Nonostante il passare del tempo, e l'instaurarsi di un clima più orientato al dialogo e al rispettosociologi della religione, per ovviare a questo problema, preferiscono utilizzare il termine "culto", più neutrale. delle diversità, il termine setta viene ancora utilizzato in senso dispregiativo per indicare gruppi che che hanno miti e ritualità differenti rispetto a quelli della religione dominante. Alcuni
Etimologia
Il termine «setta religiosa» ha una doppia interpretazione a seconda dell'origine etimologica che gli si attribuisce. Alcuni lo mettono in relazione con il verbo latino seco, inteso come "tagliare" o "dividere", e in tal senso indica le congregazioni distaccatesi da una chiesa madre: movimenti eterodossi nati in seno ad altre religioni, come la cattolica o i dissidenti delle chiese di stato evangeliche, che si sono evolute nel tempo fino a divenire religioni a pari titolo con la religione madre, con analoga forza e accettazione sociale. Oggi vi si fa riferimenti con il termine di chiese.
Altri con il latino sector, rafforzativo di sequor che significa "seguire". In tal senso indica la propensione a seguire l'insegnamento di un maestro o leader che si ritiene illuminato.
In inglese, invece, l'interpretazione è univoca grazie all'uso di due differenti termini: sect e cult. Con sect si intendono i movimenti considerati in passato «ereticali» in quanto distaccatisi da una chiesa madre (come ad esempio i bogomili, i catari, gli albigesi, i valdesi). Con la parola cult, invece, si indicano, più propriamente, quei movimenti che in italiano vengono chiamati "sette".
Setta e chiesa
Non esiste una definizione condivisa di cosa sia chiesa e cosa sia setta. Sulla eventuale definizione di un gruppo grava anche e soprattutto la sua influenza sugli aderenti al gruppo stesso e sulla società in cui il gruppo si muove. Se ne consegue che un gruppo che nasca oggi e oggi venga guardato con sospetto, può radicarsi e venire chiamato chiesa dopo qualche decennio. Tipico è il caso dei cristiani che venivano chiamati "setta dei nazareni" dagli ebrei e dai romani (Atti degli apostoli 24,5).
Il passaggio da "setta" a "chiesa" si è verificato più volte nella storia. Esempi recenti sono costituiti dai mormoni, nati come una comunità, di tipo settario, non sempre in buoni rapporti con la realtà circostante, che si riuniva attorno alla figura del fondatore, Joseph Smith e alle sue rivelazioni (soprattutto il Libro di Mormon). Via via che il gruppo cresceva, e soprattutto con il suo migrare e stabilizzarsi nella città, da loro fondata e costruita, che ora viene chiamata Salt Lake City, questa realtà religiosa è divenuta sempre più una chiesa vera e propria, in particolar modo dopo che lo Stato dove si erano stabilizzati, lo Utah, entrò a fare parte degli Stati Uniti e i mormoni stessi dovettero rinunciare alla pratica della poligamia.
Alcuni sociologi hanno proposto di considerare la differenza tra "chiesa" e "setta" nella modalità di adesione ad essa: alla setta si aderisce mentre nella chiesa si nasce. I figli nati all'interno della setta, dato che lì sono stati cresciuti ed educati, tenderanno a vedere la setta più come una chiesa. Questa proposta di lettura rimane però controversa.
I gruppi maggioritari, quando usano il termine sette, intendono fare riferimento a gruppi che:
- basano la loro dottrina sugli insegnamenti di un solo leader fortemente carismatico (fino a sconfinare talvolta nel culto della personalità)
- hanno un percorso di avvicinamento alla conoscenza che è frequentemente di tipo iniziaticoesoterico in cui l'adepto percorre successivi livelli di indottrinamento. o
- esercitano un controllo ossessivo sul singolo adepto volto a asservirne la volontà ai loro scopi controllandone azioni, emozioni, scelte morali, lavorative ed economiche
- vivono separati dal resto della collettività, talvolta in modo tanto ossessivo da dare origine a fenomeni violenti o autolesionisti dei componenti della setta stessa
Alcuni studiosi, tuttavia, fanno notare che questi punti possono venire rilevati anche nei movimenti che definiamo chiese, come nel caso degli ordini religiosi di clausura. Altri ritrovano questi punti anche nei movimenti di Rinnovamento carismatico
Non è scontato che i movimenti cui si fa riferimento come sette abbiano risvolti distruttivi o violenti, né che debbano necessariamente essere pericolosi per l'adepto: sono numerosi quelli che predicano la non violenza. In molti gruppi è frequente una commistione di fonti dottrinali, che rende gli adepti tolleranti verso le diversità di pensiero e non ostili al dialogo o al cambiamento.
