lunedì 18 agosto 2008

La sindrome di Renfield


La sindrome di Renfield, descritta per la prima volta dallo psicologo Richard Noll, si sviluppa nella maggior parte dei casi attraverso tre fasi: inizialmente, di solito durante l'infanzia, viene praticato l'auto-vampirismo. Chi ne e' affetto cioè si infligge ferite per poterne bere del sangue, il cui sapore e la cui visione provocano piacere; dopo la pubertà la pratica viene spesso accompagnata da masturbazione. La seconda fase della malattia, vede invece svilupparsi nel soggetto la zoofagia: il desiderio cioè di cibarsi di animali, in particolare di berne il sangue. Il malato, in una buona percentuale di casi, accompagna i propri gesti con pratiche sessuali. La fase conclusiva della sindrome infine, porta chi ne è affetto a desiderare sangue umano; il malato può procurarselo con il consenso della vittima, ma in alcuni casi si verifica ricorso a violenza e, all'estremo, addirittura omicidio. La componente sessuale associata al sangue è molto forte nella maggioranza dei casi; inoltre si possono verificare anche associazioni di orientamento più spirituale, che identificano nel sangue una fonte di vita e potere. La maggioranza dei soggetti colpiti dalla sindrome di Renfield sono di sesso maschile, e sviluppano la malattia a causa di un forte trauma subito in genere nell'età infantile.
Molto discussa e altrettanto poco documentata, la sindrome di Renfield è un quadro psicologico caratterizzato dal bisogno dell’assunzione orale di sangue.
Trae il suo nome da uno dei personaggi del famoso libro Dracula di Bram Stocker; il quale non era affatto un vampiro ma desiderava fortemente diventarlo e subiva una sorta di schiavitù, volontaria, masochistica nei confronti del vampiro.
Secondo la conoscenza comune questa particolare “patologia” colpisce fin dall’età pre-puerile principalmente soggetti maschi, ed ha carattere evolutivo in 3 distinti stadi cronologicamente scindibili.
La prima fase si nota proprio nell'età pre-puerile, quando il soggetto tende ad assumere il proprio sangue autoledendosi, e spesso continua durante l’adolescenza accompagnandosi ad atti di auto-erotismo.
In seguito il soggetto entra nella fase caratterizzata dalla zoofagia, sentendo il bisogno di assumere sangue di altri esseri (in questo caso, animali), gesto che anche in questo caso può essere accompagnato da pratiche sessuali.
Nell’ultima fase l’individuo sente il bisogno di assumere sangue umano.
Questo stadio ha molte variabili a seconda della persona: al soggetto affetto dalla sindrome può essere sufficiente il sangue offerto dalla “vittima”, ma spesso può capitare che sia ottenuto facendo ricorso alla violenza o, in casi estremi, all’omicidio.
La componente sessuale associata al sangue è molto forte nella maggioranza dei casi; inoltre si possono verificare anche associazioni di orientamento più spirituale, che identificano nel sangue una fonte di vita e potere.
Il cosiddetto “Vampirismo” è un argomento che, data la sua vastità, merita una trattazione a sè; possiamo comunque dire che esistono spiegazioni cliniche per il vampirismo, ma si tratta sempre e comunque di quadri patologici decisamente gravi.
Nella stragrande maggioranza dei casi, come quello della sindrome di Renfield, parliamo di un disturbo psicologico, una psicosi che si radica nell’individuo generalmente in seguito a traumi infantili.
Spesso vorremmo trovare spiegazioni soprannaturali, e altrettanto spesso potremmo trovarne in argomenti in cui non le aspettiamo; in alcuni casi tale sindrome è probabilmente un tentativo di rafforzare le basi teoriche dei cosiddetti “Real Vampires” da parte di quelle persone che, in ogni modo e al di là dell’effettiva realtà, si sentono o vogliono sentirsi a ogni costo e a tutti gli effetti, “vampiri”.

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