Tratto da www.sciencedaily.com
Traduzione di Chiara Guarascio
La tecnica in questione, una sorta di “autointerrogatorio” (SAI= Self Adminestered Interview) dei testimoni di crimini, contrasta il naturale declino della memoria grazie all’utilizzo degli ultimi ritrovati della ricerca sulla memoria cognitiva. “Congela” immagini e dettagli della scena del crimine e dei colpevoli nella mente dei testimoni; in particolare i dettagli minori e apparentemente insignificanti, che sono proprio quelli che costituiscono l’aiuto principale per gli inquirenti, rivelandosi fondamentali per la soluzione del caso. Alcuni test su scene del crimine simulate hanno dato ottimi risultati: i testimoni che hanno utilizzato questa tecnica si sono ricordati di informazioni molto importanti dal punto di vista forense più accurate del 42% rispetto ad altri testimoni a cui era stato semplicemente richiesto di “riferire tutto quello che si ricordavano”. I test inoltre hanno dimostrato che i testimoni che hanno utilizzato la SAI sono stati più corretti del 44% nel descrivere i dettagli riguardanti le persone -e quindi i possibili sospettati- coinvolte nell’evento.
In un altro test sono stati fatti trascorrere sette giorni tra il momento in cui i testimoni hanno assistito all’evento e quello in cui è stato chiesto loro di farne un dettagliato resoconto. Metà dei partecipanti si sono sottoposti all’ “autointerrogatorio” subito dopo l’evento, l’altra metà ha solo dovuto fornire generalità e recapito, proprio come succede nella stragrande maggioranza dei casi ai testimoni di incidenti o crimini. I ricercatori hanno sottoposto tutti al test e hanno rilevato una accuratezza nella descrizione degli eventi maggiore del 30 % nei testimoni che avevano fatto la SAI.
Il protocollo della Self Administered Interview è stato ideato dalla Dottoressa. Lorraine Hope dell’Università di Portsmouth e dai suoi collaboratori, la Dottoressa Fiona Gabbert (Università di Abertay) e Professor Ronald Fisher (Florida International University) e portato a termine grazie ai fondi della British Academy.
I ricercatori hanno lavorato insieme alle forze dell’ordine in Inghilterra e Scozia per sviluppare lo strumento “ricordo e resoconto” per registrare le memorie dei testimoni prima possibile sulla scena del crimine.
La Dr.ssa Hope riferisce che la completezza e l’accuratezza dei ricordi dei testimoni oculari diminuisce man mano che aumenta il lasso di tempo tra il momento del fatto criminoso e quello in cui viene chiesto di ricordarlo. Maggiore è questo lasso di tempo, meno accurata e completa sarà la testimonianza.
“Decenni di ricerche sulla psicologia cognitiva hanno dimostrato che un decadimento della memoria, o dimenticanza, si verifica velocemente all’inizio. Quando si è testimoni di un crimine, questa “dimenticanza” inizierà normalmente alcune ore dopo il fatto. Se il lasso di tempo tra il momento in cui si è assistito al fatto e quello in cui viene chiesto di ricordarlo è di alcuni giorni, il decadimento della memoria si stabilizza. Però a quel punto i dettagli più utili e importanti dal punto di vista forense possono essere stati persi per sempre.
La Dr.ssa Hope sostiene che la SAI può giocare un ruolo molto importante per le forze dell’ordine, in quanto apporta evidenti benefici: i testimoni hanno la possibilità di “registrare” i propri ricordi prima di dimenticare ogni informazione potenzialmente fondamentale.
“Le implicazioni forensi di queste scoperte per le attività attuali della polizia sono notevoli. Al momento i testimoni devono solo rispondere brevemente a qualche domanda dopo il fatto, per poi rilasciare una dichiarazione completa nei giorni successivi. Questo breve colloquio iniziale può addirittura avere un effetto dannoso sulla capacità del testimone di ricordarsi in dettaglio il fatto, in un momento successivo. In altre parole viene rinforzato solo il ricordo del breve colloquio iniziale, non quello dei dettagli, che in alcuni casi diventano ancora più difficili da ricordare” dichiara la dottoressa.
