giovedì 27 dicembre 2007

MANUALE DI CRIMINOLOGIA CLINICA




a cura di Strano, et al.

Edizione 2003 - ISBN 88-8465-038-0

Bicolore 119,00 euro
Questo Manuale di Criminologia è frutto dell'esperienza dell'Autore nel campo della Psicologia criminale, esperienza maturata nell'ambito della Polizia di Stato italiana.
L'opera è dedicata, oltre che agli investigatori, ai Criminologi, ai Medici di base, agli Psicologi, agli Avvocati, ai Sociologi, agli Educatori e a tutti quelli che per motivi professionali o per interesse scientifico intendono acquisire delle tecniche per analizzare il comportamento criminale in modo più profondo e sistematico.

Nella prima parte del volume vengono riportati alcuni contenuti teorici riguardanti le situazioni (psicologiche, psicosociali, sociologiche) che possono collocarsi alla base del comportamento criminale e i fattori individuali che spesso interferiscono sull'esecuzione dell'atto delittuoso.

Nella seconda parte vengono esaminati i principali strumenti a disposizione del criminologo per acquisire informazioni utili all'analisi del crimine, come lo studio della scena del delitto, le tecniche di interrogatorio, l'uso della psicodiagnostica criminologica ecc..

Nella terza parte vengono trattate alcune aree tematiche specialistiche della Criminologia, alcune "classiche" nel mondo del crimine (omicidi, pedofilia ecc.), altre più moderne e non ancora trattate in modo ampio dalla letteratura scientifica, come il computer crime, la Criminologia del lavoro o i crimini maturati nell'ambiente delle sette sataniche. Il volume è corredato da una serie di strumenti operativi (test, questionari, griglie di analisi) utili all'attività criminologico-investigativa.
Scheda Tecnica 848 pagine in bicoloreoltre 130 schemi, tabelle e immagini inedite elaborate dai grafici della SEE su indicazione degli Autori41 Co-Autori hanno partecipato alla realizzazione delle molteplici tematiche trattate 12 Aree Tematiche Specialistiche Strumenti operativi (test, questionari, griglie di analisi) utili all'attività criminologico-investigativa)
INTRODUZIONE
Marco Strano
La criminologia clinica
L’attività del criminologo clinico
La Scienza Criminologica
Le applicazioni della Criminologia

PARTE PRIMA

I CONTRIBUTI TEORICI
CAPITOLO 1 - ALCUNE TEORIE SULL’ORIGINE DEL CRIMINE
Marco Strano
L’utilizzo delle teorie criminologiche
Fattori socioambientali
L’anomia
Dinamiche di disorganizzazione sociale
Deficit di socializzazione
Deficit di mezzi per raggiungere le mete sociali
Le opportunità differenziali
L’appartenenza a subculture devianti
L’etichettamento
Fattori psicologici
Meccanismi di apprendimento operante del crimine
Meccanismi di associazione differenziale
Meccanismi di apprendimento sociale
La deprivazione relativa
La violentizzazione
Brutalizzazione
Belligeranza
Prestazioni violente
Virulenza
Meccanismi di elaborazione cognitiva
Fattori genetici
Ereditarietà di tratti caratteriali
Fattori psicopatologici
Disturbi psichici potenzialmente correlati alla condotta criminale
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 2 - ALCUNI FATTORI INDIVIDUALI CHE POSSONO INFLUENZARE IL CRIMINE

Marco Strano
Introduzione
La personalità e il comportamento criminale
Alcolismo, aggressività e comportamento criminale
Le droghe e il crimine
Dipendenze e comportamenti criminali
L’eroina
La cocaina
Le anfetamine
Gli allucinogeni, l’ecstasy ed altri derivati degli anfetaminici
I cannabici
Aggressività e comportamento criminale
Predisposizioni bio-genetiche
Riferimenti bibliografici


CAPITOLO 3 - IL COSTRUZIONISMO COMPLESSO E IL NUOVO PARADIGMA CRIMINOLOGICO
Marco Strano
Le diverse discipline criminologiche
L’approccio eziologico
Logica deduttiva e Criminologia
Le critiche al determinismo
Il costruzionismo complesso
Il pensiero umano e il crimine
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 4 - LO STUDIO DELLA VITTIMA

Marco Strano, Valentina Gotti
Introduzione
Il ruolo della vittima nel crimine
I concetti in vittimologia
1. Condizione di criminale-vittima
2. La Vittima latente
3. Rapporto criminale-vittima
Vittima e contesto sociale
Come il reo percepisce la vittima
Come la vittima percepisce il reo
Diverse categorie di vittime
Gli effetti del crimine sulla vittima
Il danno primario
Il danno secondario
Le varie fasi del processo di vittimizzazione
Il processo decisionale della vittima (Victim decision making)
La ricerca vittimologica
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 5 - L’ANALISI DELL’AZIONE CRIMINALE

Marco Strano
La spiegazione del crimine
L’azione criminale come unità di analisi in Criminologia
Un modello a cinque fasi (five steps model)
Fase motivazionale
Fase della fantasia criminale
Fase dell’anticipazione mentale degli effetti
Fase della progettazione del comportamento criminale
Fase dell’esecuzione del crimine
L’azione criminale come percorso di pensiero
Gli elementi dell’azione criminale
Le tre dimensioni del crimine
Riferimenti bibliografici


PARTE SECONDA
GLI STRUMENTI DEL CRIMINOLOGO
CAPITOLO

6 - LA DIAGNOSI DEL DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITÀ

Francesco Gentile, Marco Strano, Roberta Bruzzone
Introduzione
La “storia” della psicopatia
I criteri diagnostici dell’ADP
Il quadro clinico dell’ADP
Le categorie psicopatiche di Hare
Le manifestazioni e i disturbi associati
La diagnosi differenziale
Il disturbo della condotta
Il comportamento antisociale dell’adulto
Le caratteristiche collegate a cultura, età e genere
La prevalenza
Il decorso
La familiarità
I rapporti con altra patologia
Il trattamento farmacologico
Il trattamento psicoterapeutico
Test diagnostico PCL per l’ADP
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 7 - TECNICHE DI COLLOQUIO CON IL CRIMINALE
Marco Strano, Valentina Gotti, Massimo Bedetti
Introduzione
Il colloquio criminologico istituzionale
Definizione ed obiettivi del colloquio criminologico istituzionale
Obiettivi del colloquio criminologico istituzionale
Contenuti ed aspetti tecnici del colloquio criminologico istituzionale
Le fasi del colloquio criminologico istituzionale
La presentazione
L’anamnesi
Il reato
L’approfondimento prognostico
La fine del colloquio e il congedo
L’atteggiamento dell’intervistato
L’atteggiamento del criminologo
L’utilizzo di se stesso come strumento nell’ambito del colloquio
Il colloquio criminologico investigativo
Gli indizi di menzogna
L’origine delle menzogne nelle persone
Le false confessioni
Emozioni, ed ansia: le alterazioni fisiologiche indotte dalle menzogne
L’evoluzione degli strumenti di interrogatorio nella storia
La macchina della verità (il poligrafo)
Il Voice Stress Analyzer
Il Facial Action Coding System
Lo Scientific Content Analysis
Il Verbal Inquiry Effective Witness
Il Truster Pro
Intervista cognitiva
La rilevazione termica del viso
Gli indicatori verbali e non-verbali della menzogna
Gli stili linguistici
Gli indici non verbali paralinguistici
Gli indicatori del corpo
Espressioni del viso e movimenti oculari
Il movimento delle mani del bugiardo
L’incertezza degli indicatori
L’atteggiamento dell’intervistatore e la rilevazione delle menzogne
Conclusioni
Riferimenti Bibliografici

CAPITOLO 8 - I TEST PSICOLOGICI APPLICATI IN CRIMINOLOGIA

Marco Strano, Francesco Gentile, Fabio Biancalani
Introduzione
Una rassegna di test di indagine personologica e psicopatologica utilizzati in Criminologia
A. Questionari e inventari di personalità
Il test 16 PF-5
Big Five Questionnaire (copyright OS-Organizzazioni Speciali)
Scale Di Personalità Di Comrey
Defense Mechanisms Inventory
Eysenck Personality Inventory
Gordon Personal Profile-Inventory
Minnesota Multiphasic Personality Inventory-
Scale di validità
Scale di base
Scale supplementari
Scale di contenuto
MMPI
Minnesota Multiphasic Personality Inventory-Adolescenti
B. Test Proiettivi
Psicodiagnostica Di Rorschach
Tecnica Delle Relazioni Oggettuali (O.R.T.)
Senior Apperception Technique (S.A.T.)
Somatic Inkblot Series (S.I.S.)
Test Di Appercezione Tematica (T.A.T.)
Picture-Frustration Study (P.F.S.)
Cognitive Synthesis Test (C.S.T.)
Test Della Figura Umana
Embedded Figures Tests - Eft e Geft
C. Scale cliniche e psichiatriche
Cognitive Behavioural Assessment . (C.B.A. .) (© OS-Organizzazioni Speciali)
Structured Clinical Interview For DSM-IV Axis I Disorders (CV) (S.C.I.D. -I)
SCID-II - Intervista Clinica Strutturata per il DSM-III-R Asse II
State-Trait Anxiety Inventory - Forma Y (S.T.A.I. -Y)
State-Trait Anger Expression Inventory (S.T.A.X.I)
Scale Psichiatriche Wittenborn
D. Test intellettivi e attitudinali
Test Dei Cubi Di Kohs
Culture Fair - Scala 2 E Scala 3
Test D70
Scala D’intelligenza Stanford-Binet - Forma L-M
Wechsler Adult Intelligence Scale - Revised (W.A.I.S. - R)
Matrici Progressive Di Raven (A.P.M., C.P.M., S.P.M.)
Test diagnostico PCL per l’ADP
L’impiego classico dei test in Criminologia
Gli strumenti diagnostici specifici del comportamento criminale
Meta-analysis of predictors of general and violent recidivism
Psychopathy Check List - Revised (PCL-R)
Violent Risk Appraisal Guide (VRAG)
Sex Offender Risk Appraisal Guide (SORAG)
Meta-analysis of predictions of sexual violence
Rapid risk assessment for sexual offense recidivism (RRASOR)
Minnesota Sex Offender Screening Tool - Revised
Static and dynamic risk assessment tools
California Actuarial Risk Assessment Tables
Spousal Assault Risk Assessment Guide (SARA)
Dangerousness Prediction Decision Tree
Suicide Probability Scale
HCR-20, Version
SCR-20
Questionario sul moral disengagement (MDQ)
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 9 - LE PERIZIE IN CRIMINOLOGIA

