domenica 7 ottobre 2007

Il lato oscuro di Krishna


«Era l’insegnante che viveva con noi, e mi molestava ogni giorno. Io non ero omosessuale, ma avevo otto anni e tra di noi accadeva constantemente. Era la vita normale. Ero la sua ragazza. Pensavo di fare qualcosa di giusto. Non sapevo.»

Ben Bressack era una delle “anime speciali”, i bambini nati ai primi tempi del movimento dei ‘figli dei fiori’ Hare Krishna. I fedeli credevano che questi bambini fossero doni di Krishna, nati con anime sufficientemente evolute da essersi reincarnati come parte del movimento della “Coscienza di Dio” destinato a spazzare il mondo intero.

Oggi alcune di quelle “anime speciali” sono allo sbando. Alcuni vivono per strada. Altri non riescono ad assumersi responsabilità, mantenere un impiego o avere una vita sessuale normale. Sono stati danneggiati dalla loro anomala infanzia e ora si stanno riunendo per contrattaccare l’ISKCON (Società Internazionale della Coscienza di Krishna), il gruppo composto da circa 1000 persone che controlla un patrimonio terriero del valore di milioni di dollari. Il processo che inizierà alla fine di questo mese in Texas vede più di cento querelanti abusati sessualmente.

Il nome di Ben sarà uno dei primi della lista. Ma quando nacque, nell’estate d’amore del 1967, nessuno avrebbe potuto prevedere l’infelicità che sarebbe venuta. I suoi genitori lo chiamarono Rainbow [Arcobaleno]. Erano giovani hippy di Berkley, California, devoti e consumati dalla loro missione di salvare il mondo. Suo padre era preso dal “fuoco sacro”. Aveva rinunciato all’eroina per svegliarsi ogni giorno alle 3.30, fare una doccia fredda e passare ore in litanie e meditazione.

La vita al tempio era più ordinaria e più disciplinata di quella del mondo della tossicodipendenza da cui veniva – prima a Haight Ashbury e poi in una casa di legno si un campo di patate di nudisti gay in California. («Mio padre non era il solo coltivatore di patate gay che si aggregò ad altri, in quei giorni» dice Ben ridendo. «Un sacco di loro si riunirono.»)

Una volta che Bressack si fu trasferito nel tempio divenne tutto affari, pulito dalla droga e pieno della magia della crociata. Il movimento combinò il matrimonio con la madre di Ben.

Ma Rainbow – che più tardi cambiò nome per facilitarsi la vita negli aeroporti – e un migliaio di altri bambini come lui, fu una delle vittime dell’impegno estatico dei suoi genitori.

Aveva tre anni e viveva nel tempio di Brooklyn quando venne mandato alla “gurukula” (scuola religiosa) di Dallas. Se si esclude qualche mese quando aveva 17 anni, quella fu l’ultima volta in cui vide i genitori.

‘Fanatici’

Oggi la vita della gurukula sta venendo passata al microscopio, nell’imponente processo messo in piedi da Windle Turley, un avvocato di Dallas che ha vinto una causa da 120 milioni di dollari contro la Chiesa Cattolica. Ma nel 1972 alcuni dei devoti plagiati e privati di sonno non si preoccupavano molto quando impacchettavano i figli infanti per spedirli a centinaia di miglia di distanza, in collegio. La Gurukula era un modo comodo per educare i bambini sulla via di Krishna, inoltre lasciava i devoti liberi di proseguire la missione a cui erano stati chiamati – vendere libri agli angoli delle strade, e fare proselitismo nei vicoli.

«Queste persone erano fanatiche» dice Bressack dei devoti, compresi i suoi genitori. «Erano così eccitati dal movimento che non si preoccupavano dei loro figli.»