Tuttavia, nel parlare quotidiano odierno, si tende a usare il termine setta riferendosi alle accezioni più negative, associandolo a intolleranza ideologica, rigidità di pensiero, prevaricazione sul singolo individuo con risvolti anche molto violenti. Il termine si applica soprattutto nei casi in cui si ritiene che il gruppo eserciti indebite pressioni psicologiche sui suoi adepti, tali da definirle come tentativi di controllo mentale e che tale norma sia quotidiana e in un certo senso parte integrante del modo di vivere quella particolare religione.
Nel sentire comune del gruppo maggioritario si ritiene che tali caratteristiche non siano proprie delle chiese poiché, anche se si sono verificati numerosi casi di pressioni simili in movimenti consolidati, tali risolti distruttivi non sono percepiti essere stati fondanti della totalità del sentire religioso dei fedeli e delle loro azioni, ma caratteristica solo di alcuni enti o periodi specifici.
In quest'ottica si tende a usare il termine in relazione al danno umano e sociale che si ritiene un gruppo settario potrebbe causare rispetto alle regole sociali, economiche e religose considerate accettabili e positive dalla collettività di riferimento e in cui la presunta setta si muove come diversa.
Per un tentativo di classificazione
Una classificazione neutrale, utile e che allo stesso tempo rispetta i principi di uno stato democratico è quella di dividere i culti, anche bizzarri, da quelli che predicano la violenza distruttiva, anche nei confronti del mondo.
D'altra parte i movimenti cui ci si riferisce frequentemente come sette sono estremamente variegati tra loro, sia per fonti dottrinali sia per organizzazione del gruppo. Una classificazione che non considera la pericolosità sociale, ma l'oggetto di interesse di questi gruppi, può essere la seguente:
- Movimenti non religiosi
- Di norma si basano su principi o teorie psicoterapeutiche, politiche o economiche. Non contemplano la presenza di un Dio e mettono un accento forte sulle possibilità della mentepsiche, come per il movimento di Scientology. Per questo vi si fa riferimento talvolta come psico-sette. e della
- Movimenti religiosi
- I filoni legati alla religiosità sono numerosissimi e complessivamente possiedono il maggior numero di membri. I culti spaziano da quelli cristiani, orientali, profetici, sino a filosofie apocalittiche. Non sono infrequenti commistioni tra tradizioni religiose diverse (sincretismo religioso). Vengono altresì accusati di muoversi con dinamica settaria alcuni movimenti cattolici.
- Movimenti magici, occultistici e satanici
- I filoni guida di tali movimenti sono innumerevoli e molto diversi. Si basano su culti di magia bianca e nera, di esoterismo, di spiritismo e filosofie pseudo-sataniche. Non sono necessariamente violenti, sebbene la presenza di una figura come Satana lo possa far supporre, poiché il Satana cui si riferiscono non è quello tradizionale del Cristianesimo: è piuttosto ricondotta ad un principio filosofico o a divinità ancestrali come il dio Pan.
- Movimenti neopagani e New Age
- In questo filone è frequente il rifarsi a pratiche di meditazione orientali. Questo tipo di movimenti si caratterizza per il rifiuto delle dottrine ufficiali o delle religioni tradizionali, in favore di religioni primitive e antiche mescolate con studi sulla natura, riti magici e astrologia. In questo tipo di ambiente i gruppi professano frequentemente uno stile di vita semplice e pacifico. Possono tuttavia decidere di vivere in isolamento rispetto alla società per dedicarsi con maggior concentrazione alle proprie ricerche.
Il limite di questa seconda classificazione è quello di mettere tutto nello stesso calderone e non distinguere tra gruppi pericolosi e gruppi non pericolosi. Essa suggerisce, implicitamente, l'idea che tutti i gruppi abbiano la stessa distruttività: satanisti come new age e così via, creando un certo clima di paranoia,invece che di tolleranza, nei confronti di tutti i culti minoritari.