Monja Della Marianna
Introduzione
Perizia sulla imputabilità
Perizia sulla imputabilità del minorenne
Perizia sulla imputabilità del soggetto intossicato da alcool o da sostanze stupefacenti
Perizia sulla pericolosità sociale
Perizia sulla capacità dell’imputato di partecipazione cosciente al processo
Perizia sulle misure alternative alla detenzione
Perizia sulla infermità sopravvenuta, sulla capacità processuale e sulla incompatibilità con il regime carcerario
Perizia sull’uso personale di stupefacenti
Perizia psichiatrica sulla vittima
La perizia psichiatrica sul testimone
Il Perito
L’obbligatorietà della prestazione peritale
Il giuramento di verità ed obbligo del segreto
Il rapporto con il giudice
I rapporti con i consulenti di parte
La perizia psichiatrica
L’imputabilità e la responsabilità penale
La consulenza tecnica psicologica
Lo stile difensivo
Il colloquio clinico
L’uso dei reattivi mentali
La perizia psicologica in campo penale minorile
I quesiti al Perito
L’incarico
Schema di indagine peritale
Strumenti per la perizia sul minore
L’uso dei test nella perizia sui minori
Stesura della relazione finale
Conseguenze pratiche
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 10 - ALCUNI ASPETTI DI MEDICINA LEGALE RILEVANTI IN CRIMINOLOGIA: LE LESIONI

Alfonso Terrana , Giacomo Badalamenti
Introduzione
Lesioni da percosse
Irritazione
Ecchimosi e contusioni
Abrasioni-escoriazioni
Ferite lacero-contuse
Lesioni da arma bianca
Ferite da taglio
Ferite da punta
Ferite da punta e taglio
Ferite da fendente
Lesioni da armi da fuoco
Lesioni da proiettile unico
Lesioni da armi da fuoco a carica multipla
Le asfissie
Soffocazione diretta
Impiccamento
Strangolamento
Strozzamento
Annegamento
Sommersione interna
Intasamento
Soffocazione diretta
Confinamento
Avvelenamenti
Ustioni
Gravità di una ustione
Frattura e lussazione
Fratture
Fratture dirette
Fratture indirette
Lussazioni
Traumi e Fratture craniche
Lesione di organi interni
Aspetti medico-legali dell’infanticidio
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 11 - LINEAMENTI DI TANATOLOGIA

Alfonso Terrana
Introduzione
Fenomeni tanatologici primari immediati
Fenomeni tanatologici primari consecutivi
Ipostasi
Raffreddamento
Acidificazione
Rigidità cadaverica
Disidratazione
Fenomeni tanatologici secondari distruttivi
Autolisi
Putrefazione
Macerazione
Fenomeni tanatologici secondari conservativi
Saponificazione
Mummificazione
Corificazione
Docimasie dell’agonia
Resti ossei
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 12 - GLI INDICATORI PSICOLOGICI E MEDICO-LEGALI DELL’ABUSO SUI MINORI

Giacomo Badalamenti , Marco Strano
Introduzione
Cosa si intende per “abuso”
Informazione esplicita e informazione indiretta di abuso
La segnalazione dei casi di abuso
Gli indicatori dell’abuso sessuale
La diagnosi degli abusi sui minori
Segni associati di maltrattamento psicologico
Guida per la localizzazione degli indicatori di abuso sessuale sui minori
Le tecniche diagnostiche degli abusi sessuali sui minori
L’abuso sui minori nella legislazione italiana
Maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli (art. c.p)
Legge sulla violenza sessuale (L. 66/96)
Norme contro lo sfruttamento sessuale in danno di minori quali
nuove forme di riduzione in schiavitù (L. 269/98)
Incarichi peritali assegnati dal Giudice
La diagnosi globale multidisciplinare
La “carta di Noto”
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 13 - LA RICERCA SCIENTIFICA IN CRIMINOLOGIA

Cristiana Cioffi, Marco Strano
Conoscenza scientifica e conoscenza intuitiva
La ripetitibilità degli esperimenti
I concetti di base della ricerca scientifica
La formulazione del problema
Metodi di ricerca: approcci quantitativi e qualitativi
Metodo quantitativo
Metodi qualitativi
Fenomenologica
Ermeneutica
Indagine etnografica
Altri possibili approcci
Metodologia della ricerca applicata alla Criminologia
Statistiche di massa
Metodo sperimentale
Metodo dell’inchiesta
Indagini individuali
Il metodo storico
Linee guida per la progettazione di una ricerca criminologica
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 14 - L’ATTIVITÀ DI POLIZIA SCIENTIFICA

Alfonso D’Alfonso
Il Servizio di Polizia Scientifica in Italia
Le strutture centrali della polizia scientifica italiana
I laboratori fotografici
Sezione identità giudiziaria
Sezione identità preventiva
Sezione indagini sugli stupefacenti
Sezione indagini sui residui dello sparo
Sezione indagini medico-legali
Sezione indagini sulle cause degli incendi
Sezione indagini sui terreni sulle polveri e sui vetri
Sezione indagini sulle pitture sulle vernici e sugli inchiostri
Sezione indagini sulle banconote e sui documenti contraffatti
Sezione indagini biologiche
Sezione indagini balistiche
Sezione indagini sugli esplosivi
Sezione indagini sul suono e sulla voce
Sezione indagini sulle fibre sui marchi e sulle tracce da utensile
Sezione indagini grafiche
Sezione indagini sulle impronte latenti
Il Sistema per l’Identificazione Automatica delle
Impronte Digitali - A.F.I.S.
Sezione formazione e didattica
Il centro elaborazione dati della Polizia Scientifica
Unità di Analisi sul Crimine Violento - U.A.C.V.
Le strutture periferiche della polizia scientifica italiana


PARTE TERZA
AREE TEMATICHE SPECIALISTICHE: OMICIDI
CAPITOLO

15 - L’ANALISI CRIMINOLOGICA DEI CASI DI OMICIDIO

Marco Strano
Introduzione
Omicidi singoli e omicidi multipli
Gli omicidi seriali
Movente e motivazione omicidiaria
Analisi dei casi di omicidio
La spiegazione dell’omicidio
Le motivazioni (apparenti e latenti) dell’omicidio
Le fantasie omicidiarie
L’anticipazione mentale degli effetti dell’azione omicidiaria
La progettazione dell’omicidio
L’esecuzione dell’omicidio
Le fonti delle informazioni
L’analisi criminologica dei serial killer sessuali
I modelli basati sul bisogno di dominio
I modelli sull’origine traumatica dell’omicidio seriale
Verso un modello integrato di interpretazione
La fase motivazionale
La fase della fantasia criminale
La fase dell’anticipazione mentale degli effetti
La fase della progettazione
La fase dell’esecuzione
La reiterazione del comportamento violento: la serialità
Il ruolo dei media nella serialità
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 16 - OMICIDI A CARATTERE SERIALE: UN’ANALISI ESPLORATIVA
Roberta Bruzzone, Marco Strano
Alcuni cenni introduttivi
Aspetti motivazionali dell’omicidio a carattere seriale
Omicidi sex-related e omicidi seriali
La ricerca scientifica sui lust murder
Aspetti anamnestici dei soggetti
Aspetti psicologici dei soggetti
Fattori stressanti nella fase antecedente all’omicidio
Attività di pianificazione dell’omicidio
I segnali premonitori
La selezione della vittima
Comportamenti ricorrenti dopo l’omicidio
Fasi immediatamente successive al crimine
La partecipazione alle indagini dal parte del serial killer
La classificazione tipologica dei Serial Killer proposta da Holmes
Il visionario
Il missionario
L’edonista orientato al piacere sessuale
L’edonista orientato alla ricerca del brivido
L’edonista orientato al tornaconto personale
Il serial killer orientato al controllo e al dominio
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 17 - GLI OMICIDI IN FAMIGLIA

Marco Strano, Valentina Gotti
Introduzione
Gli omicidi nelle coppie
Lo studio di Holmes&Holmes () sugli omicidi nelle coppie
La donna che uccide
Gli uomini che uccidono
Lo studio di Websdale (1999)
Il parenticidio
L’infanticidio e il figlicidio
Problematiche criminologiche dell’infanticidio
Lo studio di Websdale sull’infanticidio
Valutazioni conclusive sullo studio di Websdale
I familicide: i mass-murder
Le stragi per amore
Le stragi per vendetta/odio
La strage commessa da un figlio
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 18 - ALCUNI OMICIDI ESTREMI: LE FORME DI CANNIBALISMO

Fabio Bernardini
Introduzione
Una tipologia di cannibalismo moderno
Cannibalismo guerriero
Cannibalismo Religioso
Cannibalismo per sopravvivenza
Cannibalismo per condanna
Cannibalismo per culinaria
Cannibalismo per vendetta
Cannibalismo dovuto a psicopatologie
La psicologia del cannibalismo moderno
La criminologia e l’antropofagia
Riferimenti bibliografici


COMPUTER CRIME
CAPITOLO

19 - IL COMPUTER CRIME E LA CYBERCRIMINOLOGIA

Marco Strano
L’adattamento dell’uomo al digitale
L’influenza del digitale sul crimine
Modifica di forme criminali tradizionali
Nascita di nuovi crimini
Le alterazioni nella percezione del crimine
La spiegazione del crimine in ottica digitale
Le nuove modalità di aggregazione tecnomediata dei gruppi delinquenziali nel cyberspazio
Aggregazioni subculturali nel cyberspazio: i gruppi di hackers
Le ricerche sugli aspetti psicologici del crimine informatico
Conclusioni
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 20 - LE STRATEGIE DI CONTRASTO AI CRIMINI INFORMATICI

