lunedì 3 dicembre 2007

Il risveglio del sacro: perplessità e prospettive

Le nuove forme di religiosità non sensibilizzano solo persone finora estranee alla fede, vengono influenzati anche fedeli cristiani, più o meno praticanti. Responsabili, secondo alcuni, l’ignoranza religiosa, la facile attrattiva per il nuovo e il diverso, il bisogno di scaricare obbligazioni e censure. Cose tutte che rimandano ad una certa superficialità di vita.

Attualmente si sta vivendo un risveglio del sacro, ammesso ormai unanimemente.
I sociologi, trattandosi di un fenomeno di massa, sono costretti in qualche modo ad occuparsene. Non tanto per esaminare le varie dottrine, quando ci sono, o per raggruppare i vari movimenti secondo qualche analogia: sono così numerosi e spesso tanto labili da rendere il lavoro poco appetibile.
Il bisogno del sacro sembra esploso senza che alcuna forza religiosa tradizionale fosse in grado di controllarlo. Ed era lontanissima dal prevederlo, anche quella forma di cultura, specificamente atea e dichiaratamente materialista, che in Europa ed in America, negli anni settanta, fiancheggiava, anche se non di proposito, orientamenti verso la “morte di Dio” e l’avvento della secolarizzazione totale.
L’attuale simpatia per il sacro sconcerta per il fatto che si manifesta come un fenomeno generale anche se non organizzato. Si presenta in forma variegata, discontinua, onnicomprensiva, dove ciascuno può far rientrare qualsiasi cosa. Si esprime cioè come una forma di religiosità.

La religione invece ha caratteristiche collaudate da una tradizione storica, presenta una propria fisionomia, dei contenuti dottrinali, riti affermati, riconoscimenti specifici.

In crescita continua

Secondo le ultime statistiche il bisogno del sacro o il diffondersi di forme di religiosità prendono il 90% della popolazione in USA, e l’80% anche in Italia, con una tendenza alla crescita. E’ poi diffuso molto anche in Africa, facilitato da spinte in parte diverse, e negli altri continenti.
Nelle religioni storiche si è verificato un calo, dagli anni settanta, che va dal 50% al 25%. Ora, secondo i sociologi, c’è la risalita che segna un cauto recupero.
Il prorompere del sacro sembra coincidere, in Europa e nei paesi occidentali, con il calo dei consensi per la scienza organizzata.
E’ stata infatti l’affermazione della scienza con tutte le sue scoperte a segnare un nuovo periodo storico, quello “moderno” appunto.
Ma quando si è avvertito che nemmeno la scienza è in grado di risolvere i problemi dell’uomo, di costituire per lui un vero appagamento, quando anche oggi si sperimenta che le tecniche ricavate dalla scienza vengono applicate in modo da costituire un vero pericolo per l’uomo, si incomincia ad appoggiare l’idea di “post-moderno”.
Nascono così concezioni nuove riguardo all’uomo e alla realtà, e ideologie che vanno per la maggiore. Con delle filosofie che si adattano a tutto.
Caratteristiche particolari: il ritorno al simbolico e al meraviglioso, decisamente rifiutati dal rigore scientifico. Adozione dell’immaginazione creativa, con “assenza di certezze”, “all’insegna del provvisorio e del mutevole”.
Il post-moderno si lancia anche nell’ambito religioso, senza però ritornare rigorosamente alle fonti religiose del “pre-moderno”, proprie delle chiese tradizionali, eredi del medioevo. Anche se adotta spesso gli stessi simboli, ne dà un significato diverso.
Nel pre-moderno infatti, il “meraviglioso” era controllato dalle chiese, non frutto di immaginazione personale creativa.
Si tratta di un neo-spiritualismo diffuso, spesso ibrido, ma che ha in certi casi, come in alcune rinate spiritualità orientali, una solidità incontestata, capace di una valida formazione interiore.
Movimenti di un certo neo-spiritualismo si hanno pure nelle chiese, spesso in sintonia con il post-moderno: grande devozione allo Spirito, interesse per il cristianesimo anche come bellezza, per le icone, per i miracoli, per le guarigioni dovute alla fede, per l’angelogia, per il demoniaco...
E non è detto, secondo i sociologi, che dell’esplosione del sacro non possano usufruirne anche le religioni storiche. Si prevede che nel 2000 saliranno a 6 milioni gli appartenenti ai movimenti carismatici, nati nella chiesa cattolica come in quelle protestanti.
Molti italiani si dicono influenzati dalle spiritualità orientali che fanno capo all’induismo e al buddismo, senza lasciare la chiesa. Alcuni gruppi (le sigle che li denominano sono moltissime) nati in ambito cristiano vogliono rimanere legati al cristianesimo senza appartenere ad alcuna chiesa tradizionale, cattolica o protestante.
In certi casi viene messa molto in dubbio la necessità di una chiesa istituzionalizzata. E’il risaputo Cristo sì, chiesa no. Anche nell’ebraismo, le punte più aperte non si inseriscono nell’ebraismo ortodosso.

Una novità

Un segno dei tempi per qualche sociologo sarebbe comunque questo: l’uomo non ama più dichiararsi materialista od ateo. Non fa più moda. E le distinzioni nette tra sacro e profano non interessano più. Per orientarsi, in una situazione del genere, è necessario, secondo il Papa nell’enciclica “Fides et Ratio”, “abbandonarsi con fiducia ad altri che possono garantire la certezza e l’autenticità della verità stessa...
La Rivelazione cristiana, come verità suprema, è la vera stella di orientamento per l’uomo”. Ciò non implica che si debba dare per scontata la conoscenza della propria religione, che dovrebbe continuamente venire arricchita ed aggiornata. Il Papa infatti punta molto sulla necessità di confrontarsi con il pensiero contemporaneo. E si fa strada un po’ alla volta nei credenti impegnati la convinzione che è indispensabile conoscere anche la religione degli altri.
Lo richiede una convivenza interrazziale in crescita continua e lo scambio interculturale ormai senza confini.
Conoscere le religioni è anche un mezzo per difendersi dagli ibridismi spirituali di facile diffusione.
“Il mio pensiero” dice il Papa parlando dei nuovi compiti che si aprono all’inculturazione, “va spontaneamente alle terre d’Oriente, così ricche di tradizioni religiose e filosofiche molto antiche. Tra esse, l’India occupa un posto particolare. Un grande slancio spirituale porta il pensiero indiano alla ricerca di un’esperienza che, liberando lo spirito dai condizionamenti del tempo e dello spazio, abbia valore di assoluto”.
Per un dialogo interreligioso costruttivo è necessaria quella forma di conoscenza che permetta serenità d’animo e discernimento.
Sono qualità che non vedono indiscriminatamente “il meglio” nel nuovo o in ciò che appartiene ad altri. E rendono capaci di accettare come valido, quello che altre religioni prospettano come tale. Facendolo proprio non necessariamente, ma, come dice il Papa, “estraendo da quel ricco patrimonio gli elementi compatibili con la fede, così che ne derivi un arricchimento del pensiero cristiano”.
Ciò che vi è di positivo, anche se proveniente da altre fonti, permette comprensione ed apprezzamento reciproco. Con la prospettiva di poter fare qualcosa in comune per il bene di tutti. In questo contesto entra anche la coraggiosa denuncia di ciò che è umanamente inammissibile, ad esempio il non riconoscimento, in ossequio alla propria religione, dei diritti umani universali.

Fonte - Missionari d'Africa

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