La vita a Dallas era difficile, e umiliazioni, punizioni e privazioni erano una costante. Ma la “straziante infanzia” di Ben iniziò nel 1976 quando il guru, Prabhupada, decretò che i ragazzi dovevano andare a completare i loro studi in India. Così a 8 anni fu catapultato nella miseria di un paese del Terzo Mondo. I suoi genitori, che in ogni caso conosceva appena, vivevano in una città degli USA, a mezzo mondo di distanza. Come molti degli altri 300 ragazzi del gurukula di Vrindavan si ammalò gravemente. Malaria, tifo, epatite. Il corpo coperto di vesciche. Ma, peggio di tutto, soffrì la fame.

«Stavamo male, pativamo la fame e loro, nel frattempo, scolpivano a mano leoni di granito.»

La scuola era controllata da “vincitori di borse di studio” Bengali, provenienti dai bassifondi di Mayapur. Erano più grandi, più vecchi, parlavano la lingua e servivano come “capiclasse” dei ragazzini occidentali. Gli abusi sessuali erano ovunque si guardasse. «il novanta per cento degli abusi erano ragazzi che ‘giocavano’ con gli altri» racconta Ben. «Ma partì tutto dagli insegnanti. Erano checche totali. Il nostro insegnante avrebbe dovuto indossare un dhoti [veste tipicamente maschile-ndt] ma il suo aveva grossi bordi d’oro, come un sari [veste tipicamente femminile-ndt]. Aveva un ventaglio di penne di pavone.»

Ben era il favorito del suo capoclasse 18enne. Praticamente ogni giorno, dall’età di 8 anni ai 12, venne molestato. «Mi spingeva a fare qualsiasi cosa riusciate a immaginare. Penso addirittura di essere arrivato a provare sentimenti per lui. Sicuramente lo temevo. Solo alla fine iniziai a capire che cosa stava accadendo, quando io stesso iniziai ad avere pulsioni sessuali.»

Bressack ha 30 anni e fa il muratore a Gainesville, Florida, nel mezzo di Alachua, la più grande comunità Hare Krishna del Nord America. Nonostante per loro costruisca case, non ha alcun tipo di collegamento con il movimento. Eccetto che sta lì per essere vicino alla madre.

«Mi sono trasferito qui per aiutare a curare questa famiglia» racconta. «Voglio molto bene a mia madre, ma ancora non ho con lei quel tipo di rapporto che gli altri hanno con le loro madri.»

Per quanto riguarda la causa legale, sa che la società è ricca ma il denaro non è tutto quel che gli preme. «Voglio sapere che fa questa gente, se sono ancora gli animali che erano…ho il diritto di sostenere i miei diritti dopo tutto quel che mi hanno portato via.»

«Ho dato la mia vita al guru, ho trascurato la mia famiglia. Oggi il modo in cui porterei avanti la mia vita familiare sarebbe molto diverso.»

Questa triste ammissione proviene da Jeffrey Hickey che, nel 1970, fu uno del piccolo gruppo di devoti Americani di Krishna che lottò per aprire il tempio di Toronto. Proseguì fino a diventare un ministro dell’istruzione ISKCON, ruolo che ricoprì per una dozzina d'anni dal 1974 al 1986, epoca in cui gli abusi sessuali erano più marcati.

Quando entrò nel gruppo era un giovanotto ascetico, con gli occhiali, aveva lasciato il college ma aveva la passione per la filosofia. Era maturo per l’attrattiva controculturale della coscienza di Krishna. «Sono giunto alla conclusione che volevo un guru, o un capo spirituale. Stavo anticipando, nella mia vita, quel tipo di sviluppo spirituale» racconta.

Matrimoni combinati

Era molto meno sicuro sull’aspetto carnale della sua vita. Pensava che si sarebbe sposato tardi. Non era molto sicuro di volere figli. Ma parte delle sue rinunce dipesero dal volere del guru. Così accettò il matrimonio combinato. «mi sentivo costretto» spiega. «Per lei non provavo attrazione». Suo figlio Nirmal, uno delle forze principali dietro la causa legale, nacque poco dopo qui nel tempio di Toronto.