Domenico Vulpiani
Premessa
Internet come luogo del delitto
L’organizzazione e la formazione dei cyberinvestigatori
Le investigazioni sul computer crime nelle aziende e nella P.A.
La sicurezza delle reti e delle strutture critiche informatizzate
Il contrasto alla pedofilia on-line
Il quadro normativo contro la pedofilia
Cyberterrorismo
Il riciclaggio di denaro sporco su internet
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 21 - IL COMPUTER CRIME NELLE AZIENDE: GLI INSIDERS

Marco Strano, Roberta Bruzzone
Introduzione
I reati ad opera di insiders
Le motivazioni degli insiders
Una ricerca criminologica sugli insiders
Lo strumento di misurazione utilizzato
Reazione sociale
Conoscenza delle norme penali specifiche
Valutazione e interpretazione delle norme penali
Valutazione delle possibilità di scoperta di un determinato crimine
Valutazione e interpretazione delle norme consuetudinarie
Valutazione della propensione alla denuncia penale di un determinato crimine
Comparazione di un determinato crimine con altre forme criminali
Percezione della vittima
La somministrazione dello strumento pilota
I primi risultati ottenuti
Conclusioni
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 22 - UNA RICERCA SUI GIOVANI HACKERS

Marco Strano, Valentina Gotti, Benedetto Neigre
Introduzione
L’assessment criminologico
Un giovane hacker: il caso di Cam
Valutazione del livello di competenza tecnica
Risultati al questionario motivazionale (QM)
Risultati del questionario sul disimpegno morale (QDMC)
Il test di personalità ACL e il colloquio
L’intervista generica sulla socializzazione
L’intervista semistrutturata criminologica (ISC)
I primi risultati della ricerca
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 23 - LE TECNICHE INVESTIGATIVE NEI CRIMINI AD ALTA TECNOLOGIA

Marco Mattiucci
Introduzione
Crimini ad alta tecnologia
Il Computer Crime
Virus e Cavalli di Troia
Remote control (controllo remoto)
Phreaking
Intrusion &Cracking
Pedofilia e Pornografia su rete telematica
E-mail Bombing
E-commerce frauds
Hacker & Hacking
Frodi tramite carte plastiche di pagamento
Il “modus operandi” del truffatore con carta di credito
Le tecniche criminali nelle le frodi con carta di credito
Embossing
Skimming
Internet Frauds
Clonazione di carte dotate di chip
Identification
Secure storage
Payment
Computation
Frodi con la moneta virtuale
Indagini tecniche sui telefoni cellulari
Video-Game illegali
L’attività di indagine nell’high tech crime
Gli attacchi al sistema Informatico ed informativo aziendale
Gestione dell’emergenza in caso di computer crime aziendale
Denunce ed Accertamenti Tecnici nei casi di computer crime
Metodiche di Indagine Tecnica nei casi di computer crime
Sicurezza e Personale: possibili strategie di prevenzione
Conclusioni
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 24 - UN PROFILO CRIMINOLOGICO DEI PEDOFILI SU INTERNET

Marco Strano, Luigi Lucchetti, Silvia La Selva, Stefano Iapichino
Le investigazioni sulla pedofilia on-line
Il programma di ricerca O.L.D.PE.PSY. (On Line Detected Pedophilia Psychology)
Attività di profiling sui cyberpedofili
Il profilo psicosociologico del pedofilo on-line
Il modus operandi del pedofilo on-line
Conclusioni
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 25 - TECNOLOGIA E CRIMINE: L’USO CRIMINALE DELLA CRITTOGRAFIA

Tommaso Palumbo
Introduzione
L’impiego delle comunicazioni crittografate nel mondo del crimine
Le attività investigative e la crittografia
Riferimenti Bibliografici


LE SETTE SATANICHE CAPITOLO

26 - CRIMINOLOGIA, SETTE SATANICHE E CONTROLLO DELLA MENTE

Marco Strano
Introduzione
L’ingresso degli individui nelle sette
Aspetti criminologici delle sette
Casi di crimini commessi da gruppi settari
Vilipendio di cimitero e violazione di sepolcro (Sette sataniche)
Omicidio (Setta della Suprema Verità, Aum Shinrikyo)
Furto e riciclaggio di materiale sacro (Sette sataniche)
Traffico di organi (Riti woodoo)
Favoreggiamento della prostituzione (Riti woodoo)
Sfruttamento della prostituzione (Riti woodoo)
Suicidio di massa (Setta apocalittica in Israele)
Suicidio di massa (Setta esoterico-informatica “Heaven’s Gate”)
Violenza sessuale - Associazione per delinquere - Spoliazione degli adepti, estorsione (Sette sataniche)
Terrorismo (Setta della Suprema Verità Aum Shinrikyo)
Condizionamento psichico e crimini
Le sette e la teoria della dissonanza cognitiva
L’analisi dei crimini delle sette
Il satanismo contemporaneo
Sette pseudoreligiose come organizzazioni criminali
La ricerca criminologica nell’ambito delle sette sataniche
Le tecniche di comunicazione delle sette
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 27 - ASPETTI CRIMINOLOGICI ED INVESTIGATIVI DEL SATANISMO CRIMINALE
Francesco Barresi
Introduzione
Il fenomeno del satanismo moderno
Definizioni e classificazioni
Manipolazione e persuasione nel satanismo
Satanismo e pedofilia
Crimini satanici e codice penale
Riferimenti bibliografici


LE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI

CAPITOLO 28 - L’ANALISI DELLE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI

Marco Strano
Introduzione
La criminologia delle organizzazioni
Il comportamento individuale ed organizzativo
L’analisi del comportamento individuale
L’analisi del comportamento organizzativo
La scelta dell’approccio di studio
Alcuni approcci per l’analisi organizzativa
Il paradigma strutturalista
Il paradigma sistemico
Il paradigma psicosociale
Il paradigma psicodinamico
Altre metodologie applicabili al modello multidimensionale di analisi
L’organizzazione metodologica dell’analisi
Il comportamento organizzativo
La motivazione dei gruppi
La scelta dei parametri
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 29 - STRUTTURE E DINAMICHE DELLE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI COMPLESSE

Marco Strano
Premessa
La differenziazione dei sistemi criminali
L’integrazione nei sistemi criminali
Gli elementi strutturali
La struttura sociale dei sistemi criminali
I partecipanti alle organizzazioni criminali
I fini delle organizzazioni criminali
La tecnologia criminale
L’ambiente e l’adattamento organizzativo
La criminalità organizzata nelle istituzioni totali: la dimensione
comunicativa
Adattamento e tecnologia criminale della mafia in carcere
L’adattamento dell’organizzazione criminale al regime
carcerario speciale
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 30 - I SISTEMI CRIMINALI DI TIPO MAFIOSO OPERANTI IN ITALIA
Antonio Picci
Il “sistema” criminale
Le caratteristiche e le linee di sviluppo
a) La struttura organizzativa
b) La strategia operativa
c) Il fattore “sostegno”
Le connessioni internazionali
La mafia siciliana
La camorra
‘Ndrangheta
Criminalità organizzata pugliese
Cosa nostra
Cartelli colombiani
Le triadi
La Yacuza
L’organizatsya
Riferimenti bibliografici

LA PEDOFILIA CAPITOLO 31 - ASPETTI EZIOLOGICI DIAGNOSTICI E TERAPEUTICI DELLA PEDOFILIA
Marco Strano, Gabriella Errico, Pasqualino Germani
Premessa
La Psicoanalisi
L’interpretazione di Jungh
Teoria dell’abusato abusatore
Teorie dell’identificazione Parentale
La Pedofilia Femminile
Modello delle precondizioni
L’approccio Psichiatrico
Il modello neuropsicologico e biologico
L’approccio Cognitivista
Il Modello del “Sexual Learning”
Verso un modello misto
La diagnosi della pedofilia: criteri diagnostici del DSM-IV (American Psychiatry Association)
Criteri diagnostici per F65.4 Pedofilia (302.2)
I criteri diagnostici di Lanning
La Fallometria
I criteri diagnostici di Prentky
I criteri diagnostici di Holmes
Prognosi della Pedofilia
Strategie terapeutiche per la pedofilia
Terapie farmacologiche
Terapia Chirurgica
Terapia Ipnotica
Terapia Comportamentale e Tecniche Cognitive
Covert Sensitization
Ricondizionamento Orgasmico
Social Skills
Psicoterapia e Psicoanalisi
Psicoterapia Psicodinamica di Gruppo
Trattamento Ospedaliero
Conclusioni
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 32 - L’ANALISI DEL COMPORTAMENTO DEI PEDOFILI: UNA GRIGLIA DI ANALISI CRIMINOLOGICA

Marco Strano, Elisabetta Perotti, Marco Luna
Introduzione
La griglia di analisi
Azione
Responsabilità
Conseguenze
Interazione adulto-bambino
L’applicazione della griglia di analisi
L’organizzazione del questionario
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 33 - UN CASO DI ABUSO SESSUALE INTRAFAMILIARE

Salvatore Siragusa, Raffaella Calabrese, Carla Del Carpio
Premessa
La Sindrome di Stoccolma
Il caso di Giulia
Valutazioni criminologiche
Aspetti clinici
Conclusioni
Riferimenti bibliografici Note dell’area pedofilia


LA CRIMINOLOGIA DEL LAVORO
CAPITOLO

34 - I REATI NEGLI AMBIENTI DI LAVORO: ALCUNE CONSIDERAZIONI CRIMINOLOGICHE

Marco Strano
Introduzione e definizioni
La Criminologia del Lavoro
Un nuovo approccio al fenomeno dei crimini aziendali
Il computer crime aziendale
Il mobbing e le molestie sessuali
I mass-murder sul luogo di lavoro
Teoria di Barling (1998)
Il modo in cui i lavoratori percepiscono la giustizia sul luogo di lavoro
L’uso di mezzi di controllo elettronici
La precarietà del posto di lavoro
Teoria Folger&Baron del popcorn model (1998)
Teoria di Simon (1997)
Ricerca scientifica e strategie di intervento
Gli strumenti di prevenzione basati sulla misurazione della percezione del crimine
La prevenzione del crimine aziendale
Progettare un percorso di prevenzione
L’attività di formazione/coscientizzazione in azienda
Indicazioni bibliografiche

