Ringrazio la
Voce d'Italia per l'opportunità che mi è stata concessa. Io sono Paolo Leoni (“Ozzy”), e scrivo dal carcere di Sanremo. Sarebbe inutile dire che sono innocente, perché per la legge italiana sono colpevole “al di là di ogni ragionevole dubbio”, anche se ribadisco la mia totale estraneità ai fatti che mi sono stati contestati. Vorrei fare capire ai lettori che non è facile, ma non mi arrenderò mai. Farò tutti i ricorsi possibili per far emergere il fatto che nel mio caso
è stato svolto un processo ingiusto, non equo. Ovviamente non può bastare una sola lettera per evidenziare le varie scorrettezze e ci vorrà del tempo, ma vi posso assicurare (atti alla mano) che molte “certezze” divulgate sono state smentite. Mi riferisco anche alle bufale riportate in più libri scritti ancora prima del processo. In pochi infatti sanno che
l'esistenza della setta denominata “Bestie di Satana” non è mai stata dimostrata, e per questo il reato di “associazione per delinquere” è stato escluso in tutte le sedi processuali. Col tempo farò un quadro completo, ma per il momento mi limito alla mia posizione.
L'opinione pubblica deve sapere che nel dispositivo/ordinanza dei reati contestati,
io non risulto né come capo né come leader. Solo nei Tg e in varie trasmissioni vengo definito leader o “frontman”, come qualcuno ha voluto definirmi. Eppure
durante il processo è emerso che io ero il leader perché offrivo da bere (essendo stipendiato), per il mio rapporto con le ragazze, perché a 18 anni avevo già la macchina, e per il mio modo di apparire. Sì, in effetti ero l'unico ad avere gli occhi azzurri e i capelli biondi, ero di mole superiore in confronto ad altri. Ma
il mio abbigliamento (giubbotto “chiodo”, borchie, tatuaggi, vestiti neri)
non era differente da quello di centinaia di altre persone che frequentavo. Mi riferisco ai
metallari che da sempre vengono giudicati in modo sbagliato e superficiale da persone che ovviamente sono estranee alla musica metal.
Nel mio processo la musica metal viene utilizzata come collante per il satanismo, ma paradossalmente di satanismo nel processo in questione non se ne parla. Strano vero? La prima domanda che vorrei porre è questa: si può definire leader una persona solo perché offriva da bere, per la mole e per i rapporti con le altre ragazze? L'accusa lo ha fatto. Da certi studi approfonditi questi elementi non bastano, ma lasciamo stare. Come ho scritto ci sono molte cose strane e assurde. Definirmi leader è solo una molecola in confronto a svariate discrepanze molto più gravi.
Per quanto mi riguarda,
svariati testimoni hanno dichiarato che io avrei inseguito una persona per ucciderla. L'avrei seguita
sotto il tunnel della metropolitana. In Italia il tentato omicidio è un'accusa gravissima: ebbene, quando durante il mio esame ho chiesto di ascoltare
il presunto inseguito, la corte l'ha chiamato con l'art. 507 cpp. Una volta interrogato,
ha smentito il fatto, attribuendo il ruolo di inseguito ad uno dei “testimoni” che mi stavano accusando,
smentendo di fatto quei testimoni definiti “chiave” dall'accusa. Anche la calunnia è un'accusa gravissima, come l'omissione commessa dalla corte su questo argomento. Negli Usa, a quest'ora, se si fosse svolto un processo come nel mio caso, i “pentiti” si troverebbero nel braccio della morte (dipende dallo Stato), oppure con pene molto più elevate. I falsi testimoni sarebbero finiti in carcere oppure avrebbero pagato una cauzione più una multa milionaria. Ma soprattutto la giuria avrebbe valutato tutte le prove, ed avrebbe assolto gli innocenti. In Italia, in teoria, con il minimo dubbio si deve assolvere.
Io, col tempo, sono sicuro al 100% che farò dubitare anche il più accanito colpevolista. Non mi baso solo sulla mia parola, ma sulle carte processuali, sugli atti separati dalle sentenze ma depositati, sulle prove, sulle ricostruzioni logiche, e non fantasiose come quelle dell'accusa. Sono sicuro di farvi dubitare perché in carcere ci sono i giudici più “colpevolisti” (dei detenuti). Se sono riuscito a far dubitare loro sono sicuro di riuscirci con chiunque. Io dimostrerò la mia innocenza in sede processuale, ma voglio far riflettere voi lettori. Quello che è capitato a me poteva capitare ad altri. Purtroppo
esistono i pentiti “di comodo”; non sono pentiti veri, e sempre col tempo vi dimostrerò che
non è così assurdo trovarsi rinchiusi in carcere senza aver fatto nulla per meritarlo. Prima di chiudere vorrei porre un'ultima domanda: perché questo caso mediatico non è stato preso in considerazione con tutti i suoi pro e contro? Vi assicuro che i punti di scontro sono centinaia, e non si tratta di piccoli dettagli. Vi saluto, augurandomi che riusciate ad ascoltare differenti versioni.
Fonte -
http://www.voceditalia.it/, Paolo Leoni,
12/11/2008