Ammette di aver tenuto un comportamento immorale durante la giovinezza | |
Ha rinunciato al suo ruolo di profeta Warren Jeffs, leader della Chiesa fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni e strenuo difensore della poligamia: durante l’attesa in carcere prima del processo di Salt Lake City, che lo vede accusato di complicità nel rapimento di una 14enne, costretta poi a sposarsi con un cugino, ha ammesso di essersi comportato in modo “immorale” nei confronti di una sorella e una figlia. Un fatto accaduto almeno trent’anni fa ed emerso nei giorni scorsi grazie a un documento in cui sono annotati i contenuti di alcune telefonate fatte da Jeffs alla famiglia e ad altri membri della sua chiesa dell’Utah, nei primi mesi dell’anno: Jeffs avrebbe “rinunciato al ruolo di profeta”, in seguito alla condanna divina per il suo comportamento da “uomo vizioso” e per non aver rispettato, quand’era poco più che ventenne, la propria missione sacerdotale. Più tardi, dopo un periodo di trattamento medico per la depressione, Jeffs avrebbe ritrattato la propria rinuncia, dichiarando di aver superato una grande prova spirituale, rivela ancora il documento. Warren Jeffs, dal 2002 guida della setta che predica una versione fondamentalista della religione mormona, sarà probabilmente condannato all’ergastolo: la sentenza è attesa per il 20 novembre, ma Jeffs deve far fronte a gravi accuse anche davanti alle corti federali dell’Arizona e dell’Utah. |
Fonte - La Stampa, 2/11/2007 - Salt Lake City
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