CAPITOLO 35 - IL COMPUTER CRIME IN AZIENDA

Marco Strano
Introduzione
La criminalità informatica intraziendale e interaziendale
La criminalità informatica intraziendale
Furto di tempo macchina da parte dei dipendenti (impiego dei computer per finalità personali)
Furti o frodi ai danni delle aziende da parte dei dipendenti
Danneggiamenti dolosi dei sistemi
Furto di informazioni
Estorsioni
La criminalità informatica interaziendale
Spionaggio industriale
Sabotaggio dei sistemi informatici
Truffe via internet sui titoli di borsa
Cyberterrorismo
Le cause del computer crime aziendale
Le investigazioni nel computer crime aziendale
Le tecniche investigative nei casi di computer crime
Le prove elettroniche
Indicazioni bibliografiche

CAPITOLO 36 - MOLESTIE SESSUALI SUL LUOGO DI LAVORO: POSSIBILI STRATEGIE DI INTERVENTO
Marco Strano, Francesco Gentile, Massimo Bedetti
Introduzione
L’identificazione delle molestie
Molestia e corteggiamento: quale confine?
Psicologia del molestatore
Molestatore involontario
Molestatore occasionale
Molestatore seriale (serial harasser)
Molestatore pragmatico
Modelli di reazione alla molestia da parte della vittima
Conseguenze bio-psico-sociali delle molestie sessuali sulla vittima
Conseguenze delle molestie sessuali sul luogo di lavoro per le aziende
Prevenzione delle molestie sessuali in azienda
Indicazioni bibliografiche

CAPITOLO 37 - I FURTI IN AZIENDA
Alice Maree
Introduzione
Il concetto di “furto nell’azienda”
Portata e incidenza del furto all’interno di un’azienda
Il numero oscuro
La natura e le caratteristiche dei furti nelle aziende
Caratteristiche comuni
Le motivazioni sottostanti ad un furto all’interno dell’azienda
Il profile del colpevole
Modus operandi
Spiegazioni teoriche sul perché dei furti nell’azienda
Prevenzione del furto all’interno dell’azienda
Selezione del personale
Addestramento del personale
Creazione di un ambiente lavorativo favorevole
Riduzione delle occasioni atte a favorire il compimento di furti
Conclusioni
Indicazioni bibliografiche Note dell’area criminologia del lavoro


LA CRIMINOLOGIA INVESTIGATIVA
CAPITOLO

38 - L’ANALISI DELLA SCENA DEL CRIMINE NEI CASI D’OMICIDIO

Marco Strano, Roberta Bruzzone
Introduzione: il ruolo della Criminologia sulla scena del delitto
Le procedure tecniche di analisi della scena del delitto
Gli step del sopralluogo
Dove vengono cercate le tracce
Fattori inquinanti della scena del delitto
La descrizione della scena del delitto
La presenza di un criminologo sulla scena del delitto
Elementi psicologici e comportamentali dell’autore desumibili
dalla scena criminis
L’intervento del Criminologo
Le alterazioni della scena del crimine
Gli elementi utilizzabili per il profile
La scientificità dell’analisi
Il rapporto medico legale sull’omicidio
Segni di difesa
Le prime impressioni dello Psicologo-Criminologo e i rapporti con lo staff
Dinamiche psicologiche individuali degli investigatori
sulla scena del delitto
Rapporto tra l’investigatore leader e lo staff investigativo
Le dinamiche di gruppo tra gli appartenenti al team investigativo
Dinamiche psicologiche dei testimoni nel corso del
reperimento di informazioni
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 39 - INTRODUZIONE ALL’OFFENDER PROFILING

Massimo Picozzi e Angelo Zappalà
Introduzione
Definizioni
Scopi del profiling
Gli elementi fondamentali del profiling
Campi di applicazione del profiling
Breve storia del criminal profiling
I modelli di studio ed applicazione del profiling
Il modello FBI, Crime Scene Analysis (CSA)
David Canter e la Investigative Psychology
La Behavioural Evidence Analysis di Brent Turvey
Geographical Profiling (Canter)
Kim Rossmo ed il Geographical Profiling
Identità professionale del profiler
Appartenenti alle Forze di Polizia (investigatori in servizio attivo o in congedo)
Psicologi Forensi
Psichiatri Forensi
Criminologi
Sensitivi
Scientificità del Criminal Profiling
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 40 - L’ANALISI E LA PREVENZIONE DELLE RAPINE

Elio Zannoni
Introduzione
Definizioni
Dimensioni del fenomeno
Fattori causali
Fattori scatenanti
Tipologia del rapinatore
Tipologia della rapina
Strategie di prevenzione
Mentalità della sicurezza
Metodologie comportamentali
Misure per la riduzione delle opportunità
Conclusioni
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 41 - LA GRAFOLOGIA CRIMINOLOGICA

Marisa Aloia, Jenny Venturi
Introduzione
Il simbolismo in grafologia
I tre principali sistemi di analisi usati in Italia: Crepieux Jamin, Marco Marchesan, Girolamo Moretti
Criminologia grafologica
La psicologia della scrittura in criminologia
I segni dell’inganno
Segni pilota dell’inganno
Criminalità di circostanza e criminalità intenzionale
L’autore di scritti anonimi
La perizia come tecnica investigativa

CAPITOLO 42 - L’IPNOSI INVESTIGATIVA E IN PSICHIATRIA FORENSE

Vincenzo Mastronardi e Simona Costanzo
Introduzione: alcune valutazioni giuridiche
Una perizia medico-ipnologica di ufficio
Panoramica internazionale degli interventi in ambito forense e criminologico
Menzogne consapevoli e falsità incoscienti
Indiziati e imputati amnesici
Una perizia medico-legale in tema di “rapimento in narcoipnosi”
Ipermnesie ed investigazione
L’ipnosi e la perizia psichiatrico-forense
L’ipnosi in medicina criminologica
L’ipnosi in vittimologia
Riferimenti bibliografici

LA CRIMINALITÀ MINORILE CAPITOLO

43 - IL COMPORTAMENTO VIOLENTO DEL MINORE: LA PROSPETTIVA SOCIOCRIMINOLOGICA

Gemma Marotta
Premessa
La violenza come agire comunicativo
La violenza di gruppo
Le bande minorili
Le dimensioni della criminalità minorile “violenta”: i dati delle statistiche ufficiali
I delitti minorili violenti in italia dal al
Gli omicidi commessi da minorenni
I delitti sessuali ad opera di minori
Alcuni reati contro il patrimonio compiuti da minori
La distribuzione territoriale dei crimini minorili in Italia
Conclusioni
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 44 - IL RISCHIO DELLA DEVIANZA MINORILE E I NUOVI MODELLI DI PREVENZIONE

Gaetano De Leo, Laura Volpini
Introduzione
Il fenomeno della devianza minorile
Le forme emergenti di devianza minorile
Il problema dei minori immigrati
Il fenomeno della devianza di gruppo
Psicopatologie negli adolescenti tossicodipendenti
La spiegazione della devianza minorile
L’analisi dell’azione e la rilevanza degli effetti espressivi in adolescenza
Il disimpegno morale degli adolescenti devianti
Fattori distali e fattori prossimali della devianza
Modelli di prevenzione
Il determinismo triadico reciproco
Il modello dell’agentività umana
L’autoefficacia percepita
Il modello Fast Track di Dodge
Il modello normativo-istituzionale di De Leo
Riferimenti bibliografici

PARTE QUARTA
ALTRE AREE DI INTERESSE CRIMINOLOGICO
CAPITOLO 45 - BIOLOGIA DELL’AGGRESSIVITÀ
Giorgio Maria Bressa
Introduzione
Classificazione dei tipi di aggressività umana
Substrati anatomici dell’aggressività
Neurotramettitori implicati nel comportamento aggressivo
Serotonina
Noradrenalina ed adrenalina
Dopamina
Rapporto tra aggressività ed ormoni
Rapporto tra aggressività e metabolismo
Contributi genetici
Ipotesi di trattamenti farmacologici del comportamento aggressivo
Conclusioni
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 46 - I CRIMINI NELLA FAMIGLIA

Marco Strano,Valentina Gotti
Introduzione
La violenza tra i coniugi
Il fenomeno del “wife battering”
Le caratteristiche delle donne maltrattate
La violenza sessuale coniugale
Le conseguenze psicologiche sulla vittima
La violenza sui figli
Il maltrattamento fisico
Le difficoltà diagnostiche
La violenza psicologica sui figli
La patologia della somministrazione delle cure
La violenza sessuale sui minori
Alcoolismo e violenza intrafamiliare
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 47 - LA PSICOLOGIA E LA PSICOPATOLOGIA PENITENZIARIA

Marco Strano, Francesco Gentile
Introduzione
La psicologia penitenziaria
La psicopatologia penitenziaria
I disturbi d’ansia
La depressione
Il suicidio
L’autolesionismo
Le sindromi reattive alla carcerazione
Aspetti criminologici penitenziari
Aspetti psicologici della post-detenzione
Riferimenti bibliografici

CAPITOLO 48 - SICUREZZA, CRIMINALITÀ E VITTIMIZZAZIONE
Silvio Ciappi e Cristiana Panseri
L’analisi della paura e la teoria del “disordine” sociale
I progetti sulla sicurezza nelle città: il Comune regista della vivibilità urbana
Riferimenti bibliografici

APPENDICI
A - ASPETTI GIURIDICI RILEVANTI NELL’ATTIVITÀ DEL CRIMINOLOGO
Dario Bosco
Lineamenti di diritto penale di rilevanza criminologica
1. L’imputabilità
2. Cause che escludono l’imputabilità
3. La capacità criminale
Concetto e storia
4. Le misure di sicurezza
5. Personalità, pericolosità e misura cautelare
6. Il ruolo del criminologo nel sistema normativo vigente
Attività peritale e di consulente tecnico nella fase di cognizione
Attività nella fase di esecuzione

