religiosi per far sì che non ci sia un terre­no propizio per il diffondersi di certi fe­nomeni. In questa prospettiva la strada dell’educazione è importante: per mo­strare che il punto di forza di certi grup­pi (la presentazione della vita troppo semplice e accomodante) è in realtà un punto di debolezza. Farlo conoscere è un punto cruciale del cammino formativo».
da Bologna, Stefano ANDRINI

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