martedì 4 marzo 2008

Torinesi creduloni, 30 milioni ai maghi


LA STORIA, IL GIRO D'AFFARI IN "NERO" DELL'ESOTERICO
Telefono Antiplagio: "I sensitivi sono solo truffatori"
ANDREA ROSSI
TORINO
Ero disperata. Non riuscivo a levarmelo dagli occhi. Un’ossessione, ecco cos’era diventata. E lo è ancora, sebbene per altre ragioni: per colpa sua il mio conto in banca si è prosciugato».

La storia di Donatella P., 37 anni, è una di quelle che comincia con un amore infranto e finisce in un’aula di Tribunale dopo essere passata attraverso le carte di una sensitiva. Una storia tra le tante, perchè i torinesi, per i maghi, sembrano avere una vera e propria passione. Basti pensare che ogni anno lasciano nelle tasche di cartomanti, preveggenti e divinatori vari, una cifra che supera i trenta milioni di euro. I clienti sono oltre cinquantamila e i maghi fanno affari straordinari, anche perché, secondo la denuncia di Telefono Antiplagio, il 98% delle loro consulenze è assolutamente, magicamente, in nero.

L’ha detto persino il Consiglio di Stato, nel marzo del 2006. I cartomanti esercitano una professione. E non è affatto detto che siano sempre e comunque un ammasso di ciarlatani.

Prima di affibbiare questa «patente» a chi sostiene di poter leggere il futuro servono «un’apposita istruttoria» e «un’approfondita analisi». Servono a capire se hanno abusato «della credulità e dell’ignoranza popolare».

A Torino e provincia, di questi professionisti se ne contano 750. Un esercito corposo ma fluido: ricevono in casa, negli studi, nei salotti, fanno mostra di sé in televisione, leggono le carte al telefono. La domanda è lecita: come si «censiscono» maghi, cartomanti, sensitivi se non esistono albi, se il panorama è così sterminato? Qualcuno ci ha provato.

Ad esempio il Telefono Antiplagio, un’associazione nata quattordici anni fa, proprio per smascherare quelli che Giovanni Panunzio – che la presiede – marchia senza appello: «Truffatori». Sezionando le pagine di giornali, gli annunci, i siti Internet, le tv locali e satellitari di tutto il Paese ne hanno scovati ben 151 mila, di cui 1.200 in Piemonte e, appunto, 750 a Torino. Soltanto Milano, Roma e Napoli hanno saputo fare di meglio.

Il professor Panunzio e i suoi collaboratori hanno anche ricostruito il giro d’affari: 30 milioni di euro nel 2007, solo in provincia di Torino, numeri degni di un’industria in perfetta salute. Del resto il mercato è massiccio: più di cinquantamila clienti. Che spendono migliaia di euro l’anno ciascuno. Tutto in nero secondo il Telefono Antiplagio: 98 per cento di evasione fiscale, Roba da tramortire l’ex ministro Visco. «Sfruttano le situazioni di debolezza di molte persone in difficoltà che cercano l’aiuto di qualcuno» spiega il vice questore Marco Martino. «Eliminato il reato di plagio, però, il nostro interesse si concentra sulle denunce per truffa o estorsione. Ma si tratta di un fenomeno del tutto marginale».

I clienti che denunciano sono una sparuta minoranza, il cinque per cento, secondo le statistiche. Il fatto è che si fidano ciecamente. «La prima volta ci sono andata che avevo 15 anni, con mia madre» racconta Anna L. «La cartomante ci prese su diverse cose: mia madre portava ancora la fede ma vide che mio padre non era più con noi. Vide che di lì a poco avrei trovato un lavoro, ma anche un ragazzo, che però non era di Torino. A fine anno trovai un lavoro, e cominciai a uscire con un ragazzo di Parma. Ecco perché di lei mi fido, e la consulto ancora».

I pretoriani della scienza resteranno inorriditi. Al Telefono Antiplagio hanno deciso di dichiarare guerra ai santoni: «Non esiste la volontà di fermare questo fenomeno truffaldino» spiega Panunzio. «La dimostrazione? Le televisioni private, i giornali, le pagine gialle, il televideo infarciti di spot. Nessuno pretende di debellare la cartomanzia ma, per lo meno, dovrebbero vietarne la pubblicità. Altrimenti diventa un furto legalizzato».

Qualcuno ha anche provato a sfidarli, i sensitivi. Ad esempio il Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni del paranormale, nato proprio a Torino. «Rifiutano di mettersi alla prova» dice Andrea Ferrero. «Io dico, se davvero avessero di quei poteri perché non sottoporsi a un test? È in buona fede soltanto chi esercita per interesse personale, senza ricevere clienti. Gli altri sfruttano una credulità che andrebbe dissuasa con minuziose campagne d’informazione».

Al Cicap hanno scelto di spalleggiare un premio istituito da James Randy, un illusionista americano: più di un milione di dollari a chi riuscirà a dimostrare di possedere poteri paranormali. Il risultato? «Il bottino è ancora intatto. Da trent’anni».



Fonte - La Stampa, 16/2/2008 (14:17)

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