B - H.A.E.I.- HOMICIDE ACTION EVALUATION INTERVIEW INTERVISTA SEMISTRUTTURATA STANDARDIZZATA PER L’ANALISI DELL’AZIONE OMICIDA
Marco Strano
Caratteristiche dell’autore
Caratteristiche della vittima e relazione con l’autore
Analisi dell’azione omicidiaria (modello a 5 fasi)
Fase successiva all’omicidio

C - INTERVISTA SEMISTRUTTURATA PER L’ANALISI CRIMINOLOGICA DEI CASI DI PEDOFILIA

Marco Strano, Elisabetta Perotti, Marco Luna

D - PSYCHOPATHY CHECKLIST REVISED (PCL-R)

Marco Strano, Roberta Bruzzone

E - ALCUNE SCALE DI VALUTAZIONE PSICHIATRICA DELL’AGGRESSIVITÀ
Inventory for assessing different kinds of hostility (BDHI)
Aggression Questionnaire (AQ)
Overt Aggression Scale (OAS)
Barratt impulsiveness scale, version 11 (Bis-11)

lunedì 17 dicembre 2007

Deformazioni della manifestazione religiosa

Il perfezionismo nella vita religiosa

L'idea di Dio è il naturale punto di arrivo del ragionamento umano: l'uomo si distingue dall'animale perché è soprattutto un essere capace di pensare Dio.

Anche se l'idea di Dio è perfettamente logica e anche se l'uomo è un essere religioso per natura, la religione può essere vissuta e interpretata in modo errato da parte dell'individuo, può diventare uno strumento al servizio della nevrosi del soggetto. Nell'uomo ogni tendenza di tipo naturale può essere usata in maniera impropria e deviata. Ad esempio, la tendenza all'igiene è una manifestazione naturale dell'essere umano ma il nevrotico può deformare questo comportamento fino a renderlo patologico ed ossessivo: la rupofobia non è che la deviazione e l'esasperazione di un comportamento naturale e di una inclinazione naturale

Muovendo dalle osservazioni sui pensieri irreali e sui dialoghi interiori non è difficile identificare, ad esempio, un tipo di pensiero irrazionale che è presente in alcune manifestazioni deformate di religiosità.

Questa impostazione irrazionale consiste nella erronea identificazione che alcuni fanno fra santificazione e perfezionismo.

In certi casi, addirittura, il perfezionismo potrebbe essere una compensazione alla propria inferiorità – complesso d'inferiorità sviluppatosi nell'infanzia – e in tal caso il nevrotico potrebbe giungere a strumentalizzare la religione per proclamare la sua perfezione apparente, per ottenere l'attenzione degli altri.

L'essere umano non può raggiungere la perfezione in alcuna cosa perché se raggiungesse la perfezione in un solo aspetto della vita egli sarebbe automaticamente ridiventato immortale.

Quando Gesù esorta alla perfezione, con questo termine intende esortare gli uomini di buona volontà ad adeguare progressivamente il loro comportamento alla volontà di Dio, così come è riassunta nei dieci comandamenti: quando, per esempio, esorta a realizzare la castità (che è il corretto uso della sessualità) invita a realizzarla sempre in relazione al proprio stato di vita (cfr. Le diverse forme di castità, Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2348, 2349, 2350).

La perfetta continenza (il cosiddetto voto di castità assoluta) è la rinuncia al matrimonio, alla famiglia e alla sessualità coniugale con significato escatologico.

La perfetta continenza ha lo scopo di testimoniare la perfezione del mondo che verrà, quando l'unione con Dio sarà in grado di soddisfare ogni nostro bisogno, ogni nostro desiderio, ogni nostra necessità – anche la necessità del matrimonio e della relazione sessuale coniugale – e il corpo, sessualità compresa, sarà glorioso, cioè un corpo trasfigurato, sostanzialmente diverso sia da quello attuale, che è ferito, ma anche da quello originale che doveva essere divinizzato e trasfigurato.

Senza il peccato originale, infatti, la morte non sarebbe stata una separazione violenta dell'anima dal corpo, con produzione di cadavere, ma un passaggio, una trasposizione nell'aldilà di tutto l'uomo, corpo e anima, e quindi un evento gioioso e benedetto.

La Chiesa è un corpo differenziato in cui ciascuno ha la sua funzione: le attitudini suscitate dallo Spirito sono diverse e complementari. Lo stato di vita religioso, con i consigli di perfezione evangelica, serve a testimoniare l'indole escatologica della Chiesa, la sua tensione verso il Regno di Dio, cioè serve a testimoniare la perfezione del mondo che verrà: colui che è chiamato da Dio alla perfetta continenza non è affatto perfetto, egli è solo il testimone di una perfezione che verrà, cioè di una vita e di un corpo gloriosi che verranno, quella vita e quel corpo che, nell'attuale momento, solo Cristo risorto e la Vergine assunta in cielo hanno il privilegio di possedere.

Accanto alla vocazione religiosa esiste la vocazione laicale che è una vocazione destinata a testimoniare la necessità dell'incarnazione: il chiamato non è solo il religioso ma anche il laico perché esistono due esigenze di testimonianza, la testimonianza escatologica e la testimonianza dell'incarnazione. La vocazione del laico consiste nell'incarnare il progetto di Dio nelle realtà temporali, cioè i laici devono ordinare le realtà temporali secondo i comandamenti di Dio affinché Dio abbia il primato su tutte le cose: sesso, famiglia, economia, cultura, politica ecc (cfr. Giovanni Paolo II, Christifideles laici n.15, 55, 56 ).

Infatti il Concilio Vaticano II dice: "(...) la missione della Chiesa non mira soltanto a portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini, ma anche ad animare e perfezionare l'ordine temporale con lo spirito evangelico" (Decreto Apostolicam Actuositatem sull'apostolato dei laici del 18 novembre 1965, n.5).

La Chiesa è un corpo differenziato, nel quale ciascuno ha la sua funzione; i compiti sono distinti, non devono essere confusi e non devono dare adito alla superiorità degli uni verso gli altri.

Il solo carisma superiore che deve essere desiderato è la carità (cfr. 1 Cor 12-13) e i più grandi nel regno dei cieli non sono i perfetti continenti o i ministri ma i santi (cfr. Giovanni Paolo II, op. cit., nota n.190).

Anche coloro che hanno fatto voto di perfetta continenza devono essere casti. Infatti tale vocazione, insegna Paolo VI, non comporta l'ignoranza o il disprezzo dell'istinto sessuale ma esige la sua sapiente sublimazione su di un piano più alto (cfr. Paolo VI, Sacerdotalis Caelibatus n.54, 55, 56).

La santificazione è la ricerca progressiva e paziente dell'unione con Dio. Il perfezionismo nasce dalla confusione che viene fatta fra il modello ideale verso cui camminare con l'impeccabilità, cioè con il proprio io idealizzato.

La persona che cammina sulla strada della santità accetta serenamente i propri peccati confessandoli nella sincerità mentre nel perfezionismo c'è un orgoglioso turbarsi delle proprie imperfezioni. Il cristiano che vive con vera pazienza la fede e si lascia plasmare da essa conserva la consapevolezza delle verità indicate dai comandamenti, persevera nello sforzo di combattere contro le illusioni del peccato e attraverso molte sconfitte e debolezze diventa migliore. Il cristiano si differenzia dal pagano non tanto perché è esente dal peccato ma perché ne conserva la consapevolezza.

La santità è un paziente cammino, il perfezionismo è un voler arrivare a fare ogni cosa nel miglior modo e in poco tempo. Nella santità c'è la gioia di essere se stessi, nel perfezionismo c'è il rifiuto di se stessi ed il desiderio di essere un altro. Nella santità c'è la serenità che conta sull'amore di Dio, che si abbandona continuamente all'amore di Dio e alla sua opera di trasformazione in noi, nel perfezionismo c'è la continua preoccupazione che nasce dal pensiero dei propri difetti. La persona che cammina sulla via della santificazione non si scandalizza per i peccati propri e altrui, il perfezionista è sempre deluso o sorpreso per i peccati propri e degli altri. Il perfezionista non conosce la pazienza che salva, non sa attendere, non sa accettare la crescita progressiva, non sa abbandonarsi nelle mani della provvidenza e si rattrista spesso ma la tristezza non nasce mai dall'amore di Dio ma dall'amor proprio che agisce camuffandosi dietro le apparenze della santità.

Un maestro di spiritualità come sant'Ignazio di Loyola ricorda che, nella via dello spirito, la tristezza, i tormenti di coscienza, i dubbi, lo scoraggiamento ed ogni atteggiamento che toglie la pace non provengono mai da Dio che è pace, gioia, certezza, serenità, ma provengono dall'amor proprio o dall'azione demoniaca.

Lo psichiatra svizzero Ermanno Pavesi, docente di antropologia psicologica alla Gustav- Siewerth- Akademie in Germania, scrive che "la teologia cattolica con il suo discernimento degli spiriti ha cercato di analizzare origine e natura di certi contenuti psichici. San Bernardo, ad esempio, annovera sei differenti spiriti ai quali sarebbero soggetti la vita psichica ed il comportamento umano: lo spirito divino, angelico, diabolico, umano, del mondo e della carne (cfr. il sermo de septem spiritibus: l'uso di termini quali fantasmi o spiriti va inteso nel senso di entità intrapsichiche e di realtà a se stanti, ndr). Nel singolo caso è estremamente difficile, tra tutte le possibili influenze naturali, preternaturali e sovrannaturali, riconoscere il vero movente del comportamento umano o l'origine di certe fantasie, e si corre il pericolo di semplificare il problema riducendo tutto a una sola causa. Se Freud interpreta in modo esclusivamente psicologico tutti i fenomeni della possessione, vi è anche il rischio di interpretare in chiave demonologica comportamenti che hanno come movente lo spirito umano o lo spirito della carne".