“La ricerca ha dimostrato, ad esempio, che ricordarsi di un fatto prima che abbia avuto luogo una sostanziale dimenticanza o perdita di memoria, rinforza il modo in cui l’evento è rappresentato nella mente, rendendo più facile ricordarlo in futuro. Perciò un precoce tentativo di ricordarlo serve a proteggerlo, o “congelarlo” nella memoria difendendolo dal naturale processo di decadimento. Ci sono anche alcune ricerche che dimostrano che il ricordare solo informazioni parziali o brevemente delineate riguardanti un evento criminoso o un incidente, possa in effetti avere un impatto negativo sulla capacità di ricordare più tardi il fatto in modo più dettagliato.”
La Dr.ssa Hope afferma che permettendo di utilizzare le tecniche del colloquio cognitivo e fornendo le istruzioni per ripensare attentamente all’ambiente e di riferire ogni cosa anche se insignificante senza tirare a indovinare, la SAI aiuta il testimone sia nel ricordare che nell’ esporre la maggior parte delle informazioni possibile, prima che vadano perdute.
Ulteriori dettagli.
I partecipanti a questo studio sono stati scelti tra persone di tutte le età ed estrazioni sociali e culturali.
Nel primo test della SAI, ai testimoni è stato fatto vedere un evento simulato, dopo il quale è stato chiesto loro di riferire per scritto tutto ciò che potevano ricordare. I testimoni che erano stati precedentemente sottoposti alla SAI hanno riferito dettagli statisticamente più corretti di quelli riferiti dagli altri testimoni. Una cosa importante è che i testimoni che avevano completato la SAI hanno fornito la stessa quantità di informazioni corrette (e sbagliate) di quelli interrogati subito dopo il fatto seguendo una metodologia cognitiva da un operatore preparato. La SAI si è dimostrata molto efficiente anche nel ricordare i dettagli relativi alle persone presenti durante il fatto.
La SAI si basa sui principi del “colloquio cognitivo”, che ha dimostrato di facilitare i ricordi dei testimoni ed è la tecnica di colloquio più raccomandata. È stato ideato da Fisher e Geiselman, testato con cura sia dai ricercatori che nella pratica della polizia nonché migliorato con diverse modifiche nel corso degli anni. Complessivamente, la ricerca e l’esperienza dimostrano che un approccio cognitivo al colloquio con i testimoni aumenta la qualità, l’accuratezza e la completezza delle informazioni ottenute.
Inoltre l’uso delle tecniche cognitive non incidono sulla credibilità dei testimoni in tribunale.
La SAI comprende il “ripristino del contesto” e il “riferire tutto”, entrambi elementi del protocollo del colloquio cognitivo. I primi stadi di sviluppo della SAI si sono concentrati sulla creazione di una semplice serie di istruzioni scritte e domande che potessero essere facilmente capite dai testimoni. Tutte le istruzioni sono state attentamente testate per assicurarsi che i testimoni capissero esattamente cosa veniva richiesto loro con questa tecnica.
Lo stadio successivo, per i ricercatori, è di continuare a testare questa tecnica in diversi contesti e circostanze. Un altro loro obiettivo è quello di sviluppare una versione della SAI più “tecnologica”. Il formato attuale richiede ai testimoni di compilare delle domande scritte, il che può essere un problema in caso di persone con scarsa alfabetizzazione.
Un altro dilemma è come stabilire lo stato probatorio delle informazioni raccolte con l’utilizzo della SAI. È importante che la realizzazione della SAI massimizzi la credibilità è l’affidabilità dei resoconti dei testimoni raccolti utilizzando questo metodo nei limiti della legalità. Così com’è la SAI può massimizzare il controllo che la polizia ha sul breve colloquio iniziale e consentire acquisizione delle migliori informazioni prima possibile, sulla scena del crimine o subito dopo. I testimoni probabilmente saranno anche più sicuri del loro resoconto se stilato subito dopo l’evento piuttosto che con vari giorni di ritardo.
1 commento:
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Ciao
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