Oggi Hickey parla al telefono dalla Contea di Corck, in Irlanda, da dove è riemerso circa tre settimane fa dopo “quasi tre anni di totale isolamento”. Nell’ottobre del 1996 ha lasciato la sua vita di guru e di sanyasi – coloro i quali rinunciano al mondo materiale – compreso, come dicono i guru, la “schiavitù dell’attrazione per le donne”. «Sono giunto alla conclusione che non ero spiritualmente attrezzato per essere un guru o un sanyasi» ammette Hickey.

«S’è andato a nascondere» dice Maya Charnell, 29 anni, un’altra bambina del gurukula e la chiave di forza dietro la causa legale. «Se n’è andato con una donna italiana.»

«Quello è stato soltanto uno dei fattori» spiega Hickey. Tuttavia ora l’italiana non c’è più, e Hickey è sulla via del ritorno verso British Columbia, per cercare di ricostruire la relazione, da tempo letargica, con i suoi figli. «Ora quello è l’aspetto importante della mia vita» racconta «Farò del mio meglio per salvarli. Capisco che Nirmal provi risentimento. Lui solo può decidere se vuole lasciarmi entrare nella sua vita…»

Nirmal Hickey ha molto da perdonare, ma non ha subito abusi sessuali. Tuttavia valuta che tra il 60 e il 70% dei suoi compagni ne sono stati vittima. «Se i tuoi genitori erano collocati in alto nel movimento eri protetto» spiega. «Ma se eri il figlio di una ragazza madre o cose del genere eri caccia aperta.»

Jeffrey Hickey ammette che esistevano grossi problemi. Una “crisi di personale” perennemente in corso per cui solo alla feccia del movimento veniva assegnato l’irrilevante mestiere di insegnante portò a tutti i tipi di problemi, compreso lo sfruttamento sessuale dei bambini.

«All’inizio venni sopraffatto dallo shock di sapere che nella nostra società potessero esistere persone del genere. Non la presi alla leggera, ma sono cresciuto in America dove uno è innocente fino a che non si dimostra la sua colpevolezza. Quando ho appreso della pedofilia ho compreso meglio.»

Ma i suoi disgusto e incredulità hanno significato che pedofili avevano il permesso di continuare ad insegnare, a meno che la vittima stessa non ne facesse un caso pubblico e convincente. Ciò accadde raramente. Hickey ricorda circa cinque o sei rimozioni, ma riconosce che ci furono altri casi non identificati. «Troppi». Si dimise perché «non riuscivo più a sopportarlo» dice.

Oggi afferma di non sapere molto sulla causa, ma dubita che il movimento ne rimarrà distrutto. «non conosco il loro patrimonio ma quello non è il problema maggiore.»

Al giorno d’oggi la maggioranza dei sostenitori di Hare Krishna sono indù che si recano al tempio una volta la settimana. Dice che se ci sarà una forte sentenza sull’abuso sessuale dei bambini, provocherà una crisi di fiducia più grave di qualsiasi pena pecuniaria. Conclude brevemente dicendo, come gli altri, che la causa sarà una purificazione assolutamente necessaria che riporterà la società al livello zero – con la sua filosofia intatta e non molto altro.

Troppo terrorizzati per chiamare un’ambulanza

Ma Nirmal, il figlio di Hickey, è profondamente critico non solo sulla pratica ma anche sulla filosofia. La descrive come misogina e anti-famiglia, e desidera sentire suo padre rinunciare agli insegnamenti, non solo alla pratica. Crede che siano stati gli insegnamenti a rovinargli la vita.

Oggi è tetraplegico, confinato su una sedia a rotelle poco dopo il suo 16esimo compleanno quando si ferì alla spina dorsale per una caduta da un albero. I devoti che lo trovarono avevano paura a chiamare un’ambulanza, “paranoici” dice Nirmal, verso il mondo esterno. Il danno peggiore fu fatto
durante il trasporto su un carro, 42 chilometri di strade di campagna per condurlo all’ospedale. Non si trattava della prima volta che si feriva seriamente. «commettevo ogni tipo di imprudenza» racconta oggi Nirmal «volevo mia madre». Ma se Nirmal sperava – anche inconsciamente - di avere l’attenzione dei suoi genitori o di qualcun altro non vi riuscì.