Psicopatie con sintomi a contenuto religioso

Scrive Giacomo Dacquino che le turbe della religiosità sono manifestazioni di una psicopatia che si esprime con sintomi a contenuto religioso. L'aspetto religioso non è quindi la causa, ma solo la conseguenza della malattia e il legame fra religione e psicopatia è soltanto accidentale.

Tuttavia, come è stato sostenuto da N. Mailloux e da L. Ancona, i conflitti a contenuto religioso non sono sempre manifestazioni di una psiconevrosi ma possono avere origine anche nella stessa dimensione religiosa della vita psichica.

Dacquino descrive alcune forme deviate di religiosità che nascono da patologie mentali. Il narcisista, ad esempio, può dare luogo ad una religiosità narcisista dove la religione serve come strumento di auto esaltazione: il narcisista vive chiuso nella sua presunta superiorità spirituale passando la vita a contemplare le sue pulsazioni sentimentali.

Soggetti psicologicamente dipendenti possono dare vita ad una religiosità dipendente in cui prolungano la loro dipendenza infantile non risolta nei confronti dei genitori: sono soggetti che hanno una fondamentale sfiducia in se stessi e sono incapaci di decidere autonomamente. Aderiscono ad ogni fatto religioso in modo acritico, trasformano ogni riflessione religiosa in un dogma di fede, credono che Dio diriga tutte le circostanze delle loro vita perché temono la propria libertà e la responsabilità che essa comporta. Per il soggetto dipendente ogni trauma della vita è visto come un tradimento da parte di Dio che non ha più continuato a proteggerlo.

L'egocentrico può dare origine ad una religiosità gratificante dove Dio è concepito come un burocrate che distribuisce favori: ogni atto religioso è visto come un rapporto di tipo contrattuale con la potenza di Dio a cui l' egocentrico ricorre solo in caso di bisogno.

Il bambino di 5-6 anni crede nell'esistenza di una punizione automatica che lo raggiunge subito dopo la colpa. Questa idea magica della punizione, se non scompare con l'adolescenza e persiste in età adulta, diventa una psiconevrosi. Questi immaturi possono costruire una religiosità da timore caratterizzata da un comportamento puramente legalistico e negativo non fare peccati e ogni gesto religioso diventa un gesto di tipo magico fatto per placare l'ira di Dio. Il masochista costruisce una religiosità di tipo masochista per punirsi, per godere della propria nullità, per auto mortificarsi: la sofferenza non ha, per il masochista, un significato passeggero di prova, ma viene ricercata per se stessa.

L'ipomaniaco dà luogo ad una religiosità ipomaniacale dove egli assume la parte dell'angelo che considera cattivi tutti gli istinti naturali ed è spietato verso le debolezze degli altri: l'ipomaniaco manifesta un proselitismo dominatore, una ostentata umiltà e una cortesia esagerata che mascherano una notevole superbia e una particolare aggressività.

Gli ossessivi creano una religiosità ossessiva caratterizzata da continui pensieri impuri e blasfemi durante la preghiera, nei luoghi sacri, avvicinandosi ai sacramenti. Essi hanno continuamente il dubbio ossessivo di aver fatto male la comunione o la confessione e credono sempre di aver commesso qualche peccato.

Certi casi di ateismo, infine, hanno un'origine nevrotica dovuta al mancato superamento del conflitto che il bambino ha vissuto con i genitori. Il bambino proietta in Dio il modello parentale: la visione antropomorfica infantile di Dio resta in stretta relazione con le espressioni affettive parentali. Un mancato superamento del conflitto figlio – genitori con conseguente proiezione genitori – Dio può causare distacco dalla pratica religiosa e ateismo di tipo nevrotico. Tale psicodinamica è stata osservata da G. W. Allport (1950) che riferisce il caso di un bambino di 6 anni che rifiutò improvvisamente di recitare il Padre nostro perché Dio, che tutti dicevano essere buono, non poteva essere denominato padre perché il suo padre terreno era un ubriacone da cui egli veniva punito ingiustamente.

Anche R. Zavalloni (1966) riferisce le difficoltà gravi che incontrano i bambini a costruirsi un'immagine positiva di Dio quando sono stati messi in brefotrofio a causa dei maltrattamenti subiti dai genitori.

Da un'inchiesta, promossa da G.B. Vetter e M. Green (1932) su 600 atei, è risultato che la perdita della fede e l'abbandono della Chiesa sono stati determinati, più che dalle opinioni religiose dei genitori, dal cattivo rapporto psicoaffettivo avuto con i genitori o dalla precoce perdita di uno o di entrambi i genitori.

L'adulto maturo, sebbene sia passato attraverso il processo di identificazione infantile genitori – Dio, è in grado di cogliere le caratteristiche specifiche della divinità. Per l'adulto immaturo, invece, il simbolo di Dio non è soltanto un'immagine che serve a tradurre una realtà superiore ma coincide totalmente con la realtà conosciuta, per cui Dio è come il padre, la Madonna o la Chiesa sono come la madre, Cristo è come un fratello.

Un figlio maschio, che ha avuto problematiche conflittuali non risolte con il padre e ha sviluppato un attaccamento morboso verso la madre, può mantenere un'identificazione infantile della figura paterna con l'idea di Dio e questo determina un ateismo di tipo nevrotico, un'insofferenza patologica nei confronti di Dio che viene visto in modo analogo al padre e cioè come colui, per esempio, che esige solo risultati concreti, che non ammette errori, che non ci può amare per noi stessi, che giudica ogni nostra debolezza, che opprime e soffoca la nostra vita.

Certe insofferenze o negazioni del culto mariano da parte di donne possono derivare da gravi conflitti con la madre terrena. Anche la figura di Cristo può essere rifiutata dall'adulto immaturo che non ha superato i propri conflitti profondi verso i fratelli.

Mistica e scienze umane

Non bisogna cadere nell'errore di considerare i fenomeni mistici come appartenenti alla sfera della psicopatologia, soffermandosi solo sulle somiglianze che esistono fra questi fenomeni.

Lo psichiatra Enzo Arena, dell'università di Catania, precisa che un sintomo può essere considerato patologico solo all'interno di un contesto unitario che lo vive in quanto tale.

Quando è stato stabilito che una persona non è affetta da malattia mentale, le visioni, le estasi e tutte le manifestazioni extrasensoriali devono essere considerate delle manifestazioni straordinarie e non patologiche.

Nel malato di mente la regressione non ha la possibilità di finalizzarsi ad alcun obbiettivo, il mistico, invece, ha forti capacità comunicative anche quando si ritira a vita eremitica, conserva un buon contatto con il reale e una adeguata operosità anche al culmine dell'unione trasformante con Dio. Mancano nel mistico i tipici segni di dissociazione e deterioramento mentale: il mistico, inoltre, non esibisce sfacciatamente a tutti la propria esperienza soprannaturale ma la tiene celata nell'umiltà, mostra sempre un sereno ottimismo, manca la disperazione ed il risentimento di chi si sente accusato ingiustamente. Nel mistico la sofferenza non è amata di per sé come nel masochista, né assume solo un significato espiatorio come nel depresso ma ha solo un significato di momentanea purificazione permessa da Dio per raggiungere una situazione di non sofferenza.

Nel mistico mancano i tratti dei fanatici – alta concezione di sé, diffidenza, autoritarismo – e sono assenti i tratti paranoicali – assenza di autocritica, impulsività, disprezzo della verità, comportamento egosintonico –. I mistici, pur conoscendo lotte e tentazioni, hanno una personalità forte ed equilibrata, dimostrano di essere costanti nell' esercizio delle virtù, al contrario degli psicopatici che sono vittime della loro incostanza o della loro agitazione.

Secondo lo psichiatra Giambattista Torellò un criterio per distinguere il vero dal falso mistico consiste nell'atteggiamento che il vero mistico ha nei confronti dei fenomeni straordinari: il vero mistico non cerca assolutamente di avere certi doni straordinari per timore di essere ingannato dalla fantasia o dal demonio, anzi, cerca di respingerli, senza nemmeno voler esaminare se essi sono buoni o cattivi. San Giovanni della Croce giunge a dire che i doni straordinari devono essere respinti tutti a priori perché, anche se qualche dono straordinario venisse da Dio, non per questo gli si fa ingiuria dato che il frutto che Dio vuole produrre nell' anima per mezzo di tali doni viene ottenuto istantaneamente prima ancora che l'anima possa respingerli.

Bruto Maria Bruti

Tratto da - http://holy.harmoniae.com/bruti07.htm

Empatia, come entrare in sintonia con gli altri


Maria M. è una donna estremamente empatica. Prende facilmente contatto con le emozioni degli altri, risponde subito con un sorriso se qualcuno le sorride anche se in quel momento lei è triste o in collera. Maria è una psicoterapeuta, sempre circondata da persone che le chiedono esplicitamente o implicitamente aiuto, conforto e comprensione: è sintonizzata su quella frequenza, sempre “in ascolto”, pronta a “mettersi nei panni degli altri”. Il suo filtro affettivo lascia passare più di quanto lei voglia. Se riesce a stabilire immediatamente il contatto, anche con sconosciuti, più difficile è staccare, a volte le succede di restare “attaccata” come ad un gancio. Solo dopo un grande allenamento emotivo ha imparato a dosare il coinvolgimento, a regolare la sua empatia.

Come spiegare il comportamento empatico? Si tratta di una particolare categoria mentale o un’esperienza comune nella vita quotidiana? Negli ultimi anni l’empatia è diventata oggetto di indagine scientifica al confine tra etologia, neuroscienze, psicologia e sociologia. Ma il termine (letteralmente “sentire”) nasce da molto lontano, dal mondo dell’arte. Ne iniziano a parlare alcuni esponenti dell’estetica tedesca di fine Ottocento per indicare il modo in cui è possibile comprendere un’opera d’arte.

