lunedì 9 giugno 2008

Omeopatia, quale valore scientifico?


Drammatici e recenti eventi di cronaca hanno riportato alla ribalta l'annosa questione sulla validità terapeutica e scientifica dell'Omeopatia. Da oltre due secoli, domande e dubbi si rincorrono senza sosta cercando di comprendere a fondo i meccanismi e la validità stessa di questa disciplina. Al di là della disquisizione scientifica riteniamo però imprescindibile una profonda riflessione sui confini che queste pratiche para-scientifiche debbono possedere. Niente è incontrovertibile se non l'esistenza umana stessa. Ogni discussione è lecita, nel reciproco dia-logos, ma non si può tollerare che 'altre' medicine, o meglio 'altri terapeuti', si sostituiscano a quella tradizionale conducendo giovani e ignare vittime alla morte come successo recentemente all'ospedale di Careggi, a Firenze.
Su Wikipedia, alla voce Problema della Demarcazione dei confini della Scienza, ritroviamo un breve quanto significativo contributo sui dubbi che questa disciplina ha sempre suscitato. Nel suo estratto possiamo leggere: <<Notevoli sono state le critiche nei confronti dell'omeopatia sin dalla sua nascita (ad opera di Samuel Hahnemann alla fine del XVIII secolo): Sir John Forbes, fisico alla corte della regina Vittoria del Regno Unito, in Homeopathy, Allopathy and Young Physic definiva l'omeopatia (e in particolare il suo principio della memoria dell'acqua) un "oltraggio alla ragione umana".Una delle critiche più recenti risale all'agosto del 2005, quando l'autorevole rivista medica The Lancet ha pubblicato un editoriale dal titolo La fine dell'omeopatia, in cui è pubblicata una ricerca dell'università di Berna condotta esaminando 110 ricerche dove si proverebbe l'inutilità dei metodi omeopatici, i cui effetti positivi sono assimilabili all'effetto placebo>>.

In riferimento a quanto appena letto riteniamo interessante per i Nostri lettori riproporre un articolo de La Repubblica del 27 Agosto 2005 dal titolo 'Scontro sulla medicina alternativa
"L'omeopatia? Solo un placebo"
':



Per una ricerca svizzera pubblicata dalla rivista Lancet
non c'è differenza tra un farmaco naturale e un bicchiere d'acqua
Scontro sulla medicina alternativa
"L'omeopatia? Solo un placebo"

di FABRIZIO RAVELLI


LONDRA - L'editoriale di "Lancet", una delle più autorevoli riviste mediche al mondo, ha un titolo che sembra definitivo: "La fine dell'omeopatia". Il principe Carlo farà un salto sulla sedia, visto che ha appena commissionato uno studio per convincere il governo a investire di più nella medicina alternativa. E con lui decine di milioni fra medici e pazienti filo-omeopatici nel mondo avranno una brutta sorpresa.

Lancet pubblica una ricerca dell'università di Berna, secondo la quale una sperimentazione incrociata dimostra che i farmaci omeopatici hanno un'efficacia solo illusoria, pari a quella del placebo, e cioè dell'acqua fresca. Difficile immaginare che i seguaci della medicina fondata alla fine del '700 dal dottor Samuel Hahnemann, a questo punto, facciano ammenda e buttino nella spazzatura tinture e preparati ultra-diluiti. Ma certo quello inferto dal dottor Matthias Egger e dai suoi colleghi è un duro colpo.

I ricercatori svizzeri hanno comparato i risultati di 110 trattamenti omeopatici con altrettante somministrazioni di farmaci convenzionali, in un ampio spettro di situazioni, dalle affezioni respiratorie alla chirurgia. Hanno scoperto che l'omeopatia non ha effetti più rilevanti del placebo. Più in dettaglio, a Berna dicono che, mentre nella sperimentazione su bassa scala (e quindi qualitativamente inferiore) s'è accertata una certa prevalenza degli effetti dell'omeopatia sul placebo, su una scala più ampia c'è stato il pareggio. Nessuna differenza fra prodotti omeopatici e acqua fresca. I farmaci convenzionali, invece, hanno vinto entrambe le partite.


Insomma, secondo Egger e colleghi l'omeopatia funziona solo se ci credi. L'editoriale di "Lancet", che si apriva con quel titolo sulla morte dell'omeopatia, conclude in maniera più salomonica: "Bisogna che i dottori siano chiari e onesti con i loro pazienti sull'assenza di benefici dell'omeopatia, e con se stessi sulla debolezza della medicina moderna nel prendere atto del bisogno di attenzione personalizzata da parte di loro pazienti". Un giudizio che coglie le debolezze scientifiche dell'omeopatia, ma anche la ragione del suo successo.

In Gran Bretagna, per esempio, ci sono più di 47 mila praticanti dell'omeopatia, più dei medici generici. Il 42 per cento dei medici generici indirizza pazienti alle cure di un omeopata. In Scozia l'86 per cento è in favore dell'omeopatia. Tutto il settore della medicina alternativa è in grande espansione: i britannici spendono attualmente 130 milioni di sterline all'anno per queste cure (dall'agopuntura, alle erbe, alla riflessologia), ma si stima che questa spesa salirà fino a 200 milioni nei prossimi quattro anni. Lo studio commissionato dal principe Carlo, che gli ha attirato critiche violentissime dagli ambienti scientifici, mira a dimostrare che la medicina alternativa potrebbe far risparmiare 3,5 miliardi di sterline al servizio sanitario pubblico.

La ricerca pubblicata da "Lancet", verosimilmente, non chiuderà affatto l'eterna discussione sui benefici dell'omeopatia. Va avanti da circa 200 anni, da quando il tedesco dottor Hahnemann cominciò a sperimentare il principio "similia similibus curantur", e cioè la cura delle malattie utilizzando in altissima diluzione le sostanze che ne erano all'origine. Erano, bisogna ammettere, gli anni dei salassi, delle purghe e delle sanguisughe. Anche le sostanze che Hahnemann provò a diluire erano a volte particolari: c'erano estratti di "mustela phoetida" (ghiandola anale di puzzola), "periplaneta americana" (scarafaggio), e "pediculus capitis" (pidocchio).

La diluizione elevatissima dei preparati omeopatici fa sì che, spesso, non resti nel preparato nemmeno una molecola del principio originario. Ma gli omeopati credono che esista una "memoria dell'acqua", in grado di trattenere la capacità di produrre benefici. E sono decenni che intorno all'omeopatia si accendono dispute scientifiche. E, per stare all'Italia, si ricorda il processo intentato contro Piero Angela da due associazioni di omeopati, per una puntata di Superquark. Angela ebbe la solidarietà di scienziati come Dulbecco, Levi Montalcini, Sirchia. I giudici lo assolsero.

Nessun commento: