“La sindrome del vero credente merita uno studio scientifico. Cos'è che costringe una persona, al di là della ragione, a credere all'incredibile? Come può un individuo, altrimenti sano, diventare così innamorato di una fantasia, di un'impostura, che anche quando questa venga smascherata alla luce del giorno egli continui ad aggrapparvisi addirittura, ad aggrapparvisi ancor piu' strenuamente?” - - M. Lamar Keene
“Sindrome del vero credente” (true-believer syndrome) è un'espressione di M. Lamar Keene con la quale si denota un’apparente condizione di disordine cognitivo, caratterizzata dal credere nella realtà di eventi soprannaturali o paranormali anche dopo che siano state presentate prove schiaccianti della loro natura fraudolenta. Keene è un falso spiritista pentito che ha smascherato varie truffe religiose, ma con scarso effetto, a quanto pare. Falsi guaritori spirituali, spiritisti, medium, predicatori evangelici televisivi, uomini dei miracoli, ecc., restano ancora numerosi sulla scena.
Keene crede che "la sindrome del vero credente sia quanto di meglio i falsi medium possano avere dalla propria parte", poiche' "nessuna logica puo' demolire una fede consciamente basata su una menzogna." Il fatto che coloro che soffrono della sindrome del vero credente stiano consciamente mentendo a sé stessi appare peraltro poco probabile. Forse, dal punto di vista di un impostore o di un imbroglione, il fatto che qualcuno a cui hai detto la verità continui a nutrire fede in te, deve implicare che costui sembri credere in qualcosa che è consapevole essere falso. Tuttavia un simile autoinganno non implica necessariamente mentire a sé stessi, poichè ciò richiederebbe l'ammissione di credere in quanto si sa già essere falso. Su basi logiche, questo ovviamente non è possibile! Non si può credere o non credere ciò che già effettivamente si conosce (credere è diverso da credere in, che e' una questione di fiducia piuttosto che di fede). Fede e non-fede contemplano la possibilita' dell'errore, ma la conoscenza implica che tale errore sia al di là di ragionevoli probabilità. Posso avere prove schiaccianti che uno "spiritista" sia un truffatore, eppure continuare a credere che eventi paranormali accadano in altri contesti. Posso ingannare me stesso in tal caso, ma non credo sia corretto dire che sto mentendo a me stesso. È possibile che coloro che soffrono della sindrome del vero credente semplicemente non credano che il peso dell'evidenza contraria, che rivela loro una frode, sia sufficiente a sovrastare quanto i molti altri casi passati hanno offerto come prove a supporto. Il fatto che le prove in favore fossero largamente fornite dalla stessa persona smascherata come truffaldina viene in qualche modo ignorato. Esiste sempre una speranza che per quanti inganni siano stati smascherati, almeno una delle esperienze note o vissute possa essere stata autentica. Nessuno può sistematicamente ed esaustivamente provare che tutti i miracoli compiuti siano stati delle truffe, pertanto un vero credente può ben ritenersi giustificato nel mantenere viva la propria speranza. Un tale processo mentale non è del tutto privo di logica, sebbene possa sembrare patologico a colui che ha ammesso di aver inscenato una truffa.
Non sembra semplice spiegare perchè il vero credente continui a credere in, cioè a dare fiducia allo spiritista/medium/ecc. una volta che questi abbia riconosciuto il suo inganno. Nutrire ancora fiducia in qualcuno che si è rivelato un impostore è irrazionale, ed una tale persona deve apparire pazza al truffatore. Qualcuno potrebbe davvero essere pazzo, ma altri ingannano sé stessi presumendo che sia possibile per una persona avere poteri speciali senza saperlo. Perciò si può non credere nei propri poteri, e nonostante tutto possederne di paranormali! Proprio come ci sono persone che pensano di avere dei poteri, ma non ne hanno alcuno, allo stesso modo ci sarebbero persone dotate di poteri di qualche genere ma convinte invece di non possederne.
Ad ogni modo esistono due tipologie distinte di veri credenti, sebbene chiaramente correlabili. Una è quella cui Keene si riferiva, ovvero persone che credono nel paranormale o nel soprannaturale nonostante l'evidenza contraria. La loro fede è irremovibile, a dispetto di soverchianti prove a sfavore, come coloro che hanno continuato a credere in Carlos una volta che l'inganno e' stato svelato. Gli esempi di Keene sono dati soprattutto da persone che hanno un tale disperato bisogno di comunicare coi morti che nessuno medium (o channeler), fraudolento o già smascherato, può scuotere la loro fede nello spiritismo (o channeling). L'altra tipologia e' descritta da Eric Hoffer nel suo libro The True Believer: persone di questo tipo sono irrazionalmente impegnate per una causa, come uccidere dottori che praticano aborti, o verso un guru come Jim Jones.
La sindrome del vero credente può ad esempio render conto della popolarità di Uri Geller, Sai Baba o James Van Praagh, ma il termine non ci aiuta a capire perchè la gente creda nelle capacità spiritistiche o soprannaturali di tali personaggi, a dispetto delle enormi evidenze che essi sono dei truffatori e si guadagnano da vivere defraudando la gente di grosse somme di denaro. Dato che per definizione coloro che soffrono della sindrome del vero credente sono legati alla propria fede da un impegno irrazionale,non vi è possibilità di argomentare e discutere con loro: le prove e le argomentazioni logiche non servono a niente. Tali persone sono per definizione illuse nel senso psichiatrico della parola: credono in ciò che è falso e sono incapaci di essere persuase, tramite prove concrete o argomenti, che le loro idee sono errate.