Neuro-etologia dell’empatia. Esistono diversi livelli di empatia? Gli studi sull’origine evolutiva dell’empatia dimostrano come i delfini, gli elefanti, i canidi e la maggior parte dei primati rispondono alla sofferenza degli altri, in particolare al dolore provato da un animale con il quale hanno instaurato un legame di attaccamento.
Gli esperimenti effettuati recentemente alla McGill University sono significativi: due topi venivano collocati all’interno di tubi di plastica trasparente, in modo da potersi osservare a vicenda, e sottoposti ad un trattamento (iniezione di acido acetico) che ne provocava il contorcimento.
Il primo topo si contorceva di più, cioè manifestava un’intensificazione della propria esperienza, se anche l’altro si stava contorcendo. Cosa succedeva ai topolini? Semplice, erano stati in precedenza compagni di gabbia.

In ambito umano, la psicologia dello sviluppo distingue gli stadi del processo di crescita dell’empatia dal semplice contagio emotivo, tipico dei neonati, alle risposte imitative, fino all’emergere, intorno ai quattro-sette anni, di una “teoria della mente” (rappresentazioni mentali di ciò che accade nel mondo mentale degli altri). Nella forma più matura, l’empatia implica un notevole impegno cognitivo, indirizzato a recepire lo schema di riferimento interiore dell’altro, e una componente affettiva che induce a sperimentare reazioni emotive in seguito all’osservazione delle esperienze altrui.

Basi neurobiologiche dell’empatia. La capacità di “mettersi nei panni degli altri” si baserebbe su meccanismi di “risonanza interna” che permettono di simulare gli schemi motori, gli aspetti percettivi ed emozionali delle esperienze altrui, in altre parole, comprendiamo le emozioni degli altri ed empatizziamo con essi, evocando la medesima attività neurale associata con le nostre emozioni. Il punto di partenza è la funzione del “sistema dei neuroni specchio”, scoperto negli anni ’80-’90 dal gruppo diretto da Giacomo Rizzolatti all’Università di Parma, un circuito per la comprensione delle azioni, che si attiva sia quando si compie un’azione che mentre la si osserva negli altri. Successivamente Gian Luigi Lenzi dell’Università “La Sapienza” di Roma ha dimostrato che quando si genera empatia, il sistema limbico riceve informazioni dal circuito specchio fronto-parietale attraverso un’area disgranulare dell’insula, che rappresenterebbe così una possibile via di risonanza empatica.
L’empatia crolla drammaticamente nella sindrome autistica, forse a causa di un funzionamento patologico del circuito specchio laddove si connette con il sistema limbico. Uno studio a largo spettro sugli aspetti neurofisiologici, psicologici e clinici dell’empatia (in soggetti normali ed autistici) sta coinvolgendo attualmente i centri di ricerca dell’Università di Parma, dell’Università di Pisa e “La Sapienza” di Roma, con la coordinazione del professore Lenzi.

Come si sviluppa la disposizione empatica? Verosimilmente i fondamenti della vita emotiva vengono posti nella relazione madre-figlio, durante quel processo che Daniel Stern chiama “sintonizzazione”: piccoli gesti della madre finalizzati ad entrare in sintonia con il bambino che consentono a quest’ultimo di sapere che le sue emozioni incontrano l’empatia dell’altro, sono accettate e ricambiate. “Senza attaccamento (legame emotivo privilegiato madre-bambino) non esiste empatia - afferma Boris Cyrulnik, direttore delle ricerche in etologia all’Università di Tolone - provare interesse al mondo degli altri richiede l’abilità di non essere centrati su se stessi. Abbiamo bisogno di una base sicura per provare il piacere dell’esplorazione. Quando siamo supportati da un attaccamento sicuro possiamo sviluppare l’abilità empatica, qualche volta troppo, come nel masochismo, o non abbastanza, nella condizione che porta al sadismo”.
Un intorpidimento emotivo può essere anche la conseguenza di un trauma, ma paradossalmente avviene anche il contrario. Bambini sottoposti a violenze psicologiche intense e prolungate diventano ipersensibili alle emozioni altrui, ipervigilanti agli indizi che segnalano una possibile minaccia.

L’empatia è una caratteristica stabile della personalità? Lo sviluppo dell’empatia va di pari passo alla maturazione della personalità, tanto che nella forma più evoluta si può parlare di una “personalità empatica” con un buon funzionamento psichico e uno stile esistenziale orientato in senso etico. Se nel corso delle interazioni quotidiane, la vicinanza affettiva intensifica l’empatia, alcuni test basati sul comportamento di giocatori nel corso di una partita in cui si vincono delle somme di denaro dimostrano come può smorzarsi e annullarsi se si percepisce la disonestà dell’altro.

Mantenere un buon livello empatico nelle relazioni con gli altri. “Il presupposto di una interazione efficace e non disturbata è che ciascuna parte si accorga del punto di vista dell’altra” sosteneva Paul Watzlawick in “Pragmatica della comunicazione umana”. Bisogna essere sufficientemente calmi e disposti all’ascolto per decodificare il contenuto della comunicazione nei sentimenti e nelle emozioni corrispondenti: sentire la gioia, la tristezza, l’ira, la paura, il turbamento dell’altro, senza aggiungervi la nostra paura, il nostro turbamento. La comunicazione empatica è la forma di comunicazione “non violenta” per eccellenza, da cui è escluso il giudizio, ma anche il consiglio e l’interpretazione. Forma il nucleo di comunità solidali, perché nel momento stesso in cui agisce da “riconoscimento”dell’individualità di un’altra persona (sei importante per me, ho stima di te e riconosco, rispetto e condivido il tuo sentimento), accorcia le distanze tra noi e gli altri.

Articolo di Rosalba Miceli, tratto da: http://www.lastampa.it/

Sect Recruiting School-Aged Children?


Cult watch

Lynne Wallis
Published: 14 December 2007

Their targets used to be university students, but today fringe religious groups are believed to be recruiting school-aged children. Lynne Wallis reports

If one of your pupils became distant, distracted and antisocial, your first thought might be that they were experimenting with drink or drugs. But religious cults pose another danger to young people, and one from which it can be equally difficult to extricate them.
Although the notion of children being lured into fringe religious organisations might seem far-fetched, it does happen. In the past few years, there have been numerous scares with such groups attempting to gain a foothold in UK schools.
This year, it was discovered Narconon, the Scientology-linked group, has been invited into British schools to lecture pupils on drugs, and the organisation’s outpost in East Grinstead – known as the Effective Education centre – attempts to coach mainstream teachers in some of the precepts of Scientology, which advocates a form of self-help invented by its founder L. Ron Hubbard.
Scientology reportedly teaches that mankind are the product of an explosion by an alien warlord called Xenu. It has won extra exposure with its support from Hollywood idols Tom Cruise and John Travolta, which critics believe give the organisation a bigger profile and added attraction to young people.
In 2000, schools in Birmingham were put on red alert after reports that groups linked to the International Church of Christ, a fundamentalist Christian organisation, had been contacting schools offering to perform songs and sketches.
And in 1994, three staff were fired from the Bridgewater School, an independent school in Salford, after they were recruited into a bizarre religious cult called Livewave, whose founder, John Yarr, kept a harem of 30 women (the son of footballer Eric Cantona was a pupil and there were fears children could be targeted too).
While there is a degree of debate about what exactly constitutes a cult – INFORM, the Home Office-funded charity, stresses that not all new religious movements are damaging to their members – cult-watchers warn families to watch out for aggressive recruiting techniques and attempts to part young people from their family, friends and ultimately their cash.

Fonte - The TES Magazine, 14 Dicembre 2007

Kenya: leader di una setta afferma di essere Dio










Kipchumba Some Nairobi

He is branded a blasphemer and a worshipper of evil, and has even been ostracised by his community. And his controversial sect, in which he claims to be "God the Father of Jesus", has not won him many followers. Instead, it stirs feelings of anger and hatred wherever he goes. At one point, Mr Jehovah Wanyonyi's house was set ablaze at night as he and his family slept. This and other incidents have forced the spiritual leader of the Lost Israelites of Kenya sect of Kitale to shift several times over the past few years looking for a safer haven. But despite all this seeming setback, Mr Wanyonyi soldiers on, saying that his message is the biblical truth, and that he is being sought for persecution just as Jesus was. But he is not just another mortal capable of sinning and dying, he says.

The human race

And, because many people do not recognise him as the creator, he promises to punish the human race.

To visitors, he introduces himself as "the ancient of days, the creator of heaven and earth and all therein, the Lord of Abraham, Moses and Jacob...

"Jesus Christ of Nazareth is my own son," he declares.

The inscriptions on the huge, red cap atop his grey head prominently proclaim: "I am Almighty God Jehovah Wanyonyi."

Mr Wanyonyi, 82, is also the sect founder, and whereas many Christians would cringe in fear at the thought of elevating themselves to the position of God, he has no such qualms. He believes he is the God talked of in the bible.

The sinful ways of humans, he says, angered him so much that he decided to come down from his abode in the high to save them from his impending wrath.

"The world rejected my son whom I sent to save them," he points out. "Now I have decided to come down myself to earth to see if I can redeem the wretched human race from eventual destruction."

But he says he is saddened that, like his "son" before him, the world has rejected him.

He laments that people take him as just another human being, and fail to see "God" beyond his imposing human frame. "But let them remember that I said in the Bible that I would come as a thief among them and they would never know the day or the hour of my coming," he adds.

Mr Wanyonyi was born in 1925 to Mzee Paulo Wanyonyi and Mama Khatundi Wanyonyi at Kuywa Village of Bungoma District. He was named William, but later changed to Jehovah when he began his ministry in 1957.

However, he is quick to point out that he was there long before his birth - in fact, from the dawn of time - although in a spiritual form.

"I humbled myself into a human form so that humankind could interact freely with me, their creator, and so that I could save them from sin," he said during an interview at his Chemororoch Israel Camp in Nangili, 30km from Kitale Town.

He began his ministry at Kimalewa in Bungoma District. In 1960, he was jailed for three years for his religious beliefs, which basically contradict all the tenets of the Christian faith.

The colonial government, he says, tried several times to get him killed. "I was a feared man in prison," he adds.