Va rilevato che vi sono stati gruppi di orientamento religioso che hanno destato particolari preoccupazioni negli anni passati per le loro pulsioni distruttive, auto lesioniste o di circonvenzione sugli adepti. Tra questi possiamo ricordare i casi più tristemente famosi: il People's Temple Christian Church, che nel 1978 condusse al suicidio 914 persone, di cui 276 bambini in Guyana. I Branch Davidians, l'Ordine del Tempio del Sole, Heaven's Gate ed altri ancora furono scoperti essersi macchiati di abusi fisici e sessuali persino su bambini, di aver depredato gli aver dei loro membri spesso per comprare armi da usarsi durante il giorno del Giudizio o contro i nemici del bene, di aver indotto i propri membri al suicidio. Talune di queste sette, destano preoccupazione poiché operanti anche nell'ambito della salute, come ad esempio i Damanhur o l'Energo Chromo Kinesi che con un misto di medicina energetica, gnosticismo, esoterismo New Age, inducono nei loro adepti atteggiamenti fobici incentivanti verso tutto ciò che è ritenuto "energeticamente" contaminante. Anch'essa come nei movimenti appena citati, il fine ultimo è quello "salvifico-apocalittico", ove solo le anime "energeticamente pure" dopo essersi liberate del corpo potranno essere salvate. Inutile rammentare che sono tali affermazioni, come si diceva, che hanno indotto in passato diversi gruppi ad atti estremi.
Va tuttavia ricordato come tali conseguenze estreme siano decisamente rare. Esse rappresentano una percentuale minima soprattutto se raffrontate con il quotidiano dei molti gruppi religiosi presenti nelle varie nazioni e società, che manifestano prevalentemente il desiderio di una ricerca spirituale diversa da quella maggioritaria senza presentare nessuna di queste caratteristiche deleterie.
Per prevenire il presentarsi di abusi da parte di alcuni gruppi alcuni governi, come quello degli Stati Uniti hanno portato avanti ricerche sociologiche ed antropologiche su di essi e ricavato modelli comportamentali ricorrenti che alcuni gruppi possono applicare.
Uno di questi aspetti viene definito con l'acronimo inglese BITE e fa riferimento alle metodologie di controllo dell'adepto da parte del gruppo: il controllo avverrebbe
- sul comportamento e le abitudini della persona (Behaviour control)
- sulle informazioni a sua disposizione (Information control)
- sul pensiero (Thought control)
- sulle emozioni (Emotions control).
In un approccio di questo tipo la persona viene coinvolta in corsi, seminari, riunioni di preghiera o studio, attività di volantinaggio e simili sempre più intense. Spesso vi sono restrizioni ferree sul modo di vestire, alimentarsi, sulle persone da frequentare, in generale sulle libertà quotidiane. Si tende, inoltre, a indurre la persona a non consultare fonti di informazione esterne o che non siano state approvate dal gruppo o a ritenerle in qualche modo impure o dannose per sé.
Particolare importanza ha il legame affettivo con gli altri appartenenti al gruppo, che tendono a iperesponsabilizzare la persona verso i suoi doveri. Mancando verso di essi si manca anche verso i propri amici, la propria famiglia religiosa. In tal senso gli studi sembrano suggerire che le persone che aderiscono a frange particolarmente distruttive di gruppi religiosi siano frequentemente introverse, timide o in condizione di forte stress emotivo o crisi esistenziale. Tali soggetti sarebbero più desiderosi di sentirsi parte di un gruppo solido, che possa guidarli e prendersi cura di loro e sarebbero più esposti a non percepire come lesive di sé alcune pratiche del gruppo stesso, anche sino a conseguenze drammatiche come quelle del suicidio di massa.
Bibliografia
- Marc Galanter. Culti - psicologia delle sette contemporanee'., 1989.
- Steven Hassan (a cura di ). Mentalmente Liberi: come uscire da una setta. Avverbi, 1999.
- Massimo Introvigne. I nuovi movimenti religiosi: Sètte cristiane e nuovi culti. Editrice Elle Di Ci, 1990.
- Margaret T. Singer e Janja Lalich. Cults in Our Midst - Le Sette Tra Noi. 1995. Traduzione in italiano a cura di Allarme Scientology.
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