Chiaramente, se c'è una spiegazione della sindrome del vero credente, deve essere in termini di appagamento emotivo. Ma il perchè taluni abbiano una tale necessità di credere nell'immortalità, nella superiorità morale o razziale, o addirittura che l'ultima moda in fatto di management debba essere perseguita con zelo evangelico, questo resta probabilmente senza risposta. Potrebbe trattarsi di insicurezza, come pensava Eric Hoffer, il quale disse:
“Quanto meno un uomo è giustificato nel pretendere eccellenza per sé stesso, tanto più egli è pronto a pretendere eccellenza per la sua nazione, la sua religione, la sua razza o la sua sacra causa...
Un uomo che pensi correttamente, molto probabilmente pensa ai suoi propri affari. Quando non è così, egli smette di pensare ai suoi insignificanti affari per occuparsi di quelli di altre persone...
Il fanatico è perpetuamente incompleto ed insicuro. Egli non può auto-generare sicurezze dalle sue risorse individuali (cioè da quel sé stesso che ha rifiutato), ma solo trovarle aggrappandosi spassionatamente a qualunque sostegno gli capiti di incontrare. Un simile ardente attaccamento è l'essenza della devozione cieca e della religiosità, ed egli vi vede la fonte di ogni forza e virtù... Vede facilmente sé stesso come sostenitore e difensore della sacra causa alla quale si aggrappa, ed è pronto a sacrificare la sua stessa vita.”
Hoffer sembrava anche pensare che la sindrome del vero credente abbia qualcosa a che fare col desiderio di abbandonare ogni responsabilità personale per le proprie fedi ed azioni: essere cioè liberi dal peso della libertà. Forse Hoffer ha ragione per molti dei casi più gravi, ma molti di quelli meno seri possono aver a che fare semplicemente col credere a ciò che si vorrebbe essere vero.
Studi compiuti dagli psicologi Barry Singer e Victor Benassi presso la California State University di Long Beach illustrano la volontà di credere nei poteri psichici nonostante prove contrarie. Essi hanno portato un prestigiatore di spettacolo, Craig Reynolds, che ha eseguito alcuni trucchi per quattro classi propedeutiche alla psicologia. Due di queste classi non sapevano che egli era un mago che avrebbe eseguito qualche trucco magico da dilettante, e venne loro detto che si trattava di uno studente diplomato che aveva affermato di avere dei poteri. In quelle classi l'insegnante di psicologia disse esplicitamente di non credere che lo studente, o chiunque altro, potesse avere alcun potere. Nelle altre due classi invece agli studenti venne detto chi realmente fosse il prestigiatore. Singer and Benassi hanno riportato che circa i due terzi degli studenti di entrambi i gruppi hanno creduto che Craig fosse uno "spiritista", e sono rimasti sorpresi di non aver trovato nessuna significativa differenza tra le classi che sapevano del prestigiatore e le altre. Essi hanno dunque fatto la stessa cosa con altre due classi alle quali hanno esplicitamente detto che non aveva alcun potere e che avrebbe eseguito alcuni trucchi per loro, tramite i quali egli pretende di leggere le menti e dimostrare poteri psichici. Nonostante ciò, oltre metà degli studenti ha creduto che Craig avesse dei poteri dopo averlo visto in azione.
Singer and Benassi hanno dunque chiesto agli studenti se ritenevano che i prestigiatori potessero fare le stesse cose che aveva fatto Craig oppure no: la maggiorparte degli studenti disse che i prestigiatori potevano farlo. Venne quindi chiesto agli studenti se volessero cambiare la loro stima sui poteri di Craig alla luce dei dati contrari da loro stessi forniti. Pochi lo fecero, riducendo la percentuale di coloro che credevano nei poteri di Craig al 55%. Dopodichè venne chiesto agli studenti di stimare quanti sedicenti spiritisti potessero essere in realtà truffatori che usano trucchi da prestigiatore. Si convenne che la maggior parte degli "spiritisti" fossero truffatori. Venne nuovamente chiesto agli studenti se volevano cambiare il loro parere sui poteri di Craig. Nuovamente, pochi lo fecero, lasciando la percentuale di coloro che credevano nei poteri di Craig ad un notevole 52%. [Benassi e Singer; Hofstadter].
Per molte persone, la volontà di credere a volte supera di gran lunga la capacità di riflettere criticamente sulle prove pro o contro una propria fede.
Riferimenti bibliografici e sul Web
Benassi, Victor and Barry Singer. "Fooling Some of the People All of the Time," The Skeptical Inquirer, Winter 1980/81.
Keene, M. Lamar. The Psychic Mafia (Prometheus, 1997).
Randi, James. The Faith Healers (Buffalo, N.Y.: Prometheus Books, 1987).
Randi, James. The Truth about Uri Geller , (Buffalo, NY: Prometheus Books, 1982).
Tratto da Il Dizionario dello Scettico di Robert Todd Carroll, http://skepdic.com/, 2003.
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