«Mentre ero all’ospedale mia madre fu veramente terribile con me» racconta Nirmal «riuscivo a mangiare solamente Jelly-O, lei arrivava e mi faceva sentire in colpa perché la gelatina è fatta con sostanze animali (I devoti Krishna sono vegetariani). Non ricordo che mio padre sia mai venuto.»

Il padre spiega che era troppo impegnato per badare alla famiglia. «Credevamo che il mondo fosse in crisi per la perdita della coscienza di Dio. Ai devoti veniva chiesto di fare i più grandi sacrifici in modo da poter essere liberi e diffondere la coscienza di Krishna. Era come una guerra: un uomo giovane, anche se con figli piccoli, doveva andare in guerra per il suo paese.»

«Mio padre verrà qui per il week-end» dice Nirmal dalla sua casa di Courtney, sull’isola Vancouver. «non mi piace per nulla, ma voglio una famiglia e se fosse possibile…»

Maya Charnell, 29 anni, è stata più fortunata di Ben e Nirmal. Ne uscì a 11 anni quando sua madre, Cynthia Greenwood, entrò nel tempio di Avenue Road con la polizia e un’ingiunzione del tribunale.

Ma ricorda le accuse quando aveva sei anni e la sua amica voveva fare “sesso delicato” con lei. Ricorda l’assenza di giocattoli, le punizioni, gli spazi piccoli e bui dove venivano confinati, la biancheria intima sporca che dovevano mettersi in testa, i bastoni con cui venivano picchiati quotidianamente per tutte le infrazioni non scoperte. Nonostante tutto pensava di esserne uscita emotivamente integra. E poi, quando aveva poco più di 20 anni, ebbe un piccolo collasso nervoso. Era una ottima studentessa al quarto anno di ingegneria e rimase sorpresa dalla rabbia che la pervase contro sua madre, per averla trascurata nei quattro anni successivi all’uscita dal movimento. Alla fine ci lavorò sopra: «Sono arrivata a capire che il suo ruolo nella società era come quello di una donna maltrattata».

‘Anime speciali’

Con il suo amico Nirmal, Maya ha rivolto le sue considerevoli doti a raddrizzare alcuni dei torti che avevano subito quando erano bambini al gurukula. Tre anni fa hanno lanciato il loro sito web VOICE (Denuncia delle violazioni di ISKCON sui bambini), dove figli di seconda generazione, le ‘anime speciali’, possono parlare anonimamente della loro infanzia. La causa sta prendendo forma, e hanno facoltosi finanziatori per un documentario.

E se si preoccupano per le ritorsioni da parte della setta, che in anni recenti ha avuto un seguace condannato per omicidio, non lo danno a vedere. «Che figura ci farebbero se ammazzassero un tetraplegico?» dice Maya allegramente. Inoltre, quando VOICE ha ricevuto gli attesi messaggi minacciosi, sono riusciti ad intercettare i numeri di telefono e hanno richiamato i loro molestatori. I messaggi si sono interrotti.

La ISKCON ha passato il ramoscello d’ulivo alla seconda generazione. Hanno chiesto scusa, hanno offerto risarcimenti e assistenza. Ma Maya non ne vuole sapere. Il portavoce per la ISKCON Canada è, dopotutto, la sua madrina Padya Vali, la donna che dirigeva la scuola di Seattle dove si sono svolti alcuni degli abusi peggiori. «Ammettendoli hanno aperto un Vaso di Pandora» dice Maya «vediamo che accade con la causa legale.»

Toronto Sun, Domenica 4 luglio 1999 - Di JEAN SONMOR.

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