venerdì 18 luglio 2008

Will Smith i superproblemi del supereroe. Critiche per la fede in Scientology


Critiche per la fede in Scientology "I principi sono quelli della Bibbia"
LORENZO SORIA
LOS ANGELES
Si è conquistato il soprannome di «Mr. 4th of July», non per patriottismo ma perché la data del 4 luglio, anniversario dell’Indipendenza americana nonché il più lucroso week-end cinematografico dell’anno, è ormai un suo regno personale. Dopo Independence Day e Men in Black per Will Smith è stata dunque la volta di Hancock, con cui ha collezionato nel solo week-end 66 milioni di dollari. E la conferma che, con undici film alle sue spalle che hanno superato, solo negli Usa, i 100 milioni di dollari d’incasso, Smith è ormai l’attore più popolare del pianeta, uno che anche quando fa film non esattamente facili come I am Legend o The Pursuit of Happyness, diretto da Gabriele Muccino, fa comunque accorrere la gente. In Hancock, per la prima volta, Will recita la parte di un supereroe. Supereroe un po’ singolare, che ha sempre accanto a sé la bottiglia di bourbon, con le mutande fuori dal costume e che, quando interviene per salvare qualcuno, crea ogni genere di danni. Nessuno lo stima più, anche i ragazzini ormai si prendono gioco di lui. «Mi ha attratto l’idea di questa bestia di uomo, autodistruttivo e nichilista, che combatte il mondo del crimine ubriaco e che terrorizza la gente che dovrebbe proteggere - spiega l’attore -. Abbiamo trovato un modo fresco e originale per affrontare il genere del supereroe». A un certo punto, Smith salva da un treno che gli sta venendo addosso un esperto di pubbliche relazioni, l’attore Jason Bateman, che decide di ricostruire la sua immagine.

Nella vita reale Smith non ha certo bisogno di interventi così radicali e agli occhi della maggior parte dei suoi fan è ancora Mr. Nice Guy, il nero rassicurante e spiritoso. Ma, come tutti quelli che arrivano al vertice, ha dei problemi d’immagine: la ragione principale è Tom Cruise. No, non è una questione di gelosia perché Smith lo ha scalzato, i due sono anzi molto amici e tra i bloggers c’è addirittura chi insinua una relazione. Il problema è la controversa Chiesa di Scientology, in cui Smith è stato appunto introdotto da Cruise. La questione della «New Village School», per esempio. Quando Smith e Jada Pinkett, la moglie, hanno inaugurato la media alle porte di Los Angeles ci sono state lodi: una scuola privata con borse di studio per accettare studenti di ogni ceto, a ognuno il suo laptop e mensa con cibo organico. Ma poi è emerso che una buona fetta del corpo insegnante era costituita appunto da membri di Scientology. E chi ha inventato il metodo didattico? L. Ron Hubbard, fondatore della Chiesa.

Non è finita. Per Natale, Smith ha regalato ai membri della troupe di Hancock dei buoni per condurre un test della peronalità presso la discussa Chiesa e una recente intervista in cui l’attore ha sostenuto di non vedere grande differenza tra Scientology, Buddismo e Induismo non ha aiutato: «In tutte le esperienze che ho avuto con Tom e Scientology, il 98 % dei principi sono gli stessi della Bibbia», ha rincarato. Dichiarazioni che hanno alimentato la discussione nel mondo dei blogger, ma che non hanno allontanato dalle sale i tanti fan di Smith, che con Hancock ha saputo mischiare azione e anche commedia. «Il mio personaggio è molto dark, ma è anche divertente. L’umorismo non è forzato». Come il suo amico Cruise, Will Smith è molto ambizioso e quanto ha raggiunto finora non gli basta. «Non ci sono film o storie che non potrei affrontare e sono sicuro del fatto che i prossimi dieci saranno i miei anni migliori», sostiene. Il primo traguardo è Natale, quando uscirà Seven Pounds diretto un’altra volta da Muccino.

Fonte - La Stampa, 11 luglio 2008

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