"None of the soldiers ever dared to lay their hands on me like the other prisoners. Even lions and cobras would not come near me; instead they would run away."

Numerous attempts

After his release in 1962, numerous attempts were made on his life by both the Government and people opposed to his mission, he says.

Eventually, in the same year, he fled into exile in Uganda for two years. Upon his return in 1964, he founded and registered the Lost Israelites of Kenya sect, and became its spiritual leader.

Although he does not have any official documentation to back his claim, he says his followers number 3,000.


To him, these are the chosen few who will inherit the kingdom of heaven after he has won the great battle against the devil.

Black people, he adds, are the true, pure-blood Israelites spoken of in the Bible, and that those in the Middle East are mere imposters.

"White people are the offspring of Esau whom I cursed in the book of Genesis," he says confidently. "I will destroy their dominion along with other heathens in the fullness of time."

Red is his favourite colour, and his flowing robes are red, as are many of his household items. This, according to him, signifies the human sins he is burdening himself with.

"That is how much I love humanity," he declares. "I have taken all your sins and dirt upon myself, yet people refuse to acknowledge me as their God."

Every morning, a large, red sword is brought out and displayed prominently on a red table outside his house. With it, he claims, he protects the world from major conflicts, but unfortunately, not from "small conflicts" like the Mt Elgon and Kuresoi ones.

Mr Wanyonyi has 10 wives and 35 children, and despite this seeming unique feat, he regrets that he did not marry more when he was younger.

"Who will repopulate this world after I destroy it?" he poses. "Isn't it they, from my blood, who are pure like me, their father?

"I should have married even 200 women. Then, I would have had enough children to eat the fruits of this earth after I wipe out the heathens in it."

Although he has no formal education, Mr Wanyonyi insists that all his children must get the best education he can afford to be able to interpret the Bible. he eldest, Rehema, is a local museum curator, while three others are pursuing higher education at various tertiary institutions in the country. Most of his children, however, are young and still in primary school.

Under his keen stewardship, the sect followers conduct their Sabbath on Saturdays. He is the only preacher at these services and, unlike the others, he does not refer to the Bible in his teachings.

"I know everything in it (Bible), he declares. "Nothing in it is new or foreign to me."

Fonte - allAfrica.com
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Si veda anche :

- da Wikipedia, Jehovah Wanyonyi
- dalla BBC, Kenyan 'God' sent Aids as 'punishment'

venerdì 14 dicembre 2007

Setta americana dona il fegato in nome di Gesù


I membri di una setta pseudocristiana donano il fegato in nome di Gesù. Sarà: ma sul Wall Street Journal si ipotizza che questa gente si voglia solo fare un po’ di pubblicità.

Riporto integralmente l'articolo del quotidiano americano.



For Religious Group,
True Charity Begins
On Operating Table

Sect's Kidney Donations
Pose Dilemma for Doctors;
A Member's Mom Objects
By LAURA MECKLER - Wall Street Journal
December 13, 2007; Page A1

Ashwyn Falkingham wanted to donate one of his kidneys but didn't know anyone who needed one. With the help of a Web site, he met a woman in Toronto who was seeking a transplant. The two were a medical match, and he traveled from his home in Sydney, Australia, to Canada for final testing and, he hoped, for the surgery.

It's a "simple thing that can help someone," says Mr. Falkingham, now 23 years old.

But it wasn't simple, largely because Mr. Falkingham is a member of a tiny religious group calling itself the Jesus Christians. The group's 30 members, who eschew many of society's conventions, have embraced kidney donation: More than half have given a kidney.

They describe the act as a gift of love that implements Jesus's teachings. But critics, particularly parents of members, call the group a cult and charge that members are under undue influence of its charismatic leader.


In the end, the hospital in Toronto had to decide whether Mr. Falkingham's offer was a simple expression of altruism, as he had represented it to be, or an offer from a man no longer capable of independent thought, as his mother and stepfather alleged.

More than 460 people have given kidneys anonymously in the U.S. over the past decade, and many others have donated to strangers they met online, amid a huge shortage of available kidneys. Nearly 75,000 people in the U.S. are waiting for kidney transplants.

Many hospitals aren't interested in donors who don't have an established, personal relationship with the recipient. That is partly because of fears that such donors may be secretly -- and illegally -- paid. Other concerns: Stranger donors may be psychologically disturbed, unrealistically hopeful that donating a kidney will improve their own lives, or likely to back out.

The University of Minnesota has handled 42 transplants involving anonymous donors, including two Jesus Christians. Catherine Garvey, a transplant coordinator there, says neither case caused concerns. "There's definitely a religious reasoning to it," she says, "but people often quote a spiritual or religious reason."

The Jesus Christians were founded in 1982 by David McKay, a 62-year-old native of Rochester, N.Y., who moved to Australia in 1967. The Jesus Christians expect members to turn over their savings to the group and to forsake family, friends and possessions.

"We're people who have strong Christian ideals and are prepared to do outrageous things to express our love for God and others," Mr. McKay says.

Members, scattered over Australia, the U.S., England and Kenya, live communally, sometimes in campers. They scrounge in Dumpsters for wastefully discarded food. They spend their days handing out copies of "Survivors," a novel Mr. McKay wrote about events leading to the return of Jesus, and asking for money in return.

The group courts publicity. Members have cooperated with producers of TV documentaries done in Australia and England. Last year, at the Transplant Games for donors and recipients, several Jesus Christians participated, wearing red, Jesus Christian T-shirts.

Mr. McKay said he became interested in living kidney donation after watching "A Gift of Love," the 1999 movie about a high-school kid who donates a kidney to his grandmother. Mr. McKay preaches the value of donation to his group, and Mr. McKay has given a kidney himself.

Some Jesus Christians, like Susan Gianstefani, a 40-year-old mother living in London, found recipients online. She read a posting about Larry Rosenfield of Aspen, Colo., who had a genetic kidney disease, and donated a kidney to him in 2002 at the University of Wisconsin. Mr. Rosenfield later referred others who needed transplants to the Jesus Christians, and seven more transplants resulted.

"Good people are good people, and I don't care what they believe in," Mr. Rosenfield said.

Soon after Mr. Rosenfield got his kidney, Ashwyn Falkingham discovered the Jesus Christians. Then a 19-year-old student in graphic design, he was becoming disillusioned with the consumerism he saw in the advertising-related courses he was taking. Passing through the railroad station in central Sydney on his way to class one day in mid-2003, he met a Jesus Christian who was passing out books. Mr. Falkingham read the material, studied the group's Web site and began spending time with members.

He had always been close to his mother, Kate Croft. As she and his stepfather, Nick Croft, departed for a week-long vacation later that year, Mr. Falkingham promised not to join the group in their absence. But Mrs. Croft said that while she was away, she received the same email message from her son three days in a row: "What if I made a promise Jesus didn't want me to keep?"

When they returned, he had moved his things out of their house and joined the Jesus Christians. By the end of 2004 he had decided to be a donor. His first intended recipient died before the transplant could be arranged. Then, last year, Sandi Sabloff, a former sales executive from Toronto, who had suffered kidney disease for 18 years, noticed a post written by Mr. McKay on a U.S. Web site, livingdonorsonline.org.


She had had no luck finding a living donor, and nobody in her family was a suitable match. "I kind of ran out of people" to ask, she said. She contacted Mr. McKay, who put her in touch with Mr. Falkingham.

After a phone interview with the hospital, Mr. Falkingham flew to Toronto in March. Mr. McKay accompanied him, and Mr. Falkingham said he made it clear to the hospital from the start that he was a Jesus Christian.

During the visit, Mr. Falkingham says, he met with a psychologist, a social worker and the hospital's bioethicist, who sought to discern his motives and make sure he understood the risks of the surgery. They asked whether he would receive any special status in the Jesus Christians after donating. He said he wouldn't. They asked whether he had been coerced in any way. He replied that he hadn't.

By mid-April, he and Ms. Sabloff said, the hospital had cleared him as a donor and set a date for the transplant: April 30.

Around that time, Mr. Falkingham's mother learned of his plans. She had at first accepted his decision to donate a kidney, but she and her husband developed reservations about the Jesus Christians.

Among the concerns, Mrs. Croft said her son refused to attend a family Christmas gathering without at least one other group member. And he wouldn't discuss his kidney donation plans without Mr. McKay present. "We need to hear from you and not anybody else," she said she told her son. He refused.

Mr. McKay doesn't deny that he and the Jesus Christians exerted "enormous influence" over Mr. Falkingham, but he says it wasn't improper. "Anyone who has spoken to Ash knows that he is a man of character and strong will," Mr. McKay said in an email.

When the Crofts found out in April that their adult son was planning to donate in Canada, Mr. Croft wrote to transplant programs across the country and to the health minister's office in Ontario laying out his concerns. The Jesus Christians "do publicity stunts to get attention. The kidney donation is part of this."

That same month, Toronto General Hospital put the transplant on hold. Mr. Falkingham asked his mother to write a note to the hospital saying that she believed he could make an independent decision.

Instead, she wrote the chief of the hospital's transplantation program, Gary Levy: "Ashwyn has not had the opportunity to make an independent decision since his recruitment into this group, and I do not believe he is genuinely able to do so at this time." She added: "No hospital with any concern for its integrity" should accept a Jesus Christian organ donor.

The hospital canceled the surgery and ruled out Mr. Falkingham as a donor.

Ms. Sabloff, who now needs kidney dialysis, was devastated. "I'm not saying it was that easy for the hospital," she said. "But they were more concerned about their reputation and everything else than worried about someone's life."

The hospital declined to comment on the case. In general, officials said, each donor is evaluated on a case-by-case basis, and the hospital's approval can be withdrawn.

Weeks after the decision, Mr. Falkingham said, the hospital wrote him with the official reason for rejecting him: He was motivated by the desire for publicity, it concluded, not by altruism. A news crew from the Australian Broadcasting Co. had been following Mr. Falkingham around, but the hospital had been aware of that.

Mr. Falkingham and Ms. Sabloff are now searching in the U.S. for a hospital that might be willing to perform the transplant.